sabato 31 dicembre 2016

Goodbye 2016: la top 20 e qualche allegra riflessione


Puntuale come sempre arriva San Silvestro e il tempo dei bilanci di fine anno: che dire di questo 2016? Non è stato un anno sensazionale e pieno di soddisfazioni, ma considerando l'annus horribilis che era stato il 2015 io me stessa e me non staremo troppo lì a lamentarci: ogni anno porta con sé il suo ben vagone di lacrime e rabbia, ma anche di belle giornate, occhi sorridenti e ore spensierate, degli amici e degli amori che ci sono e che resistono ai maremoti, frammenti di vita che dobbiamo cercare di non perderci per strada quando lo schermo si annerisce e tutto non va. Auguri or dunque, di un 2017 che possa portare a tutti fortuna e gloria, o quantomeno qualche pezzetto di serenità, sparso un po' qui e un po' là, per colorare la nostra complessissima tela.

Ora bando ai convenevoli e passiamo ai classificoni, faticosissimi da preparare e divertentissimi da insultare: quest'anno sono riuscita miracolosamente a mettere insieme una bella top 20 e considerando che in via non ufficiale è già stata insultata a più riprese direi che è venuta davvero bene! :P Mancano molti titoli fondamentali che per ragioni varie ed eventuali non sono stati più recuperati per mancanza di tempo o voglia, mentre altri ancora sono rimasti fuori perchè per quanto very nice non mi hanno travolto a sufficienza da entrare nelle prime 20 (e non avendo abbastanza posizioni per una top 30 me sò dovuta arrendere, succede).
Avvertenza: troverete SOLO film usciti in Italia nel 2016 perchè da spettatrice ordinaria lo ritengo un modo più corretto di procedere e poi perchè senza un criterio si rischia di perdersi leggermente di casa. Lasciando indietro tante, troppe bozze mai completate che confidiamo di ultimare un giorno o l'altro, la speranza è che il prossimo anno si riesca a vedere di più, a leggere di più e soprattutto a scrivere di più.

PS: No, Civil War e Batman vs Superman non ci sono perchè non mi sono piaciuti, a differenza di Lo chiamavano Jeeg Robot e Doctor Strange che invece erano solo un po' sotto nel gradimento della top 20. 

Pronti con gli insulti? Ok, buon divertimento e buon anno a tutti!

mercoledì 28 dicembre 2016

Vikings 4x14: in the uncertain hour before the morning


Intrighi di corte, passioni e vendette sono sempre stati parte integrante del plot di Vikings sin dalla prima stagione, ma il moltiplicarsi dei differenti fronti seguiti dalla serie e la scelta di raddoppiare il numero degli episodi scelti hanno inevitabilmente favorito la tendenza alla dispersione perdendo spesso di vista ciò che rendeva davvero bella la serie di Michael Hirst: la scoperta dello spirito del popolo vichingo in tutte le sue tradizioni e contraddizioni, ritrovata finalmente dopo tanto tempo in questo episodio dal titolo "in the uncertain hour before the morning".

domenica 18 dicembre 2016

Vikings 4x13: two journeys


Con le nuove generazioni che avanzano pensavamo che il tempo delle gesta di Ragnar, Rollo e Lagertha stesse ormai giungendo al termine, ma sembra che la seconda metà della quarta stagione di Vikings non abbia ancora intenzione di mettere da parte i suoi protagonisti più affascinanti, cercando nuovi modi per tenerli al centro dell'azione a dispetto dei tanti anni di tradimenti, passioni e battaglie trascorsi dalla prima grande visione di Ragnar Lothbrok.

martedì 13 dicembre 2016

Matt Smith: breve storia di un signore del tempo



Alto, magro, zigomi taglienti e occhi sottili, un volto che sembra mischiare presunzione, riservatezza, ingenuità e tenerezza tutte britanniche: in questi giorni su Netflix nel ruolo di un giovane Principe Filippo nello splendido The Crown firmato da Peter Morgan, Matt Smith è uno di quegli attori inglesi di pregio riusciti nell'impresa di trovare la notorietà grazie a un ruolo di primo piano in una serie BBC, trampolino di lancio per spiccare il volo e fare conoscere la promessa del proprio talento senza mai timore di cimentarsi in nuovi e spigolosi progetti.

venerdì 9 dicembre 2016

Vikings 4x12: The Vision


Dimostrare il proprio valore dinanzi agli dei, dinanzi alla famiglia, dinanzi al proprio popolo, perchè nella società vichinga non c'è spazio per la debolezza e il fallimento: il nuovo episodio di Vikings the vision non lascia altra scelta ai personaggi che di mettersi in gioco e tentare di nuovo la propria fortuna, sfidando sè stessi e i propri limiti, per non soccombere. 

