mercoledì 2 marzo 2011

Tangled


" This is the story of how I died. Don't worry, this is actually a very fun story. And the truth is, it isn't even mine.This is the story of a girl named, Rapunzel. And it starts, with the sun." ( Flynn )
 
C'era una volta in un tempo molto molto lontano, un potente mago di nome Walt Disney: dotato di grande immaginazione e sensibilità, lo stregone aveva l'incredibile potere di infondere nuova vita a personaggi noti nell'immaginario infantile, protagonisti di fiabe istruttive ed edificanti ma spesso inquietanti e poco delicate, a volte troppo per essere raccontate ai bambini senza turbamenti; grande creatore di sogni, lo zio Walt incantava i personaggi e li guidava verso un fantastico viaggio di musiche e colori, amore e amicizia, in un' estenuante lotta fra bene e male destinata a concludersi "happily ever after " .
La prima principessa della storia a essere colpita dalla magia fu Biancaneve, che nel 1937 incantò pubblico e critica, anche i più acerrimi detrattori che l'avevano definita "la follia" di Disney ( considerando l’ostinazione nell’impossibile progetto che lo portò addirittura a ipotecare la sua casa per coprirne i costi  ) .
Gli anni passarono e il creatore di sogni purtroppo morì, ma il suo spirito e il suo nome continuarono a vivere in quelle pellicole d'animazione che hanno plasmato per sempre l'immaginario collettivo di grandi e piccini: sinonimo di genuinità e qualità, i film Disney hanno costruito nel tempo una tradizione e un impero che sembravano inossidabili, forti di un'aspettativa che ogni anno puntualmente ci portava al cinema in attesa di riempirci gli occhi di meraviglie visive e buoni sentimenti.
Un giorno però, qualcosa si è spezzato: altri concorrenti hanno cominciato a farsi strada, proponendo possibili alternative e la creatività di casa Disney, forse provata dai tanti anni di attività e dalle difficoltà di trovare nuove storie, ha iniziato a smarrirsi a rischio di capitolare: l'arrivo della tecnologia digitale come forma prima alternativa, poi praticamente esclusiva per l’animazione, ha fatto guadagnare lustro alla DreamWorks e alla neonata Pixar(che pur essendo divenuta in seguito partner della Disney lavora chiaramente secondo proprie linee ), che combinando le grandi possibilità della computer grafica con potenti sceneggiature hanno lasciato ben poco spazio alla Walt Disney Pictures per trovare il proprio posto negli anni 00'. Quale pellicola avrebbe mai potuto restituire il prestigio perduto? Sembrava quasi impossibile eppure la vittoria è di "tangled"(trasformato semplicemente in "Rapunzel, l’intreccio della torre" per il mercato italiano ) .

Per un lavoro che aveva l'ingrato impegno di essere il cinquantesimo lungometraggio secondo il canone ufficiale, la fiaba di Raperonzolo viene epurata di tutti i suoi elementi più inquietanti e incongruenti (raperonzoli compresi) per inserirsi perfettamente in contesti più familiari: dopo l'esperienza de "la principessa e il ranocchio", affascinante ritorno alle vecchie tecniche di disegno purtroppo carente di ritmo ed emozione, il passaggio alla CGI era quasi inevitabile e molti potrebbero giudicarlo come la sconfitta definitiva, ma quando il risultato è così strabiliante e incantevole si può solo gioire e festeggiare per un ritorno di grazia tanto sperato e atteso: con la regia di Nathan Greno e Byron Howard (Bolt , Mulan , Koda fratello orso ) grazie anche ai consigli e alle direttive di John Lasseter ( storico nome della Pixar ), la Disney impara la lezione senza però smarrire sé stessa: supportandosi di una sceneggiatura "classica" che riacquista fiducia nelle capacità di quelle principesse che da tanto tempo erano state dimenticate, Rapunzel condisce la ricetta con un po' di sana ironia, prendendo in giro i suoi stessi meccanismi senza però ridicolizzarli ( l'esperienza di "come d'incanto", misto animazione e live action assolutamente riuscito, ha certamente insegnato a casa Disney a imparare a ridere delle sue divinità), regalandoci protagonisti svecchiati dal ruolo impostogli dai fratelli Grimm e nei quali diventa facile identificare sorrisi e paure di ieri e di oggi, citando oltretutto più volte le momenti indimenticabili del suo repertorio.

Fra i tanti riferimenti velati alcuni si fanno più evidenti: la locanda in allegria non può non ricordare quella de " la bella e la bestia ", le architetture del regno del Sole riprendono di certo quelle del castello di Cenerentola, la curiosità di Rapunzel durante la visita al villaggio e la suggestiva scena delle lanterne nel cielo che i protagonisti ammirano in barca sul lago sono chiaramente ispirate alla "Sirenetta", il protagonista maschile Flynn Rider, oltre a scherzare sulla galanteria e il fascino di Erroll Flynn (storico interprete di Robin Hood), prende da “Aladdin” alcuni atteggiamenti e sorrisi (oltre che per le parti cantate il doppiaggio di Massimiliano Alto ) e la spettacolare sequenza della diga ( pur non di Disneyana memoria ) non può non ricordare “Indiana Jones”.

