sabato 23 luglio 2016

Le Petit Prince


"Growing up is not a problem. Forgetting is."


"Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose": un bel problema dover diventare grandi, piombare in un mondo fitto di responsabilità dove vorresti essere finalmente libero di trovare il tuo posto nel mondo e invece tutti si aspettano da te la realizzazione di quel progetto insaziabile in cui nulla sembra essere mai abbastanza, il grande piano di battaglia a cui è opportuno iniziare a lavorare alacremente sin da ragazzini in nome di un futuro che verrà, volenti o nolenti, per inserirci nella grande macchina della vita e del lavoro e chiamarci adulti una volta per tutte. 

La vera tragedia non è però tanto crescere, assecondare il tic tac che trasforma i giorni in anni e gli anni in decenni facendoci abbandonare lentamente le matite colorate e i giocattoli per le cravatte, i tailleur e i daily planner, quanto finire per dimenticare la leggerezza dell'animo fanciullesco che era in noi e che sapeva portarci dovunque, senza bisogno di spiegazioni, in una nuvola di fantasia animata dalla speranza e dalla voglia di fare e di scoprire; la vera tragedia è annichilire nella catena di montaggio e ingrigire piano piano, senza più memoria delle piccole semplici cose meravigliose che ci davano la forza di lottare e di vivere, lasciandosi risucchiare dal sistema senza avere più nulla da donare a noi stessi e agli altri.

Un messaggio che Il Piccolo Principe di Mark Osborne non si cura di sottintendere neanche un po', scegliendo un canovaccio essenziale e collaudato per assicurarsi che gli adulti, seduti accanto ai loro figli e convinti di aver dato loro un film a misura di bambino, abbiano sentito forte e chiaro e si siano fermati ad osservare senza fretta le stelle del cielo almeno qualche minuto dopo la visione.


Un film d'animazione che non cerca mai la complessità e la costruzione degli splendidi lavori con cui la Pixar ci ha ormai viziati e male abituati, preferendo seguire le orme della sua illustrissima ispirazione letteraria (chi scrive forse è fra i pochi al mondo a non aver mai letto Il Piccolo Principe di Antoine De Saint Exupery pur avendolo in casa da millenni) e inserirlo in una cornice che potesse sostenere il peso dell'omaggio evitando di inciampare in una compiaciuta autocelebrazione, un passaggio di testimone come quello che avviene dal libro al lettore, dai piccoli ai grandi: la bambina di cui non ci è dato nemmeno sapere il nome è prigioniera della vita spenta che la madre vorrebbe proporle senza stimoli altri che il dovere ordinario e meticoloso, fa amicizia con un vecchio e bizzarro aviatore (probabilmente lo scrittore stesso, se solo la guerra e il destino gli avessero permesso di vivere più a lungo) che le racconta la storia del Piccolo Principe e si lascia conquistare come tutti noi dalle immagini e dalle parole più ispirate del racconto, trasposte sullo schermo con una deliziosa stop motion che batte nettamente per colpo d'occhio il resto dell'animazione digitale presente nel film.

Laddove è palese l'intento di sottolineare i colori luminosi e la delicata poesia della fantasia dell'opera originale contro una realtà squadrata da vialetti tutti uguali e uniformi scolastiche smorte non c'è nulla che si possa davvero recriminare: la piccola deve imparare la lezione e compiere il viaggio necessario a combattere le sue paure, rompere il globo di vetro che la tiene prigioniera dell'incubo di un avvenire senz'anima e lasciare fuggire le stelle liberando il ricordo del Principe stesso, anche lui annebbiato dalla frenesia del tempo e così condannato a crescere perdendo la memoria di ciò che era una volta (una deriva che arriva dritta dritta da Hook - Capitan Uncino), perchè possa ritornare fresco mito e prendere per mano ognuno di noi; in mezzo passano sottilissime temi di peso come l'accettazione della morte, il vuoto lasciato da un padre assente e riempito malamente da regali tutti uguali, la malinconia dolce dei ricordi che credevi polverizzati al vento e che invece alla fine con un po' d'impegno trovano il modo di tornare in vita, all'alba luminosa di una giornata come un'altra.
Niente di particolarmente nuovo e originale, ma a volte basta poco per rendere una rosa simile a molte altre la più bella e la più preziosa fra tutte.


1 commento:

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