Il primo ad essere messo alla prova è nuovamente Re Ragnar, che ormai ridotto all'ombra di sè stesso vaga per Kattegat mendicando uomini che lo aiutino a tornare in Inghilterra per vendicarsi della perdita della Colonia; nessuno sembra più intenzionato ad ascoltarlo, nessuno ha dimenticato il dispendio inutile di vite umane che le imprese inglesi e parigine hanno causato, nessuno sembra disposto a ridargli fiducia e a riscattare quella luce di conquista e conoscenza che un tempo animava i suoi occhi: è largamente sottinteso che il personaggio di Travis Fimmel sia ormai in declino e che il futuro appartenga ai numerosi figli maschi che sin da ora non si risparmiano in conflitti e ambizione, ma Re Ragnar non ha intenzione di arrendersi a sè stesso e riesce a organizzare una nuova spedizione promettendo le ricchezze e il riscatto da tempo perduti. 

martedì 6 dicembre 2016

Marguerite et Julien


"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense."
(Inferno, Canto Quinto)

Storie di un amore efferato che si sporca le mani di una passione incontenibile, storie di un amore che fugge nel buio della notte osteggiato dalla famiglia e dal fato, contro perfidi rivali e un mondo in tumulto incapace di capire e di perdonare, storie di un amore votato alla morte sin dalla sua nascita che pretende tutto e non risparmia niente mischiando la realtà alla leggenda, la fiaba al mito, passato e presente: se ogni generazione ha i suoi Romeo e Giulietta e Paolo e Francesca, la regista francese Valerie Donzelli (La Guerra è dichiarata) aggiunge alla rosa degli amanti impossibili tanto favoriti da cinema e letteratura anche Marguerite e Julien, andati incontro alla peggiore delle morti nel lontano 1603 e tristemente dimenticati da poeti e menestrelli.

venerdì 2 dicembre 2016

Vikings 4x11: The Outsider

Chi vuole essere re? Chi fra i numerosi figli maschi di Ragnar Lothbrook avrà il coraggio di raccogliere il fardello della corona? Vikings ricomincia lì dove l'avevamo lasciato, con un secondo ciclo di episodi che dovrebbe secondo le più favorevoli previsioni dare una sterzata alla storia dei tre regni di Danimarca, Wessex e Francia, sofferente di diversi punti di stallo nel primo arco visto in primavera. 

La tensione che regna a Kattegat non esplode almeno per il momento in nessuna palese sfida all'autorità di Ragnar: Ubbe, il maggiore dei figli di Aslaug e il più somigliante al padre (un applauso ai direttori del casting) sembra all'inizio prendere la spada del comando, ma l'affetto nei confronti del padre ha il sopravvento. Dei numerosi figli di Ragnar ad attirare maggiormente la nostra attenzione e a promettere grandi cose è senza dubbio Ivan il Senz'ossa, spirito ribelle e profondamente pagano, cresciuto per essere un perfetto vichingo e affetto da una condizione che gli impedisce (almeno per il momento, considerando ciò che narrano storia e leggenda) di essere un vero guerriero e un vero uomo, ma non di covare una grande sete di sangue, gloria e vendetta.

giovedì 1 dicembre 2016

Nocturnal Animals


"When you love someone, you have to be careful with it. You might never get it again."

Raffinatezza, eleganza, ordine formale e compositivo, passione viscerale: i fattori che determinano l'equazione del cinema di Tom Ford, contraddittoria all'apparenza eppure confezionata alla perfezione come un costoso completo firmato, a distanza di 7 sette anni dallo splendido a Single Man tornano a decretare il successo del regista (e stilista, fattore di importanza apicale) con Animali Notturni (Nocturnal Animals), tratto dal romanzo di Austin Wright Tony e Susan e vincitore del Gran Premio della Giuria all'ultimo Festival di Venezia.

