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martedì 12 gennaio 2016

Carol


"No other love can warm my heart
Now that I've known the comfort of your arms
No other love, oh the sweet contentment
That I find with you everytime, everytime

No other lips could want you more
For I was born to glory in your kiss, forever yours"

(No Other Love, Joe Stafford)

Chissà perché ci ostiniamo sempre a volerci innamorare d'estate: stiamo tutti lì a costruire romantiche fantasie per tramonti infuocati, indolenti giornate scottate e salmastre e lunghe passeggiate sotto cieli limpidi e stelle cadenti; chissà perché, quando avvolti in cappotti e cappelli a osservare le vite degli altri scorrere attraverso le finestre dei locali, coi guanti di pelle che ci stringono le dita mentre vorremmo che a farlo fosse qualcun altro e le luci natalizie che si accendono sulla via riempiendo anche solo per un istante il vuoto che ci siamo scavati dentro, il bisogno di calore che ci lascia soli sulle strade ghiacciate dell'inverno ci affama di una voglia d'amore ancora più testarda e irresistibile.

Di una passione invernale racconta Carol di Todd Haynes, fratello di sangue dello splendido Far From Heaven con Julianne Moore con cui condivide quegli anni 50' così impeccabili e infrangibili, dove le gonne a ruota e i cappellini coordinati si cucivano addosso alle donne con la stessa facilità del grembiule da cucina con cui ogni brava moglie doveva adoperarsi al meglio per accogliere a casa degnamente il proprio prezioso marito, un bel sorriso e poco altro a riempire una vita cristallina come una vetrina dei grandi magazzini; una vita perfetta, tutta casa, famiglia e buona società, che Carol Aird aveva provato ad avere recitando al meglio il ruolo che le era stato affidato, ma che alla fine non è più riuscita a trattenere oltre lo sguardo sfuggente di chi sa già cosa sta cercando disperatamente di trovare tra la folla: così arriva Therese, giovane commessa ancora inesperta del cuore ma capace di osservare con attenzione il mondo attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica, l'istante di un'occhiata rubato al caos dello shopping natalizio e i guanti di Carol dimenticati sul bancone e da dover restituire, l'opportunità di un nuovo incontro degna del più classico dei romanzi vittoriani.

giovedì 22 settembre 2011

Mildred Pierce


“to hell with her.”

Il pregiudizio che da sempre vorrebbe il piccolo schermo schiavo di produzioni di media qualità al fine di soddisfare i difficili palati degli spettatori crolla miseramente dinanzi alle grandi produzioni dell'ultima stagione televisiva americana: l'impeccabile Hbo, già regina incontrastata grazie a "game of thrones" e "Boardwalk Empire" torna a stupire il suo pubblico con “Mildred Pierce”, miniserie in 5 puntate andata in onda sul canale in aprile e recentemente presentata al Festival di Venezia come omaggio al suo regista Todd Haynes, membro illustre della giuria, prima di debuttare per l'Italia su Sky Cinema dal 14 ottobre.

A quasi dieci anni dallo splendido "lontano dal paradiso"(far from heaven) Hanyes torna a raccontare ombre e ipocrisie del sogno americano con una storia tutta al femminile tratta dall'omonimo romanzo di James M. Cain (“il postino suona sempre due volte”) e già brillantemente trasposto da Michael Curtis con una Joan Crawford da Oscar come protagonista: un passato impegnativo, con quale la miniserie evita sapientemente il confronto abbandonando i toni noir della versione del 1945 per quelli del melodramma d'autore, complice una fedeltà al testo originale all'epoca soffocata dalla scabrosità dei temi trattati.
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