lunedì 26 ottobre 2009

Easy virtue


Mrs. Whittaker: “Smile, Marion. ”
Marion Whittaker: “I don’t feel like smiling”.
Mr. Whittaker: “You’re English dear, fake it. ”

Frizzante e pungente….i termini a mio parere più appropriati per descrivere questa gustosa pellicola : un film del quale onestamente mi ero completamente dimenticata e forse passato un po’ inosservato rispetto ad altri giganteggianti titoli usciti lo scorso anno , ora so , a gran torto . Easy virtue (perchè questi benedetti traduttori sentono l’esigenza di dovere tradurre sempre con un titolo comprensibile nella nostra lingua anche a costo di non essere attinenti quando l’originale ha un fascino intraducibile !) è una commedia deliziosa che mette in scena con perfetta teatralità – non per niente è proprio dal teatro che viene lo script – i vizi quasi caricaturali della antica e polverosa società britannica , arrivata a un punto di dissolvenza per lasciare spazio al brio di una nuova era . La tipica freddezza british e i suoi stereotipi prendono vita nella calma insopportabile della matriarca Kristin Scott Thomas , nella cattiveria pettegola della due sorelle , in un maggiordomo complice e spettatore di drammi inesistenti , in eventi mondani e di beneficenza assolutamente snervanti e nello stesso John , erede e fresco sposo , perennemente annoiato e troppo occupato a giocare a tennis ; nemmeno lui , nato e cresciuto nella grande magione dei Witthaker , si rende davvero conto della freschezza e della bellezza della novella sposa . Spettatore e deus ex machina di questo teatrino di ipocrisia è il patriarca Colin Firth , di ritorno da una guerra che gli ha fatto aprire gli occhi con violenza su come tutto , di fronte al peso del dolore , si sgretoli e riveli il suo vero volto : i suoi interventi sono pungenti e ironici in perfetto stile british , ma nascondono sempre una verità che nessuno dei personaggi vuole vedere . Fulgido elemento di progresso e rinnovamento è la bella Larita , incarnata alla perfezione da Jessica Biel : personalmente ho sempre trovato i suoi lineamenti troppo moderni e inadatti a sostenere parti in costume , ma stavolta è proprio la sua modernità fisica a renderla perfetta per la parte : lei è il seme del cambiamento , simbolo di una continente nuovo e ansioso di rinnovarsi ; una donna esuberante che respinge le convenzioni e le “schiaccia” letteralmente alterando momenti incredibilmente comici per lo spettatore (fantastica la scena della morte del chiwawa e della caccia alla volpe con la moto) , a linee drammatiche e malinconiche che prendono vita nell’esperienza di un amore passato , provato dal dolore e dalla sofferenza , che più che mai l’ha temprata contro falsità e sorrisi di facciata . Lei è vincitrice indiscussa di una guerra che non valeva la pena di combattere , in un mondo che sta svanendo e che corre disperatamente verso il futuro , nel bellissimo finale apparentemente imprevedibile ma che tutti desideravamo arrivasse a compimento dopo quel fantastico tango… Seguite il mio consiglio : ritrovatevi una sera d ‘ inverno davanti a questo film e vedrete che vi lascierà una dolcezza e una piacevolezza che da tempo non mi capitava di provare per una commedia :brindate con una coppa di spumante frizzante e rilassatevi per un brindisi perfetto.
http://www.recencinema.com/un-matrimonio-allinglese.html

