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martedì 16 aprile 2013

Hitchcock



"I'm just a man hiding in the corner, with a camera... watching." 

Il Lincoln di Spielberg e la Marilyn di Simon Curtis ci avevano già tratto in inganno, eppure il meccanismo continua a ripetersi: lavorare sulla biografia di personaggio immortale puntando i riflettori su un evento fondamentale che possa farsi summa della sua personalità sembra all'apparenza un lavoro più semplice rispetto alla trasposizione sullo schermo di un'intera vita, ma il rischio di caricare gli eventi di un peso eccessivo e forzare la mano è sempre dietro l'angolo: scelto da Sasha Gervasi come suo esordio alla regia di un soggetto di finzione dopo una prova documentaristica, Hitchcock prende in prestito il titolo dal suo eponimo protagonista ma abbandona immediatamente la via del biopic tradizionale optando per  un più gustoso backstage sulla lavorazione di Psycho, uno dei suoi capolavori più discussi e amati, ma anche e soprattutto del suo rapporto con la moglie Alma Reville, sodalizio privato e professionale che vede la donna in un ruolo determinante non solo per la carriera e le scelte di Hitch ma anche per la materiale realizzazione dei suoi film; la ricetta è gustosa per qualunque cinefilo ansioso di scoprire dettagli e curiosità inedite su un regista fondamentale e su una delle pietre miliari della storia del cinema, ma perde inevitabilmente di sapore quando lascia terreno alla crisi coniugale e al zoppicante tentativo di filtrare i turbamenti e le ossessioni di una vita attraverso un'unica opera del Maestro.
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