martedì 15 novembre 2016

Victoria



Riempire il vuoto lasciato da Downton Abbey, la serie di Julian Fellowes che ha chiuso i battenti l'anno scorso con un finale gioioso privandoci dell'affetto della famiglia Crawley e di tutti i suoi domestici era un'impresa difficile per il pubblico tanto quanto per il canale britannico ITV, rimasto orfano di uno dei prodotti di maggior successo della sua storia.
Per recuperare una situazione d'emergenza straordinaria occorreva allora l'aiuto di una personalità straordinaria, capace di sposare la propria fragilità e umanità ai canoni del period drama per darci l'opportunità di sognare ad occhi aperti la domenica sera fra balli di corte, intrighi e crinoline: ecco allora arrivare a prendere possesso del suo trono Victoria, la regina che nell'arco di uno dei regni più longevi vantati dalla monarchia britannica (il suo record è stato recentemente battuto dall'attuale Elisabetta II) ha battezzato un'intera Epoca e accompagnato a piccoli passi la transizione del Regno Unito verso la Modernità.

Un periodo ricco di ambivalenze e contraddizioni, che all'autrice del Serial Daisy Goodwyn interessano però relativamente e solo in funzione dei cambiamenti esercitati sulle personalità dei suoi personaggi e più che mai sulla Regina stessa: al centro del racconto regna incontrata la giovanissima Victoria di Hannover, appena diciottenne quando lo Zio William IV muore lasciandole la corona dopo un Regno poco idilliaco e rapidamente archiviato.

lunedì 14 novembre 2016

The Crown



"Uneasy lies the head that wears a crown." (Henry IV, part II, William Shakespeare) 

"La corona deve vincere, deve sempre vincere": non importa quanti sacrifici vengano chiesti alle ambizioni e ai desideri del singolo, non importa quali capacità, inclinazioni o debolezze vadano a definire il carattere di chi sarà suo malgrado chiamato a raccogliere l'eredità del potere; la corona è un'istituzione radicata con secoli di storia che va preservata a qualunque costo e con qualsiasi mezzo, il prestigioso cerchio dorato dove ogni gemma incastonata deve brillare solo ed esclusivamente per servire ad uno scopo più alto.

Mentre la bufera della Brexit ci porta a interrogarci con insistenza sull'indole di un popolo che ha sempre difeso la propria indipendenza e tradizioni con orgoglio e una punta di egoismo non indifferente, Netflix si ritrova fortuitamente a cavalcare l'onda di una britannicità misteriosa e ancora tutta da scoprire con The Crown, serie tv in 10 episodi che racconta i primi anni di Regno di sua Maestà la Regina Elisabetta II: il filtro implacabile e mai indulgente verso i protagonisti è quello della penna di Peter Morgan, già sceneggiatore di The Queen di Stephen Frears e dello spettacolo teatrale The Audience, entrambi dedicati alla Sovrana e interpretati da Helen Mirren.

giovedì 13 ottobre 2016

Cafè Society


"Dreams are … dreams."

"Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita". Prospero chiude La Tempesta di William Shakespeare lasciandoci una malinconica verità che nessun essere umano sarebbe in grado di smentire: la mortalità è un sogno ad occhi aperti che stordisce e incanta, la promessa di una rosa infinita di alternative, possibilità ed incontri in cui la gioventù si tuffa a capofitto ansiosa di assaporare l'ebbrezza di un quotidiano incerto e di un futuro ancora tutto da scoprire, la stessa che ti lascia credere di poter avere il mondo nel palmo di una mano e che le limitazioni e le responsabilità siano pagliuzze fastidiose destinate a ostacolare la visuale di qualcun altro. 
A rallentare la giostra arrivano le scelte e il loro urgente e assoluto bisogno di certezze, il definirsi del quadro che costringe a lasciare indietro ciò che non può entrare nella cornice senza compromettere per sempre l'equilibrio della composizione, la lista di tutte le opportunità abbandonate o perdute che si trasforma prima in rimorso e in fine in nostalgia, per tenere a bada il tormento dei fantasmi delle vite che abbiamo dovuto scegliere di non vivere.

