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giovedì 21 marzo 2013

Lincoln


"Many forms of Government have been tried, and will be tried in this world of sin and woe. No one pretends that democracy is perfect or all-wise. Indeed, it has been said that democracy is the worst form of Government except all those other forms that have been tried from time to time."
(Winston Churchill)


La memoria degli uomini che hanno fatto la storia è scolpita nella pietra: eterna e immutabile viaggia attraverso il tempo finendo spesso per sfiorare la leggenda, adombrare le ragioni degli sconfitti ed esaltare quelle dei vincitori, nel bene e nel male gli unici chiamati a decidere ciò che il mondo dovrà ricordare; anche Abraham Lincoln, uno dei presidenti più amati e celebrati della storia degli Stati Uniti D'America, se ne sta lì a osservarci dall'alto del Monte Rushmore e dalla sua sacra postazione al Lincoln Memorial pesante come un macigno, conscio con certezza granitica di quanto il posto occupato nel cuore del suo popolo renda difficile impresa ogni tentativo di confronto.

Dopo La Leggenda del Cacciatore di Vampiri da una sceneggiatura di Seth Grahame Smith, piacevole baracconata che gioca senza paura con la vita del Presidente ma che è anche contro le sue stesse ambizioni uno dei film più spaventosamente propagandistico degli ultimi anni, il 2012 è ancora l'anno di Lincoln grazie alla firma di Steven Spielberg: pronto a far finalmente i conti a modo suo con l'ingombrante figura presidenziale a distanza di anni dall'avvio del progetto, il regista realizza un film dal sapore antico e didattico, ma che pur omaggiando spudoratamente la sua opera politica non rinuncia all'opportunità di sfumare i contorni del mito e rivelarne le crepe.

mercoledì 22 febbraio 2012

War Horse


"Can you imagine flying over a war and you know you can never look down? You have to look forward, or you'll never get home. ...What could be braver than that?"

La guerra è guerra sempre e comunque, ma la preferenza del grande schermo è inequivocabile: se il Secondo Conflitto Mondiale ha portato con sé tanti e tali orrori che i film sull'argomento non sembrano mai abbastanza, l'interesse ad affrontare la Grande Guerra non può certo dirsi altrettanto.
Il perché di questa strana mancanza non è facile da comprendere, ma nel confrontarsi con una memoria che ancora oggi, soprattutto nei paesi anglosassoni, continua a tenere viva la fiamma del ricordo(la fine delle ostilità l'11 novembre 1918 è a tutt'oggi celebrata in pompa magna con l'Armistice Day), il cinema non  dovrebbe imporsi barriere.

A rendere il periodo più spinoso di altri è però senza dubbio il suo essere un drammatico e definitivo momento di cesura, salto nel vuoto di un mondo pronto a combattere una guerra antica e che invece seppellirà la sua innocenza in trincea, svegliandosi all'alba di un'era nuova e aspra dove niente sarà più come prima.
Che a raccontare una pagina di storia tanto europea sia un regista americano potrebbe sembrare ingiusto, ma non se quel regista si chiama Steven Spielberg: suo infatti l'onore di trasformare "War Horse", tratto da un famosissimo romanzo per ragazzi di Michael Morpurgo e già spettacolo teatrale di successo, in un esempio di  grande cinema. 
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