"George Banks and all he stands for will be saved. Maybe not in life, but in imagination. Because that's what we storytellers do. We restore order with imagination. We instill hope again and again and again."
Per fortuna, dinanzi all'opportunità di attentare ad un classico che ha fatto sognare e cantare intere generazioni, la major ha scelto un modo decisamente più felice per festeggiare il cinquantesimo anniversario della sua eroina: diretto da John Lee Hancock, Saving Mr Banks segue l'affascinante moda del cinema "backstage" inaugurata dall'Hitchcock di Sasha Gervasi raccontando il braccio di ferro che vide Walt Disney in persona scontrarsi con Pamela J. Travers, l'indisponente scrittrice dei romanzi dedicati a Mary Poppins che rese la lavorazione del film un vero inferno.
Pronta a fare della rigidità e della compostezza inglesi uno stile di vita a dispetto delle sue origini australiane, la Signora Travers cercò di difendere la sua creatura con un'ostinazione che andava ben oltre l'avversione al lusso sfrenato delle ville Losangeline o all'ingordigia degli Studios Hollywoodiani: la sua Mary Poppins altri non era che la custode di un'infanzia meravigliosa e pur infelice, la nuvola rosa di ricordi che una figlia innamorata di un padre sensibile ma spezzato dalla vita aveva lasciato in una Terra Lontana, nel tentativo di proteggersi dalle delusioni di una realtà impietosa.
Descritta dai nipoti come una donna egoista il cui destino non poteva essere altro che morire sola e senza amici, la vera Pamela non avrà forse tratto alcun beneficio interiore dalla realizzazione di Mary Poppins ( i rapporti con Walt Disney si chiusero in modo talmente burrascoso da impedire qualsiasi collaborazione futura fra i due), ma come ogni prodotto di finzione Saving Mr Banks può permettersi di usare un po' di zucchero per addolcire gli eventi insistendo su una catarsi possibile e necessaria, sublimata dal potere della libertà creativa e del cinema stesso come suo strumento di espressione più naturale e affine.
Nel suo viaggio dietro le quinte di Mary Poppins Saving Mr Banks abbandona spesso i conflitti negli Studi della Disney, là dove risiede la sua anima più dinamica e cinematograficamente succosa, in favore di flashback australiani limpidi e suggestivi ma non indulgenti verso i momenti più tristi dell vita della Travers(i genitori che pensavano di ritrovarsi davanti ad un film per bambini resteranno spiazzati): mentre il cerchio si stringe intorno alle idiosincrasie della scrittrice, interpretata da una Emma Thompson tanto divertita quanto smagliante, il classico del 64' si fa complice degli spettatori grazie a una fitta rete di richiami e aneddoti ai quali nessun fan potrebbe resistere, svelando le origini dei numeri musicali più amati e le ragioni di precise scelte di regia e sceneggiatura che come in ogni classico che si rispetti avevamo date facilmente per scontate( il montaggio parallelo che accompagna la costruzione della celeberrima canzone della Banca è una delle trovate più efficaci).
L'idea che fosse la stessa Disney a lavorare sulla figura dello Zio Walt sembrava terrorizzante, ma l'opportunità di puntare i riflettori sull'enigma di una protagonista controversa e tanto avversa agli schermi Disneyani ha impedito di inciampare nell'agiografia eccessiva e nella caricatura che avevano vistosamente indebolito l'Hitchcock di Anthony Hopkins: scortato da una schiera di Premi Oscar e ben conscio della sua straordinaria popolarità, il Walt Disney di Tom Hanks è un self made man solare e irresistibile, ma la Major accetta di correre i suoi rischi coniugando i tratti più affabili e "vendibili" della sua personalità col volto dell'uomo d'affari che non voleva mai farsi vedere con la sigaretta in mano, furbo consapevole e disposto a qualsiasi compromesso pur di raggiungere il suo scopo.