Che dilemma, quest'umanità condannata per sua stessa natura a non poter godere della felicità completa e a dover portare sempre con sé il fardello delle proprie decisioni, di quelli che a farci un film con la giusta quantità di gravitas e drama ne verrebbe fuori un prodotto da Oscar multipli e giù di lacrimoni: coerente coi lietmotiv che attraversano alcuni dei suoi lavori più riusciti (e più amati da chi scrive) Woody Allen preferisce però infondere nel suo ultimo Cafè Society tutta l'amara ironia, la nevrosi e la delicata tenerezza con cui i suoi personaggi, novecenteschi fino al midollo, finiscono spesso per accompagnarsi: protagonisti della storia di un amore e di un mondo che è già un ricordo nelle sfumature ocra della fotografia di Vittorio Storaro, Bobby e Vonnie si incontrano e si innamorano nel posto sbagliato al momento sbagliato e finiscono invischiati nella più classica rete di complicazioni ed equivoci che governa la Commedia della vita, diretta da quel sadico autore anonimo che si diverte a giocare coi nostri sentimenti e a burlarsi delle nostre speranze con un pessimo tempismo; tocca rimboccarsi le maniche ed essere forti, provarci e riprovarci confidando che un giorno finalmente ci azzeccheremo, chiudere gli occhi per un attimo e ritrovare i colori caldi di un semplice ristorante messicano o di un piatto di spaghetti con le polpette, le cartoline di un passato rimasto incompiuto che con mite rassegnazione torniamo a osservare per riempire i vuoti di una vita che non potrà mai bastare a sé stessa.

mercoledì 12 ottobre 2016

Tom Hanks, storia di un brav'uomo alla corte di Hollywood



Chi azzarda paragonarlo a un moderno James Stewart non ha forse tutti i torti: con un curriculum costellato di interpretazioni in cui si impone all'uomo comune di fare appello a tutto il suo coraggio per diventare un eroe invocato a gran voce da circostanze avverse, Tom Hanks è uno di quei attori che tutti potremmo riconoscere in mezzo alla folla e col quale ci fermeremmo a conversare volentieri, rassicurati dalla familiarità del suo volto e da quegli occhi gentili che hanno illuminato tanti personaggi rimasti per sempre nella storia del cinema più vicina al cuore del grande pubblico.

giovedì 8 settembre 2016

Escobar- Paradise Lost




Inutile sperare di trovare in Escobar- Paradise Lost la vera storia del Re del Narcotraffico: a dispetto del titolo e della locandina monopolizzata dall'inquietante sguardo di Benicio Del Toro, il film di Andrea Di Stefano non racconta del dettaglio la vita del Patron preferendo filtrare gli eventi di quegli anni attraverso lo sguardo di Nick, ragazzo canadese arrivato in Colombia per inseguire come molti stranieri il miraggio di luoghi incontaminati e di un'esistenza fuori dagli schemi, innamorato della nipote di Escobar e lentamente abbagliato tanto dal carisma dell'uomo quanto dalla apparente onnipotenza.

lunedì 5 settembre 2016

Novantatrè


Cosa interessante, la memoria: il tempo ti spinge lontano dagli eventi dolcemente, ti lascia credere che la distanza ti regalerà l'obiettività necessaria per riesaminare le carte e dar voce alla verità, quella vera, l'eco che nessuno era più in grado di sentire, coperto dall'urlo della forca invocato a gran voce dal popolo arrabbiato.

Doviziosamente documentato e arricchito dal supporto della stampa dell'epoca e scritto come uno sguardo contemporaneo su un anno di infamia, Novantatrè di Mattia Feltri non mostra alcun timore né remora nell'analizzare gli Eventi di Mani Pulite epurandoli della dorata placcatura che ricopre sempre con orgoglio la Giustizia senza condizioni: un elenco di nomi infinito e impossibile da ricordare si snoda pagina dopo pagina, portando con sè le storie di chi pur con la macchina della sospetta illegalità ha visto la propria reputazione affondare nel fango senza alcuna possibilità di redenzione, affrontare una carcerazione preventiva umiliante e interrogatori disumani che hanno condotto tanti, troppi, dritti fra le braccia della liberazione del suicidio.

mercoledì 10 agosto 2016

Da qualche parte nel mondo



«Facciamo tutti così. Prendiamo desiderio, lussuria, solitudine, attrazione, ossessione, paura, rancore, mancanze e le impacchettiamo tutte insieme, mescolate, mascherate, e ci mettiamo sopra una bella etichetta: AMORE» scandisce le lettere, «ma poi l’amore è un’altra cosa.»

