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martedì 27 agosto 2013

Great Expectations


"You are part of my existence, part of myself. You have been in every line I have ever read, since I first came here, the rough common boy whose poor heart you wounded even then. You have been in every prospect I have ever seen since – on the river, on the sails of the ships, on the marshes, in the clouds, in the light, in the darkness, in the wind, in the woods, in the sea, in the streets. You have been the embodiment of every graceful fancy that my mind has ever become acquainted with. The stones of which the strongest London buildings are made, are not more real, or more impossible to displace with your hands, than your presence and influence have been to me, there and everywhere, and will be. Estella, to the last hour of my life, you cannot choose but remain part of my character, part of the little good in me, part of the evil. "
(Charles Dickens, Great Expectations)

Imbattibile osservatore e pittore di un'umanità tragica e indomabile, Charles Dickens ha plasmato il romanzo a sua immagine e somiglianza raccogliendo le voci di un mondo tanto doloroso e spietato quando generoso e compassionevole, ricreato sulla pagina con tale ricchezza di dettagli da assumere le vesti di un vero e proprio racconto cinematografico ante litteram: tuttavia, il desiderio di preservare la completezza delle sue opere e soddisfarne le ambizioni ha però spesso spinto anche troppo spesso la vastissima produzione dickensiana fra le braccia del piccolo schermo, mezzo senza dubbio più favorevole a dare respiro alla storia senza stringerla fra le inevitabili barriere spaziali e temporali che scandiscono la vita di un lungometraggio.

Ennesima dimostrazione di quanto sia difficile toccare le corde giuste per portare Dickens al cinema è la versione di Grandi Speranze(Great Expectations) firmata da Mike Newell, arrivata con tempismo perfetto in occasione delle celebrazioni per il bicentenario dello scrittore inglese e costretta suo malgrado a uno scontro quasi obbligato con l'omonima miniserie BBC  uscita appena un anno prima e illuminata da una grandissima Gillian Anderson, un ottimo Douglas Booth e  una magnetica Vanessa Kirby.

mercoledì 1 agosto 2012

Me, myself e le Giornate Professionali di Cinema



Gli straordinari eventi raccontati in questo post risalgono a più di un mese fa: un po' in ritardo sulla tabella di marcia, ma fra lo studio, Shakespeare(si, Shakespeare), inondazioni e cavallette il tempo m'è volato dalle mani e mi sono ritrovata con una bozza piena di ragnatele.

Buttare giù qualche riga è però cosa buona e giusta, perchè quando ti capita qualcosa d' importante e non gli dai la giusta importanza rischi di dimenticare troppo in fretta, cominciando a chiederti se sia successo davvero o se sia stata solo un'allucinazione da studio eccessivo.

In effetti, quando ho vinto il Concorso di Best Movie per partecipare alle Giornate Professionali di Cinema di Riccione non ci credevo nemmeno io: al Contest, che chiedeva di spiegare il proprio amore per il cinema in 150 caratteri avevano partecipato in tantissimi, ma quando sei alla scrivania a scioglierti fra un paragrafo e l'altro e apri distrattamente la pagina web per scoprire di avere tipo vinto un soggiorno a Riccione per 3 giorni, le possibilità che ti venga un colpo mentre salti dalla sedia aumentano pericolosamente. Ecco il link incriminato:

Vinci il cinema in anteprima: ecco il prescelto del contest

La famosa frase sul cinema comunque la riportiamo anche qui, per dovere di cronaca:“Vivere senza limiti né confini, morire e rinascere, per il tempo di una visione: se possiamo avere il cinema non abbiamo bisogno dell’immortalità.”


Così, dopo aver organizzato il viaggio tipo in 48 ore con difficoltà sovrumane( Vi ho mai raccontato del mio profondo odio per lo stretto e per il fatto di vivere su un'Isola? Non apriamo la parentesi collegamenti e trasporti please) mi sono ritrovata sulla Riviera col mio fantastico pass a respirare per 3 giorni ossigeno cinematografico.



Essere lì, al mio primo evento "ufficiale" nel settore insieme a tanti professionisti, è stato molto emozionante: non ero io, o meglio ero io ma in una dimensione alternativa dove mi sarei rimasta volentieri tipo per sempre.
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