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sabato 23 luglio 2016

Le Petit Prince


"Growing up is not a problem. Forgetting is."


"Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose": un bel problema dover diventare grandi, piombare in un mondo fitto di responsabilità dove vorresti essere finalmente libero di trovare il tuo posto nel mondo e invece tutti si aspettano da te la realizzazione di quel progetto insaziabile in cui nulla sembra essere mai abbastanza, il grande piano di battaglia a cui è opportuno iniziare a lavorare alacremente sin da ragazzini in nome di un futuro che verrà, volenti o nolenti, per inserirci nella grande macchina della vita e del lavoro e chiamarci adulti una volta per tutte. 

La vera tragedia non è però tanto crescere, assecondare il tic tac che trasforma i giorni in anni e gli anni in decenni facendoci abbandonare lentamente le matite colorate e i giocattoli per le cravatte, i tailleur e i daily planner, quanto finire per dimenticare la leggerezza dell'animo fanciullesco che era in noi e che sapeva portarci dovunque, senza bisogno di spiegazioni, in una nuvola di fantasia animata dalla speranza e dalla voglia di fare e di scoprire; la vera tragedia è annichilire nella catena di montaggio e ingrigire piano piano, senza più memoria delle piccole semplici cose meravigliose che ci davano la forza di lottare e di vivere, lasciandosi risucchiare dal sistema senza avere più nulla da donare a noi stessi e agli altri.

Un messaggio che Il Piccolo Principe di Mark Osborne non si cura di sottintendere neanche un po', scegliendo un canovaccio essenziale e collaudato per assicurarsi che gli adulti, seduti accanto ai loro figli e convinti di aver dato loro un film a misura di bambino, abbiano sentito forte e chiaro e si siano fermati ad osservare senza fretta le stelle del cielo almeno qualche minuto dopo la visione.

domenica 9 marzo 2014

Twelve Years A Slave



"There's nothing to forgive."


Una sola parola, affidata con gli occhi rossi di pianto ad una moglie ormai sfiorita e a due figli lasciati bambini e cresciuti senza padre: "perdonatemi" dice Solomon Northup, nero nato libero nello stato di New York, una volta tornato da quella famiglia a cui era stato portato via con l'inganno per essere ridotto in schiavitù dall'economia di un Sud che insisteva nel fare della compravendita dell'essere umano la sua arteria di sostentamento; una richiesta di quelle che non ti aspetti, il bisogno di fare ammenda per un'assenza durata 12 interminabili anni e per aver rotto la promessa fatta a sè stesso di non accontentarsi di sopravvivere in cattività anno dopo anno, ma anche un monito per una Nazione intera che non ha ancora smesso di espiare le sue colpe e prova a usare il cinema, strumento divulgativo per eccellenza, per educare ed educarsi.

Che nell'era di Barack Obama stiano fioccando i film dedicati al tema della schiavitù e del razzismo negli States non è certo un caso, ma laddove il momento è propizio per aprire un vaso di Pandora tenuto nascosto troppo a lungo è difficile affrontare simili memorie senza patinature retoriche: con Twelve Years A Slave( in Italia, 12 anni schiavo), tratto dalla autobiografia che lo stesso Solomon Northup scrisse poco tempo dopo la sua liberazione, Steve McQueen opta invece per un'estetica durissima che non lascia spazio all'immaginazione, illustrando con dovizia un diario del dolore pronto a rimandare indietro tutte le lacrime a colpi di frustate e a spargere sale su una ferita già bruciante.

martedì 24 settembre 2013

Rush




"There's a lie that all drivers tell themselves. Death is something that happens to other people, and that's how you find the courage to get in the car in the first place. The closer you are to death the more alive you feel. But more powerful than fear itself, is the will to win."

