mercoledì 19 marzo 2014

Romeo and Juliet


"For never was a story of more woe. Than this of Juliet and her Romeo"

Dire che a un'opera come Romeo e Giulietta dovrebbe essere negata una nuova trasposizione cinematografica è un'affermazione dolorosa: è vero, stiamo parlando della tragedia shakespeariana più conosciuta e rappresentata al mondo, ma per quanto familiare possa sembrarci la voce che da secoli incanta generazioni di lettori e spettatori ogni nuovo ascolto è un'altra opportunità per ritrovare la magia sempiterna di una storia che in qualche modo ci ha sempre accompagnato.

Dopo l'indimenticabile affresco di Franco Zeffirelli, la psichedelica versione postmoderna di Baz Luhrmann e il fantabackstage dello Shakespeare in Love di John Madden, proporre la sfortunata vicenda dei due giovani amanti di Verona in una confezione degna di nota è comunque una sfida impegnativa, complicata dall'avanzare di presuntuosi concorrenti che vorrebbero indegnamente prendere il posto dei nostri beniamini nel cuore delle nuove generazioni.

Per sfuggire l'ombra molesta di Edward e Bella e dei loro numerosi parenti l'unica opzione era tornare alle origini e puntare su una trasposizione filologicamente fedele, in grado di fondere la passione e il romanticismo del testo con sontuose ambientazioni e scenari da favola: ci prova Carlo Carlei, accompagnando la cornice raffinatissima del suo Romeo e Giulietta ad una manovra di svecchiamento che scommette su un cast giovanissimo e su una sceneggiatura, scritta dal Julian Fellowes di Downton Abbey, decisa a contestualizzare gli eventi e a garantire maggiore fluidità alla narrazione; offrire a un presente piuttosto cinico e disilluso una versione ben ancorata ai fasti della tradizione è azzardoso ma il film di Carlei riesce a trovare la sua dimensione e a garantire un risultato pregevole, per quanto sporcato da una serie di debolezze difficilmente occultabili.


Chi si aspettava di trovare una coppia appassionata pronta ad abbandonarsi con la giusta enfasi ai versi del Bardo non troverà pane per i suoi denti: troppo pallida e incerta la Giulietta di Hailee Steinfeld, candidata all'Oscar con True Grit dei Fratelli Coen eppure qui incapace di andare oltre una mera ripetizione scolastica delle proprie battute, difficile da digerire per un ruolo che avrebbe richiesto maggiore coraggio e naturalezza; più convincente si rivela invece Douglas Booth( la miniserie BBC tratta da Great Expectations, Noah), classe 1992 e un volto talmente antico ed efebico da sembrare uscito da un affresco rinascimentale.

A unire i due giovani, non una scintilla bruciante ma un legame di timida tenerezza, tale da costringerci a domandarci se l'intenzione del regista e dello sceneggiatore non fosse proprio quella di lavar via parte del pathos per restituirci nient'altro che semplici ragazzi, assoluti nell'affermazione di un amore ancora acerbo e ignaro delle cose del mondo che può essere vissuto solo con l'incoscienza e l'impulsività proprie di ogni adolescente; un intento che Fellowes sembra inseguire con decisione anche attraverso la canonica intemperanza di Tebaldo ( un Ed Westwick antipatico e iracondo al punto giusto) e Mercuzio e l'innocenza di Benvolio( bravissimo Kodi Smit-McPhee), primo testimone di una tragedia consumatasi in nome di un amore puro che merita di essere protetto e rispettato dalla memoria del pubblico.

Come previsto, a dare il meglio di sé restano comunque Gli "adulti" del cast, aiutati dall'esperienza e da una caratterizzazione che rinuncia volutamente a ogni venatura comica e grottesca per rivelare figure genitoriali dai modi severi, ma anche affettuosi e attenti: Paul Giamatti ci regala un Frate Lorenzo paterno e commovente, ma la vera rivelazione sono gli splendidi i Signori Capuleti(anch'essi ringiovaniti per l'occasione) interpretati da Damien Lewis e Natascha McElhone, complici e affiatati come mai prima e sinceramente preoccupati per il futuro della loro unica figlia.

Distratti dagli abbaglianti costumi di Carlo Poggioli e dalla gioia per il ritorno del dramma in Italia (molte location sono facilmente riconoscibili) vorremmo essere indulgenti con gli intervalli inediti inseriti dallo script fra una scena topica e l'altra, ma in un film che dovrebbe vivere innanzitutto della potenza dei versi pronunciati dagli attori è difficile non soffrire per le pur sottili alterazioni e epurazioni che il testo ha dovuto subire: ciononostante, un perdono speciale è comunque opportuno data la scelta di Fellowes di concedere finalmente al bistrattato Conte Paride il suo ultimo atto, tagliato da ogni altra trasposizione e invece più importante di quanto si pensi per un personaggio che non rappresenta un perfido e sgradevole antagonista ma soltanto un uomo innamorato, dimenticato dalla memoria collettiva e per questo doppiamente beffato dal destino.

Pur riccamente decorata come la più preziosa delle miniature la versione di Romeo e Giulietta diretta da Carlo Carlei non è la migliore mai realizzata né la più innovativa, ma il risultato finale sa riscattarsi ai nostri occhi grazie a una voce delicata, fiabesca e malinconica ma non per questo meno degna di essere ascoltata.


3 commenti:

  1. "(...) non una scintilla bruciante ma un legame di timida tenerezza, tale da costringerci a domandarci se l'intenzione del regista e dello sceneggiatore non fosse proprio quella di lavar via parte del pathos per restituirci nient'altro che semplici ragazzi, assoluti nell'affermazione di un amore ancora acerbo e ignaro delle cose del mondo che può essere vissuto solo con l'incoscienza e l'impulsività proprie di ogni adolescente..."

    RECENSIONE ONESTA E INTELLIGENTE.
    GRAZIE, CARLO CARLEI

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  2. We happened to be seeing the same things, apparently Beautifully written review, as usual, Alessia. I saw this movie on DVD last Sunday and wrote about it in my latest post http://flyhigh-by-learnonline.blogspot.it/2014/03/at-theatre-greatest-love-story-of-all.html I had followed the news of the shooting and its presentation to the press. On the whole, I wasn't so disappointed watching it, honestly. If only the leading couple did slightly better. But... before I forget, I must congratulate you on receiving a comment from Carlo Carlei himself! Well done, Alessia :-)

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  3. La sceneggiatura è scritta da quello di Downton Abbey?
    Ecco spiegato perché non c'è manco mezza idea anche solo vagamente originale in questa "nuova" versione... :)

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