mercoledì 19 agosto 2015

Lettera di una sconosciuta


Cara Sconosciuta,
ti scrivo questa lettera perché ho pensato che tu, protagonista assoluta di una delle lettere più lunghe della storia della letteratura epistolare, avresti particolarmente gradito questa forma sopra ogni altra: ho iniziato piena di aspettative Lettera di una sconosciuta di Stefan Zweig, quel piccolo libello che l'autore austriaco ti ha dedicato con tanto sentimento e passione, ma per quanto avrei voluto scriverti parole ben diverse da quelle che troverai nelle righe che seguiranno, non posso esimermi dal rivolgermi direttamente a te, a te che non ho mai conosciuto, per dirti quanto questo libro mi abbia fatta davvero arrabbiare.

Non che Lettera di una sconosciuta non sia scritto benissimo o che Zweig non ti abbia dedicato pagine di raro splendore: sai, non avevo purtroppo letto ancora niente di suo ma non vedevo l'ora di ritrovare il sapore della Mitteleuropa così marcatamente presente nei lavori cinematografici che da lui hanno tratto diretta ispirazione (tu non puoi conoscere il cinematografo, un'invenzione meravigliosa che fra l'altro ha tradotto il tuo romanzo in uno splendido film dove il tuo personaggio ha guadagnato parecchia dignità e carisma, ti allego qualche foto) e devo dire che in tal senso non sono rimasta affatto delusa; per quanto ridotto sia il tempo della tua storia, quell'atmosfera malinconica che tanto amo, quel vento sottile e pungente che si porta dietro il ricordo di cose perdute da un passato lontano si riesce a sentire e parecchio.

Allora perché, ti domanderai, perché non sono riuscita a ricevere la tua storia e a portarmela dentro in tutto il suo dolore? Perché ho cominciato a odiarti pagina dopo pagina fino ad avere voglia di lanciare il tuo libro dalla finestra? Mi dispiace dirtelo, cara sconosciuta, ma è stata proprio la tua ostinata devozione, quel tuo impermeabile modo di approcciarti alla vita e all'amore, che mi ha fatto uscire gli occhi dalle orbite e che mi ha fatto venire voglia di rivolgerti i peggiori insulti; so che la tua storia è stata concepita per essere romantica, commovente e straziante e so anche che osservare i capolavori del passato con l'occhio del presente e senza contestualizzare è quanto di più sbagliato un lettore possa fare, tanto quanto identificarsi eccessivamente nel destino dei personaggi che fanno il loro ingresso fra le pagine. 

Tranquilla, cara sconosciuta, nel mio passato non ci sono figli illegittimi né ombre di malaffare, ma come tutti probabilmente a questo mondo anch'io ho avuto la mia dose di amore non corrisposto, di quelli che ti porti dietro sin dall'adolescenza e che possono durare anni, anni e anni di speranze buttati che nessuno ti ridarà indietro. 
Ecco, cara sconosciuta, dove sta il nostro irrisolvibile problema; l'amore non corrisposto fa schifo, non è romantico, non è poetico, non è la migliore forma di amore come alcune penne ben più illustri della mia hanno scritto: l'amore non corrisposto è solo dolore, lancinante, lacerante, devastante, inguaribile, bruciante: dolore in tutte le sue declinazioni, un'ubriacatura che non si cancella, che all'inizio ti dà alla testa e ti fa sentire la persona più felice della Terra ma poi ti porta via tutto, lasciandoti sola, sospesa nel vuoto, perché dall'altra parte non c'è qualcuno in grado di sostenere la profondità di quel sentimento che non può che declinare in ossessione, piacevole e consolante come una droga ma pur sempre un'ossessione.

Che fare allora in questi casi? Che dire, c'è una sola cosa che si può fare e che tu non hai fatto: per quanto difficile bisogna provare a dimenticare, lasciare andare e guardare oltre, scoprire che la vita è bella e il mondo è grande, che magari da qualche parte ci sarà qualcuno per te e anche se non ci fosse, chi se ne importa, vado avanti a testa alta e sto bene con me stessa perché si. 

Scusa, il mio libro è stato pubblicato nel 1922 e la percezione dei rapporti interpersonali allora era giusto un tantino diversa, mi dirai: hai ragione, assolutamente ragione, ma ci sono delle cose che non cambiano mai, come la necessità di trovare la forza di lasciare andare una persona che non si è mai accorta che esisti e che ti ha sempre e solo usata per il suo piacere e il suo comodo, un uomo egoista, viziato e annoiato che tu hai cercato di giustificare sempre in tutti i modi e alla cui immagine hai dedicato un culto a dir poco degradante (oggi lo chiamerebbero stalking, ma non entriamo nel merito); avresti potuto fermarti e occuparti di più di tuo figlio, magari avresti potuto accettare la proposta di matrimonio di quell'uomo raffinato che ti faceva la corte, chi lo sa come sarebbe andata. 

Invece, hai scelto di arrenderti al dolore, e io questo proprio non lo posso accettare: penserai che sono un po' cinica, ma fare la fine di Romeo e Giulietta non è romantico, amare per tutta la vita qualcuno che ti considera trasparente non è poetico e morire per amore è comunque morire, senza che la nobiltà del sentimento lo renda meno penoso: chissà, se tu avessi dimenticato il tuo grande amore o avessi almeno fatto uno sforzo forse non ci sarebbe stata nessuna storia e io non starei scrivendo questa stramba lettera, ma io sono fatta così, quando un personaggio si incaponisce comportandosi in modo stupido per tutta la narrazione non riesco a evitare di arrabbiarmi.

Pensaci bene, la prossima volta, prima di buttare via la tua vita dietro a un'ombra, un'ombra che continuerà a vivere serenamente la sua esistenza mentre tu sarai svanita, manda a quel paese quel bastardo e vivi: il pensiero incorporeo di una musica lontana svanisce in fretta, fidati. 

Con Affetto, da sconosciuta a sconosciuta,
A.

4 commenti:

  1. morire per amore è comunque morire, a patto che poi si rinasca e si indirizzino le vele del cuore presso altri lidi più temperati e gratificanti!!!

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    1. dovrebbe essere così :) per la protagonista purtroppo la via è stata definitiva e non metaforica...non è certo la prima storia del genere che mi capita fra le mani, ma mi ha fatta arrabbiare più di altre probabilmente per l'insistenza incrollabile di questa donna, dal mio punto di vista non encomiabile nè romantica dato tutto il male che ha fatto a sè stessa (e parlo ahimè per esperienza personale diretta... )

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  2. I nostri pensieri sulla Sconosciuta sono molto simili. Non so se semplicemente si tratti di una incomunicabilità dovuta a tempi distanti, ma mi sono convinta che Zweig abbia voluto creare questo scarto di vedute in modo che il lettore fosse portato ad immedesimarsi con l'uomo, per renderci conto di quanto a volte, nella vita, possiamo essere ciechi.

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    1. sono d'accordo col tuo pensiero. Avrei voluto amare molto questo libro ma come dicevo prima, ho finito inevitabilmente per identificarmi con la ragazza (ci ho visto purtroppo una buona fetta dell'adolescente che ero) e non sono riuscita a volergli bene, avevo voglia di prenderla a schiaffi come schiaffeggerei volentieri la me stessa di 10 anni fa...giudicare prendendola sul personale non è corretto lo so, ma stavolta è andata così ;)

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