In ogni caso, fra tutti i lavori omaggiati forse il più eclatante per ovvie ragioni di plot è "il gobbo di Notre Dame " che sembra quasi correre su un binario parallelo: con lui la dolce Rapunzel condivide grande creatività e passione per vita che si esprimono attraverso doti artistiche e non solo. Prigionieri in un gabbia dorata e dimenticata il loro più grande desiderio è andare a vedere il mondo  non per realizzare chissà quali eroiche imprese ma semplicemente per essere parte di un evento straordinario che hanno osservato da lontano per tutta la vita, qualcosa che per il loro cuore di adolescenti è diventato più importante di ogni altra (la festa dei folli per Quasimodo, la scia luminosa delle lanterne per la nostra protagonista ) contro le minacce di una figura loro vicina che li terrorizza con racconti di un'umanità malvagia e senza pietà.


 Distrutti da una cocente delusione, sia Quasimodo che Rapunzel ritornano di nuovo nel loro rifugio-prigione, riflettendo su quanto fossero stati in torto ("avevi ragione su tutto" è una battuta che viene ripetuta praticamente con le stesse parole da entrambi al cattivo di turno ), per poi rendersi conto della verità e affrontare il male che tenterà di combatterli con un pugnale prima che il lieto fine possa finalmente trionfare.

Nonostante questi ovvi punti di contatto, la nuova pellicola della Disney prende comunque un'altra direzione di per sé estremamente inquietante: se per Quasimodo l'ostacolo da vincere non è soltanto la paura generata da Frollo ma quella della repulsione che gli altri possano provare per la sua diversità, nel caso di Rapunzel a impedirle di uscire è soprattutto il terrore di disubbidire a quella che lei crede essere sua madre; Madre Gothel, simile a Cher nella magnetica fisionomia e nella voluminosa permanente dei suoi ricci neri è priva di qualsiasi potere magico o maledizione, ma nel crescere la giovane come una figlia solo per potersi mantenere eternamente giovane realizza il suo miglior sortilegio in un raffinato uso di ipocrisia e menzogne, dissimulando abilmente i suoi sentimenti in realtà inesistenti.

Sorprendente lo smarrimento che questa cattiva moderna e ossessionata dall'età riesce a creare nello spettatore, che per buona parte del tempo finisce per dimenticarsi che sia lei il personaggio negativo della storia anche se come tale viene introdotto nel prologo (forse uno dei migliori villains dell'intero pianeta Disney )per dare fiducia a una madre devota che finge il suo amore con una naturalezza e una spontaneità davvero spaventose; finché, dietro dichiarazioni di amore smisurato e baci e carezze materne si rivela, lì dietro l'angolo, una frase o un commento cattivo e denigratorio, una stoccata sottile come uno stiletto per sottolineare l'inadeguatezza, l'inconsistenza e l'inutilità della povera ragazza apparentemente detta per scherzo ma pur sempre proveniente dall'unica madre che Rapunzel abbia mai conosciuto. Ci può essere paura più terrorizzante che quella di non essere amati dai propri genitori?

Ciononostante, Rapunzel sembra nutrire per lei sincero affetto e dedizione, che consentono di far emergere quegli aspetti del suo carattere che la rendono un personaggio incredibilmente realistico: vivace, allegra e spensierata e ben lontana dall’essere la solita fanciulla in pericolo che attende un salvatore, la giovane è totalmente terrorizzata al pensiero di disubbidire, come ogni ragazzo che vorrebbe trovare il coraggio di lasciare il nido ma è intrappolato ( o intrecciato secondo il titolo originale “ tangled ” ) da una famiglia iperprotettiva; la lotta interiore fra il rimorso per la fuga e la felicità per la grande avventura dà vita a uno dei momenti più divertenti dell'intera pellicola proprio per la freschezza e la spontaneità di questa continua volubilità di cui molte altre "colleghe", prese dai loro doveri e dai loro obiettivi, erano completamente prive .

Assolutamente spassosi i personaggi che armata di padella e lunghi capelli incontra sul suo cammino, con animali non parlanti come da tradizione ma forse per questo ancor più irresistibili: il camaleonte Pascal, con le sue smorfie e le sue occhiate di ammonimento, Maximus il cavallo reale col fiuto di un segugio votato a combattere il crimine con un debole per le mele buone e saporite ( a patto che siano state comprate e pagate secondo la legge ), il brigante della taverna che invece di terrorizzare voleva soltanto realizzare il proprio sogno di essere un grande pianista e i corpulenti Fratelli Stabbington che già nel nome nascono tutta la loro determinazione e caparbietà nell’inseguire il bottino perduto (richiama facile assonanza con l’inglese “stubborn”che significa testardo ).
Senza dimenticare naturalmente, il bel Flynn Rider (all'anagrafe Eugene Fitzerbert )che con il suo omonimo di cinematografica memoria condivide una certa propensione ai furti anche se per donare unicamente a sé stesso e che si innamora della protagonista dopo averne approfondito la conoscenza e amato lo spirito; il “lo sguardo che conquista“ che tanto era stato utile ai suoi "colleghi " principi di rango in calzamaglia che così avevano fatto scattare istantanei colpi di fulmine senza nemmeno scambiare una parola con la loro pulzella, qui è sufficiente soltanto a fargli guadagnare una padellata in testa: era tempo di provare altre strade.


