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venerdì 18 aprile 2014

The Book Thief


"In my religion we're taught that every living thing, every leaf, every bird, is only alive because it contains the secret word for life. That's the only difference between us and a lump of clay. A word. Words are life, Liesel."

Forse è solo una questione di gusti, di impressioni sbagliate, di mancanza di sintonia e di attitudini personali, o forse no: viaggiare significa anche imbattersi in luoghi che sembrano non appartenerci affatto, respingenti e introversi, gelosi delle ombre di un passato che ha messo radici nella terra imparando a proteggersi da domande indiscrete. Berlino si erge audace e spavalda nella promessa di un futuro cristallino quanto le sue spericolate architetture, assecondando lo spirito di una contemporaneità in fermento che non ha paura di guardare oltre scommettendo su una mano azzardata, ma la sensazione che ho provato nel vederla la prima volta qualche anno fa aveva ben poco a che vedere con questa entusiasmante e pur autentica descrizione; a farsi sentire è stata una cappa amara e avvolgente, come se la città fosse stata colpita da un incantesimo di tristezza perenne impossibile da spezzare, una coltre grigia che ti attacca addosso il sospiro di un dolore tanto profondo da non poter essere sanato né cancellato, mai più. 

Quella strana sensazione di sospensione e malinconia mi è subito tornata in mente durante la visione di The Book Thief (in italiano "Storia di una Ladra di Libri"), tratto dall'omonimo romanzo di Markus Zusak e diretto da Brian Percival ( Downton Abbey), al suo primo lungometraggio per il grande schermo: a fare da narratore qui è addirittura la Morte in persona, affascinata da quell'umanità contraddittoria che pur lottando costantemente per non correre troppo in fretta fra le sue braccia sembra non riuscire a smettere di inseguirla; è lei ad osservare dall'alto i protagonisti e ad insinuarsi nelle loro vite, la voce morbida e cauta come quella di un nonno che veglia teneramente sui suoi nipotini, facendoci conoscere la piccola Liesel e la storia di come sia diventata, senza neppure rendersene conto, una figlia del suo tempo.

giovedì 21 marzo 2013

Lincoln


"Many forms of Government have been tried, and will be tried in this world of sin and woe. No one pretends that democracy is perfect or all-wise. Indeed, it has been said that democracy is the worst form of Government except all those other forms that have been tried from time to time."
(Winston Churchill)


La memoria degli uomini che hanno fatto la storia è scolpita nella pietra: eterna e immutabile viaggia attraverso il tempo finendo spesso per sfiorare la leggenda, adombrare le ragioni degli sconfitti ed esaltare quelle dei vincitori, nel bene e nel male gli unici chiamati a decidere ciò che il mondo dovrà ricordare; anche Abraham Lincoln, uno dei presidenti più amati e celebrati della storia degli Stati Uniti D'America, se ne sta lì a osservarci dall'alto del Monte Rushmore e dalla sua sacra postazione al Lincoln Memorial pesante come un macigno, conscio con certezza granitica di quanto il posto occupato nel cuore del suo popolo renda difficile impresa ogni tentativo di confronto.

Dopo La Leggenda del Cacciatore di Vampiri da una sceneggiatura di Seth Grahame Smith, piacevole baracconata che gioca senza paura con la vita del Presidente ma che è anche contro le sue stesse ambizioni uno dei film più spaventosamente propagandistico degli ultimi anni, il 2012 è ancora l'anno di Lincoln grazie alla firma di Steven Spielberg: pronto a far finalmente i conti a modo suo con l'ingombrante figura presidenziale a distanza di anni dall'avvio del progetto, il regista realizza un film dal sapore antico e didattico, ma che pur omaggiando spudoratamente la sua opera politica non rinuncia all'opportunità di sfumare i contorni del mito e rivelarne le crepe.

mercoledì 22 febbraio 2012

War Horse


"Can you imagine flying over a war and you know you can never look down? You have to look forward, or you'll never get home. ...What could be braver than that?"