Fra passato e presente, completato da uno splendido Paul Giamatti (il caratterista più prezioso che un regista possa sperare di avere) e da un intenso Colin Farrell nel ruolo di quel padre sognatore da cui tutto era iniziato, Saving Mr Banks costruisce ad arte il suo metacinema procedendo a incastri verso un finale commovente e atteso, ma questo non rende la sua confezione meno gentile e garbata: a volte, dietro a un grande film si nasconde una storia più grande, scritta da protagonisti messi alla prova dal destino ma abbastanza coraggiosi da lasciare che sia l'immaginazione, affidata alle cure di una macchina da presa, a correggere scelte sbagliate ed errori commessi portando finalmente la pace.
Note:
NON/OSCAROMETRO- scandalosa l'assenza della nomination per la meravigliosa Emma Thompson; una sola nomination per la colonna sonora di Thomas Newman, frizzante ma senza dubbio non una delle sue migliori.
Descritta dai nipoti come una donna egoista il cui destino non poteva essere altro che morire sola e senza amici, la vera Pamela non avrà forse tratto alcun beneficio interiore dalla realizzazione di Mary Poppins ( i rapporti con Walt Disney si chiusero in modo talmente burrascoso da impedire qualsiasi collaborazione futura fra i due), ma come ogni prodotto di finzione Saving Mr Banks può permettersi di usare un po' di zucchero per addolcire gli eventi insistendo su una catarsi possibile e necessaria, sublimata dal potere della libertà creativa e del cinema stesso come suo strumento di espressione più naturale e affine.
Nel suo viaggio dietro le quinte di Mary Poppins Saving Mr Banks abbandona spesso i conflitti negli Studi della Disney, là dove risiede la sua anima più dinamica e cinematograficamente succosa, in favore di flashback australiani limpidi e suggestivi ma non indulgenti verso i momenti più tristi dell vita della Travers(i genitori che pensavano di ritrovarsi davanti ad un film per bambini resteranno spiazzati): mentre il cerchio si stringe intorno alle idiosincrasie della scrittrice, interpretata da una Emma Thompson tanto divertita quanto smagliante, il classico del 64' si fa complice degli spettatori grazie a una fitta rete di richiami e aneddoti ai quali nessun fan potrebbe resistere, svelando le origini dei numeri musicali più amati e le ragioni di precise scelte di regia e sceneggiatura che come in ogni classico che si rispetti avevamo date facilmente per scontate( il montaggio parallelo che accompagna la costruzione della celeberrima canzone della Banca è una delle trovate più efficaci).
L'idea che fosse la stessa Disney a lavorare sulla figura dello Zio Walt sembrava terrorizzante, ma l'opportunità di puntare i riflettori sull'enigma di una protagonista controversa e tanto avversa agli schermi Disneyani ha impedito di inciampare nell'agiografia eccessiva e nella caricatura che avevano vistosamente indebolito l'Hitchcock di Anthony Hopkins: scortato da una schiera di Premi Oscar e ben conscio della sua straordinaria popolarità, il Walt Disney di Tom Hanks è un self made man solare e irresistibile, ma la Major accetta di correre i suoi rischi coniugando i tratti più affabili e "vendibili" della sua personalità col volto dell'uomo d'affari che non voleva mai farsi vedere con la sigaretta in mano, furbo consapevole e disposto a qualsiasi compromesso pur di raggiungere il suo scopo.
Fra passato e presente, completato da uno splendido Paul Giamatti (il caratterista più prezioso che un regista possa sperare di avere) e da un intenso Colin Farrell nel ruolo di quel padre sognatore da cui tutto era iniziato, Saving Mr Banks costruisce ad arte il suo metacinema procedendo a incastri verso un finale commovente e atteso, ma questo non rende la sua confezione meno gentile e garbata: a volte, dietro a un grande film si nasconde una storia più grande, scritta da protagonisti messi alla prova dal destino ma abbastanza coraggiosi da lasciare che sia l'immaginazione, affidata alle cure di una macchina da presa, a correggere scelte sbagliate ed errori commessi portando finalmente la pace.
Note:
NON/OSCAROMETRO- scandalosa l'assenza della nomination per la meravigliosa Emma Thompson; una sola nomination per la colonna sonora di Thomas Newman, frizzante ma senza dubbio non una delle sue migliori.
Nessun commento:
Posta un commento