domenica 18 ottobre 2009

Cheri


Cheri…un nomignolo di dolcezza che si scioglie in bocca come un cioccolatino…un vezzeggiativo adorabile per un personaggio adorabile…o in questo caso insopportabile.Per la sua ultima pellicola , dopo aver scavato nell’animo ferreo della regina d’Inghilterra in “the Queen” , Stephen Frears ci apre un passaggio nella Francia della Belle Epoque per raccontarci una storia , dall’omonimo romanzo di Colette ,la cui vera protagonista è la bellissima e bravissima anche se non più giovanissima michelle Pfeiffer , preferita dal regista sin dai tempi de ” le relazioni pericolose” ; é lei la bella Lea,raffinata cortigiana alle prese con l’avanzare della vecchiaia e con l’amore , imprevisto e inatteso per Cheri , figlio della sua amica e anche lei un tempo cortigiana Madame Peloux . Questa passione , al’inizio puramente “didattica” per lui ed “educativa” per lei si stranformerà in un amore che inevitabilmente porterà entrambi al dolore e alla morte….se non fosse che , ahimè , da tutto ciò non si percepisce la benchè minima emozione o interesse nei confronti di chi guarda : nessuno tranne Michelle Pfeiffer sembra sinceramente impegnarsi per impregnare di anima e carne un epoca e un modus vivendi che rimane sotto una campana di vetro per tutta la durata della proiezione avvolto da una noia invincibile ,la stessa che il personaggio di Cheri sembra lamentare in continuazione , portatrice di un ‘antipatia che non possiamo fare a meno di provare per il nostro caro cioccolatino , il promettente ma nella fattispecie stiracchiatissimo Rupert Friend : quel capello bruno assolutamente tinto e quella boccuccia rossettata ci rendono impossibile amarlo ; il personaggio doveva essere indolente e insopportabile da copione , potremmo dire…ma credo che il visconte di Valmont di Malchovich sia esempio massimo di come un personaggio antipatico possa essere incredibilmente empatico e umano al di là dei suoi limiti ” letterari” . In questo mondo artefatto gli eventi accadono , gli anni passano , i cuori si spezzano ma tutto è percepito staticamente e nessuno dei colpi di scena presenti nella pellicola sa essere travolgente . Non date la colpa al romanzo : non esistono vecchie storie ma solo nuovi lettori o spettatori . Forse la colpa è della stranamente pallida colonna sonora di Alexandre Desplat, che forse era troppo impegnato a scrivere le musiche per new moon . Non lo so…ci rimane comunque la bellezza della grande Michelle , che brilla al massimo del suo incredibile talento nell’ultimo drammatico sguardo di rassegnazione di Lea alla telecamera , tacito omaggio alla mitica inquadratura finale di Glenn Close ne “les Dangerous Liaisons “.









venerdì 9 ottobre 2009

Bright star, would I were steadfast as thou art...



Bright star, would I were steadfast as thou art--
Not in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature's patient, sleepless Eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth's human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors--
No--yet still stedfast, still unchangeable,
Pillow'd upon my fair love's ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever--or else swoon to death.

Fulgida stella, come tu lo sei
fermo foss'io, però non in solingo
splendore alto sospeso nella notte
con rimosse le palpebre in eterno
a sorvegliare come paziente
ed insonne Romito di natura
le mobili acque in loro puro ufficio
sacerdotale di lavacro intorno
ai lidi umani della terra, oppure
guardar la molle maschera di neve
quando appena coprì monti e pianure.
No, eppure sempre fermo, sempre senza
mutamento sul vago seno in fiore
dell'amor mio, come guanciale; sempre
sentirne il su e giù soave d'onda, sempre
desto in un dolce eccitamento
a udire sempre sempre il suo respiro
attenuato, e così viver sempre,
o se no, venir meno nella morte.
(John Keats)

martedì 6 ottobre 2009

sull'amore

"Quando si accende,l'amore è una pazzia temporanea. L'amore scoppia come un terremoto e in seguito si placa. E quando si è placato bisogna prendere una decisione .Bisogna riuscire a capire se le nostre radici sono così inestricabilmente intrecciate che è inconcepibile il solo pensiero di separarle. Perché questo è. Lamore è questo. L'amore non è turbamento, non è eccitazione. Non è il desiderio di accoppiarsi ogni istante della giornata, non è restare sveglia la notte immaginando che lui sia lì a baciare ogni parte del tuo corpo. No, non arrossire! Ti sto dicendo delle verità. Questo è semplicemente essere innamorati e chiunque può facilmente convincersi di esserlo. L'amore invece è quello che resta del fuoco quando l'innamoramento si è consumato.Non sembra una cosa molto eccitante, vero?! ...Ma lo è... "(il mandolino del capitano Corelli)

sabato 3 ottobre 2009

brideshead revisited

“Se mi chiedeste oggi chi sono…l’unica risposta che potrei dare di una qualche certezza sarebbe il mio nome: Charles Ryder.”

Reduce dall’esperienza di Becoming Jane, dove ci proponeva una fresca biografia della sempre amata scrittrice Jane Austen, Julian Jarrold conferma il suo sincero interesse per il passato nelle sue innumerevoli contraddizioni e caratterizzazioni ,con questa pellicola tratta dal romanzo di Evelyn Waugh: nell’Inghilterra del primo dopoguerra seguiamo per più di un decennio le avventure del giovane Charles Ryder (un ottimo Mattew Goode), ambizioso pittore alla ricerca di un posto nel mondo: figlio di un padre assente e disinteressato, Charles trova la sua grande opportunità ad Oxford nell’amicizia con l’aristocratico e trasgressivo Sebastian Flyte (un fragile Ben Whishaw), rampollo di una importante famiglia di antica nobiltà, simbolo di una speranza di rivalsa che il giovane non può fare altro che rincorrere a qualunque prezzo (assolutamente non casuale a mio parere la scelta del cognome Ryder in riferimento al sostantivo inglese rider-correre, cavalcare ndr-).
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