"I'd imagine the whole world was one big machine. Machines never come with any extra parts, you know. They always come with the exact amount they need. So I figured, if the entire world was one big machine, I couldn't be an extra part. I had to be here for some reason."(Hugo)
La nostalgia è una forza pericolosa: mentre il presente ci spinge a cercare familiarità con ritmi sempre più frenetici e avanzatissime tecnologie, la purezza e la semplicità dei valori del passato finisce per diventare, oltre che un comodo e accogliente rifugio, lo strumento ideale per capire se stiamo davvero andando nella direzione giusta.
Pluripremiata e lodata dalla critica, la nostalgia delle origini sarà anche diventata il costante leitmotiv della stagione cinematografica 2011-2012, ma nell'entusiasmo della rievocazione il rischio di smarrirsi si rivela spesso inevitabile: Hugo Cabret(Hugo), diretto dalla mano del grande Martin Scorsese, non fa eccezione.
Collocare questa prima vera incursione nel cinema per ragazzi all'interno della vastissima e poliedrica produzione del regista di Taxi Driver non è facile impresa, ma basta poco per capire come per Scorsese la trasposizione del romanzo illustrato di Brian Selznick sia soltanto un pretesto, necessario per la costruzione di un meccanismo ben più profondo e ambizioso.