La guerra è guerra sempre e comunque, ma la preferenza del grande schermo è inequivocabile: se il Secondo Conflitto Mondiale ha portato con sé tanti e tali orrori che i film sull'argomento non sembrano mai abbastanza, l'interesse ad affrontare la Grande Guerra non può certo dirsi altrettanto.
Il perché di questa strana mancanza non è facile da comprendere, ma nel confrontarsi con una memoria che ancora oggi, soprattutto nei paesi anglosassoni, continua a tenere viva la fiamma del ricordo(la fine delle ostilità l'11 novembre 1918 è a tutt'oggi celebrata in pompa magna con l'Armistice Day), il cinema non  dovrebbe imporsi barriere.

A rendere il periodo più spinoso di altri è però senza dubbio il suo essere un drammatico e definitivo momento di cesura, salto nel vuoto di un mondo pronto a combattere una guerra antica e che invece seppellirà la sua innocenza in trincea, svegliandosi all'alba di un'era nuova e aspra dove niente sarà più come prima.
Che a raccontare una pagina di storia tanto europea sia un regista americano potrebbe sembrare ingiusto, ma non se quel regista si chiama Steven Spielberg: suo infatti l'onore di trasformare "War Horse", tratto da un famosissimo romanzo per ragazzi di Michael Morpurgo e già spettacolo teatrale di successo, in un esempio di  grande cinema. 

giovedì 30 giugno 2011

A genius

"So if I asked you about art, you'd probably give me the skinny on every art book ever written. Michelangelo, you know a lot about him. Life's work, political aspirations, him and the pope, sexual orientations, the whole works, right? But I'll bet you can't tell me what it smells like in the Sistine Chapel. You've never actually stood there and looked up at that beautiful ceiling; seen that. If I ask you about women, you'd probably give me a syllabus about your personal favorites. You may have even been laid a few times. But you can't tell me what it feels like to wake up next to a woman and feel truly happy. You're a tough kid. And I'd ask you about war, you'd probably throw Shakespeare at me, right, "once more unto the breach dear friends." But you've never been near one. You've never held your best friend's head in your lap, watch him gasp his last breath looking to you for help. I'd ask you about love, you'd probably quote me a sonnet. But you've never looked at a woman and been totally vulnerable. Known someone that could level you with her eyes, feeling like God put an angel on earth just for you. Who could rescue you from the depths of hell. And you wouldn't know what it's like to be her angel, to have that love for her, be there forever, through anything, through cancer. And you wouldn't know about sleeping sitting up in the hospital room for two months, holding her hand, because the doctors could see in your eyes, that the terms "visiting hours" don't apply to you. You don't know about real loss, 'cause it only occurs when you've loved something more than you love yourself. And I doubt you've ever dared to love anybody that much. And look at you... I don't see an intelligent, confident man... I see a cocky, scared shitless kid. But you're a genius Will. No one denies that. No one could possibly understand the depths of you. But you presume to know everything about me because you saw a painting of mine, and you ripped my fucking life apart. You're an orphan right? You think I know the first thing about how hard your life has been, how you feel, who you are, because I read Oliver Twist? Does that encapsulate you? Personally... I don't give a shit about all that, because you know what, I can't learn anything from you, I can't read in some fuckin' book. Unless you want to talk about you, who you are. Then I'm fascinated. I'm in. But you don't want to do that do you sport? You're terrified of what you might say. Your move, chief."



giovedì 16 dicembre 2010

Jane's gift


"Mme. Bigeon: My friend in Paris has read a wonderful new book called 'Raison and Sensibilite'
Jane Austen: Sense and Sensibility?
Mme. Bigeon: My friend says, whoever the woman is who wrote this book, she knows more about love than anyone else in the world .
Jane Austen: Like someone who can't cook writing a recipe book .
Mme. Bigeon: Passion is for the young. It fades so quickly.
Jane Austen: Not in our dreams .
Mme. Bigeon: Comfort remains, friendship remains, if you are lucky as I was.
Jane Austen: Happiness in marriage remains a matter of chance .
Mme. Bigeon: But the fuss we make about who to choose. And love still dies and money still vanishes. And, spinster, lover, wife, every woman has regrets. So we read about your heroines and feel young again. And in love. And full of hope. As if we can make that choice again.
Jane Austen: And do it right this time .
Mme. Bigeon: This is the gift which God has given you.
Mme. Bigeon: It is enough, I think . "
(from Miss Austen regrets , bbc )



Happy birthday Ms Austen!
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