Fino a che punto è giusto farsi influenzare dalla propria simpatia per un personaggio? Leggere un libro è un viaggio che difficilmente si rivela indolore, pronto a trascinarti nel gorgo di un'avventura ignota e a farla tua, per quanto il carattere dell'eroe o dell'eroina di turno possa essere lontano dalla tua visione del mondo e da ciò che per te conta davvero qualcosa; eppure ci sono delle volte in cui non ce la fai e finisci per arrenderti all'evidenza, il personaggio ha un carattere che non riesci a comprendere e si incaponisce nel fare delle scelte che non puoi accettare nemmeno con tutte le attenuanti del caso, tessendo il filo della sua storia egoisticamente incurante del fatto che tu possa o no fermarti un attimo a tifare per lui.

Prima opera di finzione di Chiara Cecilia Santamaria, autrice del famoso blog Ma che Davvero e del libro autobiografico Quello che le Mamme non dicono che dallo stesso blog ha tratto fonte e ispirazione, Da Qualche parte nel mondo ha finito suo malgrado per farmi provare questa indesiderata e scomoda sensazione: pur avendone amato la prosa ricca e la scrittura intensa e profondamente sentita, la storia di Lara non è riuscita a conquistarmi come avevo sperato a causa di una protagonista perennemente concentrata su sè stessa, a ragione di un passato infelice e agitato ma anche di un' indole egoista e respingente forte di un talento innato e mai bisognoso di studio o applicazione alcuna, amato compreso e riverito da tutti alla prima occhiata e adeguatamente indirizzato dalla spinta del personaggio maschile bello e maledetto di turno.

domenica 7 agosto 2016

Outlander, season 2


"Lord, ye gave me a rare woman, and God! I loved her well."

Non importa quanta energia e volontà i più coraggiosi viaggiatori possano investire nell'impresa: il passato non si può cambiare e i punti fissi sulla scala del tempo sono destinati a ripetersi senza pietà alcuna per chi si è suo malgrado trovato ad averli vissuti in prima persona, lottando disperatamente per sopravvivere e non disperdere la propria memoria in quella folla senza volto che ormai zittita abiterà per sempre le pagine dei nostri libri di storia fra l'annotazione di una battaglia e l'altra; Marty McFly non sarebbe troppo d'accordo, ma nella migliore tradizione del genere Outlander non poteva che attenersi alle regole e rispettarle alla lettera, in una seconda stagione che grazie a una maggiore compattezza nella narrazione (non più due tranche divise da una pausa ma un unico ciclo di episodi più breve) e a una maggiore varietà di scenari riesce a rendere giustizia alle vicende dei personaggi pur con l'assoluta certezza di ciò che accadrà.

sabato 23 luglio 2016

Le Petit Prince


"Growing up is not a problem. Forgetting is."


"Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose": un bel problema dover diventare grandi, piombare in un mondo fitto di responsabilità dove vorresti essere finalmente libero di trovare il tuo posto nel mondo e invece tutti si aspettano da te la realizzazione di quel progetto insaziabile in cui nulla sembra essere mai abbastanza, il grande piano di battaglia a cui è opportuno iniziare a lavorare alacremente sin da ragazzini in nome di un futuro che verrà, volenti o nolenti, per inserirci nella grande macchina della vita e del lavoro e chiamarci adulti una volta per tutte. 

La vera tragedia non è però tanto crescere, assecondare il tic tac che trasforma i giorni in anni e gli anni in decenni facendoci abbandonare lentamente le matite colorate e i giocattoli per le cravatte, i tailleur e i daily planner, quanto finire per dimenticare la leggerezza dell'animo fanciullesco che era in noi e che sapeva portarci dovunque, senza bisogno di spiegazioni, in una nuvola di fantasia animata dalla speranza e dalla voglia di fare e di scoprire; la vera tragedia è annichilire nella catena di montaggio e ingrigire piano piano, senza più memoria delle piccole semplici cose meravigliose che ci davano la forza di lottare e di vivere, lasciandosi risucchiare dal sistema senza avere più nulla da donare a noi stessi e agli altri.

Un messaggio che Il Piccolo Principe di Mark Osborne non si cura di sottintendere neanche un po', scegliendo un canovaccio essenziale e collaudato per assicurarsi che gli adulti, seduti accanto ai loro figli e convinti di aver dato loro un film a misura di bambino, abbiano sentito forte e chiaro e si siano fermati ad osservare senza fretta le stelle del cielo almeno qualche minuto dopo la visione.

martedì 12 luglio 2016

Anton.


Ormai sta diventando una triste abitudine: passi lunghi periodi senza scrivere perchè urge portarsi avanti con altre cose più grevie ma necessarie e poi arriva lei, la morte eccellente dinanzi alla quale devi costringerti a fermarti un momento a rimettere insieme i pensieri, per quanto bene abbiano provato a nascondersi. 

