"I'm the motherfucker that found this place, sir. "

Di quelle scene scolpite con tanta ferocia nella mente e nel cuore del pianeta Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow sembra non avere più bisogno: eliminato ogni rischio di retorica o ennesima contemplazione del dolore, a marcare il momento in cui tutto è iniziato è sufficiente uno schermo nero animato dalle voci delle vittime che hanno affidato a una telefonata il proprio testamento, condannate ad attendere senza pace che qualcuno abbia una risposta che metta fine alla loro agonia.
Kathryn Bigelow non è certo una regista che ci va leggera: la notizia che l'ex Signora Cameron volesse tornata a collaborare con lo sceneggiatore e giornalista Mark Boal per portare sul grande schermo la caccia a Osama Bin Laden dopo aver fatto incetta di statuette con The Hurt Locker, intenso quanto sopravvalutato acconto sulle vite di un gruppo di artificieri in missione in Iraq non ci aveva destato particolare sorpresa, ma porsi delle domande sulla genuinità dell'operazione era pressoché inevitabile: era davvero necessario realizzare un film su un evento tanto recente e delicato col beneficio del dubbio che, a dispetto delle numerose voci su possibili talpe e fughe di notizie per fornire il materiale di sceneggiatura, non tutti i dossier sulla vicenda siano già stati declassificati dall'Intelligence? In conclusione, quanto possiamo fidarci della versione ufficiale offerta al pubblico dalla Bigelow e dal suo team? Probabilmente molto poco, ma dato che questa non è la sede per un'indagine federale e l'artificio della finzione è un ingrediente a cui solo il documentario deve necessariamente rinunciare, la cosa importante è assecondare una storia degna di essere raccontata trasformandola in grande cinema e Zero Dark Thirty è grande cinema, di quello maestoso, dolente e bellissimo che non ti aspetti e che ti resta addosso, polveroso e scomodo come la sabbia nel deserto.

"Quite frankly, I didn't even want to use you guys, with your dip and velcro and all your gear bullshit. I wanted to drop a bomb. But people didn't believe in this lead enough to drop a bomb. So they're using you guys as canaries. And, in theory, if bin Laden isn't there, you can sneak away and no one will be the wiser. But bin Laden is there. And you're going to kill him for me. "


La battaglia di Maya è però anche la battaglia di Kathryn, ormai nota nell'ambiente per la sua capacità di dirigere con pugno di ferro senza lasciar trapelare la propria femminilità, che insieme alla sua eroina si fa strada come un carrarmato senza guardare in faccia a nessuno e in barba a gerarchie maschili intoccabili e inflessibili, portando a casa il premio con una sequenza finale magistrale: armata di camera a mano, con sapiente gestione degli spazi e della luce la Bigelow porta lo spettatore fin dentro l'oscurità del compound di Bin Laden perché partecipi all'attacco insieme agli stessi Navy Seals, sbloccando gradualmente le porte della fortezza come i livelli di un labirinto all'apparenza impenetrabile.
Il risultato finale non sarebbe comunque stato lo stesso senza la colonna sonora di Alexandre Desplat, artista francese che ha iniziato il cammino della notorietà nel 2003 con The Girl with a Pearl Earring ed è oggi uno dei compositori più richiesti a Hollywood. Pur lontane dai virtuosismi fiabeschi che hanno sempre contraddistinto i suoi lavori, le musiche di Zero Dark Thirty si muovono a meraviglia fra malinconiche sonorità orientali, eco della preghiera del minareto al tramonto o del lamento di antiche tribù dimenticate, e note concitate che si inseguono compatte per prepararsi all'attacco e poi ricomporsi dopo l'esplosione finale, nell'aereo deserto dove una sempre solitaria Maya si prepara a tornare alla realtà; dell'imponenza della sua impresa resta solo una lacrima, la consapevolezza di aver vinto tutto oppure niente, di aver dato un senso alla sua esistenza eppure di averla svuotata, di lasciare un mondo odiato per un altro che non riuscirà più a riconoscere: gli spiriti delle Twin Towers continuano a sussurrarle nell'orecchio insoddisfatti, senza alcuna intenzione di essere messi a tacere.
Ps: non/ Oscarometro:
1)Jennifer Lawrence, sono sicura che sei bravissima in The Silver Linings Playbook perché ogni volta che ti ho incontrata sei sempre stata impeccabile, ma il premio doveva andare a Jessica per un milione di buoni motivi ( Meno prioritario ma non meno importante, con la classe che ha dubito che sarebbe caduta sulle scale);
2)Miglior montaggio sonoro diviso ex equo con Skyfall? Ragazzi, questi contentini 50/50 proprio non si possono vedere. Ma voi siete strani, avete premiato oltre misura The Hurt Locker ( che continuo a trovare un tantino sopravvalutato) e qui dove invece si meritava tantissimo vi siete fatti venire i complessi. Ok il contrappasso però, PERÒ.
3)Quello di Argo è un ottimo ost, ma che Desplat sia stato nominato( senza poi vincere) per quello e non per ZDT proprio non mi va giù.
l'ho visto proprio oggi, girato in modo semidocumentaristico, sembra di assistere davvero alla storia, la fiction è molto vicina alla realtà, fermo restando che resta sempre fiction :)
RispondiEliminagrandissimo film.
RispondiEliminapersino superiore al per nulla sopravvalutato the hurt locker ;)
ehehe certo non sia mai essere d'accordo al 100% eh :D ma il film è piaciuto tanto a entrambi quindi posso metterlo nella nostra breve lista dei film che condividiamo per miracolo :D
EliminaUn film assolutamente da vedere, anche perchè documenta in maniera interessante un episodio che ha sconvolto la storia americana e mondiale...
RispondiEliminaBellissimo film. Dall'inizio alla fine ti tiene sulle spine di una tensione altissima e la scena conclusiva è di una forza incredibile.
RispondiEliminaUscito dalla sala ero soddisfattissimo, speriamo che resista alla prova del tempo. Come ha meravigliosamente fatto The Hurt Locker ;)
Ciao
[OT]: Auguri!!! ^_^^_^^_^
RispondiEliminathank you my friend!happy women's day to your wife too! ^_^
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