Un esempio è Coriolanus, che pur favorito da interpreti
illustri non ha mai goduto della stessa popolarità di Giulio Cesare o Enrico V:
la missione di restituire al pubblico la sua storia leggendaria(al cinema l’8
aprile grazie al progetto del National Theatre Live) è recentemente
ricaduta su Josie Rourke,
che nel limitato spazio del Donmar Warehouse ha trovato in un ottimo cast la
chiave per raggiungere la giusta intensità emotiva.
Segnato dalle cicatrici che porta come stimmate della tua
devozione alla causa di Roma, confuso dagli onori che la Patria insiste nel
volergli attribuire e in fine distrutto dal vedersi strappare via il nome che
aveva consacrato la gloria e l'onore che credeva di rappresentare Tom
Hiddleston è un eccellente
Coriolanus, in grado di trasmettere la furia di un guerriero incostante così
come la sofferenza di un figlio distrutto dall'ambizione della madre(commovente Deborah Finlay) e consapevole
di dover morire per fare ammenda dei suoi errori; perfetto anche Mark Gatiss, che nei panni del
diplomatico Menenius ritrova alcuni tratti del suo Mycroft in Sherlock, e Birgitte Hjort Sørensen nel
ruolo di Virgilia, paziente e innamorata moglie del Generale.
Chi è riuscito nella titanica impresa di accaparrarsi i biglietti
lo scorso inverno può davvero ritenersi fortunato: Coriolanus è un grande
spettacolo che non si regge sull'eleganza dei suoi versi o sulla ricchezza
dell'allestimento ma sulle prove degli attori chiamati a coglierne la
disperazione feroce e spaventosamente contemporanea; il lavoro svolto da Hiddleston,
pronto finalmente a scrollarsi di dosso il ricordo di Loki e a ritrovare nel
palcoscenico il suo elemento, ha una finezza che non si dimentica.
Nessun commento:
Posta un commento