Come in ogni Cartoon Disney che voglia definirsi tale, i momenti musicali sono fondamentali e chiamare al timone lo storico Alan Menken (detentore del record di vincitore di ben 8 premi Oscar ) non poteva che rivelarsi una scommessa vinta: certo non siamo ai briosi livelli raggiunti in passato (che però secondo i più critici si erano già iniziati a smarrire nel 91' dopo la morte dello storico collaboratore e paroliere Howard Ashman ), ma le canzoni sono comunque orecchiabili e alcune sono davvero elettrizzanti ( provate a stare fermi sulla poltrona durante la scena della danza del regno …); resta sempre l' eterno problema della traduzione dei testi in italiano, che continua a essere piuttosto discutibile ma considerando l'ovvio target di pubblico è effettivamente eccessivo nonché impossibile chiedere qualcosa di diverso a uno spettatore che non solo si stancherebbe subito di leggere i sottotitoli ma probabilmente nemmeno sarebbe capace di farlo data la sua giovanissima età.


Unica solita pecca che condivide ormai con buona parte delle uscite di questi ultimi due anni è l'uso del 3D, che se non altro ha qui il merito di conferire profondità, ma sacrificando come al solito la luminosità dei colori che meritavano davvero di essere contemplati in tutta la loro brillantezza.
Nulla da dire dunque sulla qualità dell'animazione digitale se non per fare una lunga, lunghissima standing ovation: sfumature pastello rosa, verde e azzurro governano un mondo incantato dove ogni dettaglio è curato alla perfezione, dal più piccolo fiore al più sottile riflesso dei biondi capelli fino alla fantastica scena della diga che ci getta addosso ben 87 milioni di litri di acqua virtuale.
Il character design morbido e non troppo spigoloso facilmente potrebbe essere adattato all'animazione vecchio stile  delineando personaggi dagli occhi lucidi e profondi capaci di celare amore, odio e lacrime, quando proprio in una lacrima batte il cuore di questo piccolo gioiello: quella che il re, dopo quasi 18 anni di separazione dalla figlia perduta, non riesce a trattenere per la disperazione davanti alla regina prima di accendere le lanterne della speranza. Pochi secondi quindi, per consacrare “tangled” come un trionfale ritorno per la Walt Disney Pictures.

4 commenti:

  1. Non sono riuscita ad andarlo a vedere, ma mi incuriosisce molto!

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  2. per me che che sono cresciuta a pane e Disney è assolutamente adorabile!ogni tanto ci vuole una serata di serenità e ottimismo ^^

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  3. Alessia! Ho visto questo film pochi giorni fa e mi è piaciuto davvero tanto! Una cosa che ho amato moltissimo (molto cinefila, lo ammetto) è che i genitori della nostra protagonista, re e regina del Regno del Sole non parlano MAI! Non una parola, giusto qualche gemito o sospiro; tutta la loro espressività è affidata ad una mimica facciale assolutamente superba e alla profondità che gli animatori sono riusciti a conferire al loro sguardo.

    Se devo essere sincero la cosa che mi è piaciuta meno è la scena del crollo della diga; l'acqua non è simulata come dovrebbe (sì lo so, shame on me che mi fisso su queste cose), sembra più un fluido viscoso, non molto realistico (scelta stilistica? Non lo so, concedo il beneficio del dubbio); per fare un raffronto pratico non c'è paragone con le sequenze di Brave dove oltre a sbavare per i capelli di Merida (ma lo ammetto, anche quelli di raperonzolo non sono affatto male) ci si sofferma anche a osservare il realismo della cascata o del mare.

    Ah, piccola curiosità Tangled è stato il film d'animazione più costoso mai realizzato dalla Disney fino a quel momento, con un budget di circa 260 milioni di dollari (ben spesi se mi permettete).

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    1. Rapunzel è un film assolutamente delizioso! Concordo con te, anch'io avevo notato il particolare legato ai genitori, soprattutto al re che senza dire una parola con i soli occhi lucidi e tristi riesce a dirci tantissimo... visivamente è una meraviglia con quei colori, ovviamente brave nella tecnica è più avanti, ma pochi anni a livello tecnico possono fare moltissimo...ma è comunque uno dei migliori disney ( disney non pixar eh) degli ultimi tempi <3

      grazie per il commento!! :)

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