Quello del salto temporale è un espediente ideale per fare in modo che una serie non ristagni troppo su sé stessa: saranno stati sufficienti i 4 anni trascorsi fra il primo e il secondo episodio della nuova stagione di Vikings per far dimenticare a Ragnar Lothbrook la vita condivisa con la moglie Lagertha e il primogenito Björn? Nonostante la presenza di Aslaug al suo fianco, un nuovo erede maschio e un altro in arrivo l'uomo è come previsto tutt'altro che soddisfatto, schiacciato dal pensiero di non rivedere mai più quel figlio che aveva scelto saggiamente di ribellarsi al suo incomprensibile capriccio e all'umiliazione riservata alla madre, un giovane che a detta dell'indovino è destinato a sposare la figlia di un re e a compiere grandi imprese.
Il momento sembra comunque propizio perchè Ragnar confermi il prestigio raggiunto come guida e capo politico della sua gente, anche se in quanto ad alleanze le sue scelte non sembrano sempre tatticamente corrette: dopo anni di preparazione e rinvii è infatti giunto il momento di spingersi nuovamente verso est, ma la vecchia ferita rappresentata dal tradimento di Rollo, ormai un reietto senza pace né dimora, gli impedisce di concedere un'effettiva possibilità al fratello così come a Jarl Borg, che con lui aveva cospirato per sconfiggere Ragnar e il suo principale alleato Re Horik.
Con la sua ambiguità Rollo ha sempre avuto moltissimo da offrire e i lunghi anni trascorsi fra i tormenti per le sue azioni potrebbero avere temprato la sua decisione nel non abbandonare mai più la protezione del fratello, ma nell'attesa di scoprire quale destino Michael Hirst abbia in servo per il nostro guerriero dobbiamo accontentarci di vederlo restare a terra, assolto ma non abbastanza da essere degno di fiducia sul campo; dietro le quinte, sembra invece profilarsi una nuova minaccia per Ragnar quando Ziggy, che aveva sempre sostenuto Rollo anche nei momenti più bui, si avvicina a un Re Horik ansioso di conoscere i punti deboli del suo "amico" più fidato.
Mentre nuovi nemici iniziano a farsi strada all'interno così come all'esterno della fila vichinghe ( il Re del Wessex promette di essere un avversario piuttosto duro) qualcun altro ha deciso a chi prestare la propria lealtà: pronto a combattere e impugnare l'ascia al fianco di Ragnar, Athelstan ha definitivamente messo da parte il saio per diventare un vero vichingo, eppure per quanto la sua trasformazione prometta di scatenare in futuro crisi di coscienza non indifferenti, ci dispiace un po' che il processo si sia completato off screen e che il personaggio abbia perso la funzione di intermediario col pubblico conquistata nella prima stagione.
Fra battaglie epiche e tempeste in CGI ottimamente realizzate, la grande avventura di Vikings prosegue con maggiore azzardo e complessità d'intreccio rispetto alla scorsa stagione: la sfida è vedere se Hirst riuscirà a sfruttare le potenzialità dei personaggi, finora ben caratterizzati e ricchi di chiaro scuri, senza mettere in ombra eccessivamente la costruzione di quell'ambientazione affascinante e pur deliberatamente didattica che ci aveva fatto innamorare della serie.
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episodio di passaggio.
RispondiEliminavediamo che succederà ora...