mercoledì 15 gennaio 2014

Sherlock 3x03: His Last Vow




Certi personaggi di finzione riescono ad essere sé stessi solo rimanendo immutabili, altri trovano la forza di rischiare affidando alla clemenza del pubblico una diversa versione della storia, altrettanto degna di essere raccontata: che il cuore della terza serie di Sherlock fosse un indagine a tutto tondo sull'incredibile evoluzione del suo protagonista era ormai evidente, ma His Last Vow ha definitivamente confermato quanto il percorso dell'Uomo sia sempre stato molto più interessante e straordinario di quello del Detective.



La ricetta è quella di Steven Moffat, noto per i suoi devastanti e imprevedibili plot twist e qui destinato a superarsi in un estenuante scalata psicologica ed emotiva che svela tutte le debolezze dei giocatori, lasciandoli soli e crudelmente scoperti di fronte ai propri demoni.

"Do you feel a creeping, shrinking sensation, Watson, when you stand before the serpents in the Zoo and see the slithery, gliding, venomous creatures, with their deadly eyes and wicked, flattened faces? Well, that's how Milverton impresses me. I've had to do with fifty murderers in my career, but the worst of them never gave me the repulsion which I have for this fellow. "( Arthur Conan Doyle, The Adventure of Charles Augustus Milverton)


Chi sentiva la mancanza di una maggiore fedeltà
al Canone troverà pane per
 i suoi denti: con le giuste strizzate d'occhio alla modernità e maggiore ricchezza d'intreccio,
lo scontro con Charles Augustus Magnussen(Milverton sulla carta), magnate della stampa che avvelena le vite altrui usando le pagine delle rotocalchi come una lama affilata, viene ripreso in modo quasi speculare e trova in Lars Mikkelsen un villain talmente viscido e repellente da non meritare, a differenza dell'iconico Moriarty, il prezioso rispetto di Holmes.

Mentre i grandi Blockbuster inseguono cliffhanger da serie tv, Sherlock è la prova di come per un prodotto pensato per il piccolo schermo sia sempre più facile raggiungere il grande cinema, diventando fra blandi riferimenti all'Inception di Nolan e persino a Citizen Kane (REDBEARD) uno spettacolo indimenticabile: non è la prima volta che ci viene dato accesso al famigerato Mind Palace Holmesiano, ma mai avevamo visto uno Sherlock così vulnerabile e stremato aprirci le porte sugli abissi più profondi della sua coscienza, aggrapparsi a felici ricordi d'infanzia per trovare conforto e in fine lasciarsi quasi sopraffare, nel fallito tentativo di controllare le sue ormai fortissime emozioni, da un desiderio di morte che si porti via il tutto il dolore e la sofferenza e che era sempre rimasto lì, rinchiuso in una cella insieme alle sue peggiori paure; uno Sherlock che accettata finalmente la sua umanità si fa piccolo e indifeso come un bambino, costretto a cadere e a lottare per rialzarsi con le unghie e con i denti, stavolta senza trucchi e senza inganni, guidato solo da un'amicizia che si rivela più forte di tutto.

La prova rabbiosa di Benedict Cumberbatch è da far tremare i polsi, ma Martin Freeman non è da meno riuscendo a urlare la disperazione di John, carattere complesso e contraddittorio tanto quanto Sherlock, in un unico devastante sguardo di biasimo.

La scelta di stemperare la tensione drammatica dell'episodio con un finale ironico e spiazzante è un bluff ben costruito e del tutto in sintonia con l'ironia spietata di Moffat, ma non la cosa più importante: ciò che conta è che il gioco non è ancora finito è che Sherlock Holmes e John Watson sono ancora qui, trasformati e resi migliori dalla loro indistruttibile amicizia, pronti a uscire di nuovo dalle pagine di Doyle e a riprendere la partita.

Leggi su Cinefilos/serietv: Sherlock 3×03 recensione dell’episodio con Benedict Cumberbatch





Note:

1) Avendo letto i libri avevo un'idea molto precisa di cosa sarebbe accaduto in quest'episodio, ma Moffat ha completamente smentito ogni mia teoria. THANK YOU MOFF, THIS IS MUCH BETTER.
2)Vogliamo parlare di Amanda Abbington? Ha portato il personaggio di Mary in territori che la sua controparte cartacea non avrebbe mai sognato. Perfetta.
3)"A Dragon's slayer. Is that what you think of me?" ( un velato riferimento del Moff a Smaug The Dragon?)
4)Che ci facevano i genitori di Sherlock e Mycroft in OKLAHOMA? (un velato riferimento del Moff ad August Osage County?)
5)"You know what happened to the other one". WHAT?
6)Non credo che Voisapetechi tornerà veramente, ma solo che sia stata una burla del Moff. In ogni caso we'll wait and see.
7) Riferimenti al canone nascosti in bella vista:
A) Il travestimento di Sherlock all'inizio dell'episodio (The Man with the Twisted Lip);
B) A.G.R.A., le vere iniziali di Mary( The Sign of Four).




5 commenti:

  1. Eccomi qui a leggerti e devo dire che mi trovi perfettamente d'accordo,perché siamo arrivate alle stesse conclusioni...solo che io ho fatto un discorso più sconclusionato!XD
    Spero di leggerti presto e ancora e sei sempre la benvenuta su Cineclan! :D

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    1. Thank you so much! Tornerò sicuramente, anche tu sei la benvenuta :D

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  2. L'ho rivista venerdì sera in replica su BbcThree.
    Se la prima visione mi aveva fatto contorcere lo stomaco perché era un susseguirsi di colpi uno dietro l'altro (il ritmo dell'episodio è a mio avviso incalzante, figurati ho realizzato solo vedendola su bbc iplayer che la scena nelle empty houses avviene intorno al cinquantesimo minuto...), durante la seconda mi sono focalizzata di più sui dettagli e sulle singole parti e sono rimasta estasiata. E' scritta benissimo, plauso a Moffat davvero.
    Anche se la voglia di mandarlo a quel paese per come ci trolla c'è sempre.
    x

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    1. per me è davvero il miglior episodio della serie. Probabilmente Reichenbach era più equilibrato, ma con riguardo al percorso emotivo dei personaggi ( anche di John, non solo di Sherlock) questa passa dritta dritta in testa alla classifica. SEMPLICEMENTE GRANDIOSA.

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    2. Un amico che lavora(va) nel campo degli audiovisivi mi diceva quanto la terza serie sia impeccabile anche tecnicamente. Quando si dice spendere bene il canone TV :D

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