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La seconda stagione non poteva
allora che aprirsi nel bel mezzo del Conflitto, con Matthew( Dan Stevens) e
Thomas(Rob James-Collier) pronti a combattere nella stessa trincea, luogo dove
le differenze di classe sono rese inutili dal freddo e dal fango: il Fronte
della Somme è lontanissimo dalla serena campagna inglese, ma i venti di Guerra
del 1916 alla fine arrivano persino a Downton, con la dimora dei Crawley che
apre le porte ai feriti per trasformarsi in un vero e proprio ospedale.
Mentre la Storia fa il suo corso,
i numerosi personaggi continuano ad attraversare gli splendidi saloni a noi ormai tanto familiari
alla ricerca del proprio destino, uniti più che mai dalla tragedia collettiva
del Conflitto, per affrontare ostacoli che nel gusto dello sceneggiatore Julian
Fellowes sembrano sempre più insormontabili: peccato che una volta vinta la
Guerra e superata così la commovente prima parte della serie, l'elemento
sentimentale tanto importante e sempre trattato con delicatezza dallo script
abbia finito per sovraccaricare la storia oltremisura, introducendo soluzioni
patinate e colpi di scena tanto improbabili quanto non particolarmente
ispirati.
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Separati dall'ostinazione di
Fellowes, i due sfortunati innamorati dovranno passare per una miracolosa e
rapida guarigione di Matthew(stratagemma piuttosto discutibile per risolvere
una paralisi subito decretata come permanente)e una provvidenziale influenza
mortale di Lavinia, prima di poter finalmente stare insieme e regalarci un happy
ending(speriamo duraturo) come si deve.
La prima freccia verso il
cambiamento viene comunque scagliata da Lady Sybil( Jessica Brown -Finlay), la
più indipendente fra le sorelle, che continua a lottare per l'emancipazione
iniziando a lavorare come infermiera e infine fuggendo con Tom Branson(Allen
Leech), l’autista irlandese della Famiglia che si rifiuta di combattere per un
paese che non gli appartiene: con un matrimonio e una gravidanza all'orizzonte la parabola femminista iniziata da Sybil nella prima stagione sembra iniziare a
declinare, ma inserita nel contesto del suo tempo la scelta della ragazza di
cercare la libertà attraverso un matrimonio anticonvenzionale( "Yes, my answer is that I'm ready to
travel, and you're my ticket. To get away from this house, away from this
life...") è filologicamente coerente; con la guerra di
Indipendenza irlandese alle porte e la nota passione politica di Branson,
nessuno sa che futuro verrà riservato alla giovane coppia.
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Estremamente deludente è invece
l'involuzione del Conte di Grantham Robert Crawley(Hugh Bonneville), che
sentendosi inutile per non poter partecipare attivamente al conflitto
attraversa una fastidiosa crisi di mezza età, destinata a culminare nella
fugace relazione con una nuova giovane cameriera.
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Una certa insoddisfazione si lega anche al bellissimo personaggio di Mr Lang(Cal Macaninch), temporaneo valletto di Lord Grantham tormentato da terrificanti ricordi bellici, archiviato troppo in fretta in favore della più stereotipata cameriera Ethel( Amy Nuttall), ragazza madre in difficoltà ma decisa ad ogni costo a tenere con sé il proprio bambino.
Nonostante le brusche scivolate
poco inclini a un raffinato period drama( la guarigione miracolosa di Matthew,
la moglie cattivissima di Bates e soprattutto la resurrezione, gestita davvero
con poco tatto, del defunto cugino Patrick), Downton Abbey continua a essere
uno show dalle potenzialità straordinarie, coro polifonico capace di riunire insieme
voci diversissime fra loro in modo unico e irripetibile: stavolta l'armonia è
stata messa alla prova da alcune stonature, ma la melodia finale rimane
talmente potente che non possiamo fare a meno di perdonarle.
i do have to learn some italian one of these days
RispondiEliminaat any rate, here's to Season 3!