La relazione fra sport e cinema è un love affair complicato e altalenante: amanti del grande spettacolo e dei colpi di scena, delle storie di uomini testardi e caparbi pronti a battersi fino alla fine per raggiungere il loro obiettivo e avere la meglio su un degno avversario, rinvigoriti dall'urlo della folla in delirio e dalla devozione di innumerevoli fan i colossi dell'intrattenimento comunicano col pubblico seguendo regole non particolarmente distanti, eppure non sempre i due sono in grado di trovare la formula vincente per unire le forze, investendo in un lungometraggio di finzione che sappia rendere l'agone sportivo elettrizzante ben al di là dei circoli degli appassionati o degli esperti del settore.

Proprio una formula ( il gioco di parole era dovuto) ha permesso a Ron Howard, regista altalenante che alterna in modo imprevedibile pallidi Blockbuster a piccoli capolavori degni di tutta la nostra attenzione, di realizzare uno dei migliori titoli della sua attuale filmografia.
Dedicato al mondo poco mainstream della Formula 1 e alla storica rivalità fra i piloti Niki Lauda e James Hunt, Rush è la dimostrazione di come il caro Richie Cunningham non abbia affatto dimenticato l'eccellente lavoro svolto con il suo precedente Frost/Nixon, scegliendo di servirsi nuovamente della penna di Peter Morgan(Frost/Nixon, The Queen, The Damned United) per raccontare ancora gli anni 70 e un duello senza esclusione di colpi fra due grandi uomini.

sabato 27 luglio 2013

Man of Steel


"The symbol of the House of El means hope. Embodied within that hope is the fundamental belief the potential of every person to be a force for good. That's what you can bring them."

Se dopo un progetto imponente e ambizioso come The Avengers, riprendere le fila dei rispettivi franchise e andare oltre l'esperienza del Crossover sembra meno semplice del previsto persino per gli stessi Supereroi Marvel, per la DC Comics la posta in gioco non avrebbe potuto essere più alta: messa alle strette da  un mercato cinematografico letteralmente fagocitato dalla sua storica rivale e costretta a dire addio alla trilogia del Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, gioiello del cinema supereroistico che ha saputo ridare lustro alla figura di Batman grazie a una rilettura tragica e contemporanea che ha fatto scuola, dopo aver tentato senza successo di aprire la strada a nuovi cinecomic( Green Lantern è stato un fallimento sia in termini di qualità che di incassi) aggrapparsi al mantello rosso di Superman e scommettere sul successo di una delle figure più popolari della mitologia DC era forse l'unica soluzione possibile.

Per plasmare il nuovo volto di un personaggio forse troppo perfetto e invincibile per prendere sulle spalle le incertezze della contemporaneità, non poteva esserci alleanza migliore di quella suggellata fra lo stesso Nolan in veste di autore del soggetto e supervisore, il suo fedelissimo sceneggiatore David S. Goyer e Zack Snyder (ultimamente poco premiato da pubblico e critica ma utilissimo alla causa grazie al lavoro svolto in 300 e Watchmen) dietro la macchina da presa; nonostante l'illustre biglietto da visita del promettente triumvirato, Man of Steel ha però tradito parte delle aspettative rivelandosi un blockbuster spettacolare, apprezzabile e senza dubbio non privo di meriti, ma troppo ipercarico e disorganico per raggiungere davvero l'eccellenza.

mercoledì 29 settembre 2010

Inception

"Dreams feel real while we're in them. It's only when we wake up that we realize something was actually strange."(Cobb)

Uscendo dalla sala dopo aver assistito alla proiezione di "Inception" non si può non avvertire un senso di disorientamento e instabilità: come quando sognamo di cadere nel vuoto e ci risvegliamo bruscamente in un mondo che ci sembra ostile e solo dopo un po' razionalizziamo che ogni sensazione di gioia , paura e persino dolore era solo nella nostra mente. Il nuovo capolavoro di Christopher Nolan è un sogno in ogni senso, una pellicola dalla tridimensionalità spaziale e temporale come non ve ne erano mai state e forse non ve ne saranno mai, nonchè assolutamente incatalogabile in un genere di riferimento:come i suoi personaggi il film vive su tre diversi livelli sincronizzati alla perfezione con raffinatezza ed eleganza, capace di sintetizzare spunti fantascientifici, una storia d'amore senza confini e scene d'azione mozzafiato.
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