Un'altra morte eccellente per questo malinconico 2016, anche se non quanto quelle recentissime di Abbas Kiarostami Michael Cimino, registi fondamentali che però devo confessare non conosco ancora abbastanza per scriverne un panegirico ed essere sinceramente dispiaciuta(si, mi sto già preparando per la walk of shame con la suora rugbista di Game of Thrones): Anton Yelchin se n'è andato via in fretta, ventisette anni finiti in un incidente assurdo che sembra uscito dritto dritto da un film della serie di Final Destination, la promessa di una vita fortunata beffata da una morte annoiata in una domenica di Giugno.


Una carriera ancora acerba, fatta di piccoli ruoli in grosse produzioni come il riavvio del Franchise di Star Trek, dove le sue origini russe avevano aggiunto una punta di gradevolezza in più alla sua performance nei panni di Pavel Chekov, e parecchio cinema indie: non un volto molto conosciuto, non un Heath Ledger che aveva già annunciato la sua grandezza con una prova monumentale in grado di nutrire la leggenda. Perchè allora mi fa così male? Per quello che avrebbe potuto essere e non sarà mai, certo, ma anche per altri motivi molto meno confezionati e assai più egoistici: vedi un film ancora ragazzina e ti capita di identificarti e affezionarti tanto al protagonista, pensi che anche quell'attore bambino con cui ti togli appena qualche anno crescerà e sai che ogni tanto potrai sbirciare nel suo futuro e che lui starà lì, da qualche parte, come te, finchè ogni cosa non finisce accartocciata e asfissiata in pochi spietatissimi minuti, e poi più nulla.


Avevo conosciuto per la prima volta Anton in Cuori in Atlantide di Scott Hicks (2001) e gli avevo voluto bene subito, una testolina riccia dallo sguardo malinconico e dolce nei panni di un ragazzino undicenne con la passione per la fotografia e la forza sovrumana di un'infanzia di cose semplici e grandi sogni, nella monotona Provincia Americana degli anni 60'; un ruolo con cui è impossibile non identificarsi almeno un po' e che mi è rimasto nel cuore (spuntarla contro Sir Anthony Hopkins in così tenera età non era cosa da poco), quello del piccolo Bobby Garfield, proprio come il protagonista di Like Crazy di Drake Doremus, che con ricci più pacati e l'altezza dei vent'anni lo vedeva misurarsi nel 2011 ormai adulto col racconto di un ingestibile amore a distanza.


È vero, personaggi e attore si confondono e non si capisce più dove inizi uno e cominci l'altro, ma in fondo è così quando un amico che non vedi da tanto tempo muore giovane: i ricordi belli che abbiamo si mescolano al resto e ti restano solo i frame migliori, quelli che si è condivisi insieme, ridendo piangendo e facendosi compagnia, laddove si poteva, laddove si doveva, col tempo che rimaneva dalla quotidianità che puntualmente ti trascinava altrove, anche con le migliori intenzioni di restare in contatto e non perdersi mai.


In Cuori In Atlantide il Ted Brautigan di Anthony Hopkins dice che quando si cresce il cuore non può evitare di spezzarsi in due, amareggiato da tutto il dolore e le delusioni che è costretto a vedere e a sopportare: Anton oggi non c'è più e il mio cuore si è spezzato un altro po', lasciando un'altra impronta senza proprietario sul sentiero di chi cresce e corre con te facendoti sentire al sicuro e meno solo per la sola ragione di esistere, molto lontano, da qualche parte.



sabato 7 maggio 2016

Gli anni al contrario


"Bisognava solo che quelle stupidaggini passassero: tutto passava, specialmente la gioventù."


Gli anni al contrario di Nadia Terranova è la prova che per trovare il cuore di una storia e dei suoi protagonisti non occorre macerare la lunghezza di un tomo con fiumi d'inchiostro e scegliere una prosa forbita: figli di due padri agli antipodi per idee ed estrazione ma entrambi vittime in un modo o nell'altro di quella forza irresistibile che porta i genitori a condizionare le scelte di vita del loro stesso sangue, Aurora e Giovanni si conoscono e si innamorano all'Università sognando che lo studio regali loro l'emancipazione dalle famiglie e l'opportunità di fare davvero la differenza; la loro danza è un Valzer instabile che si consuma in fretta, passando dall'azzurrino dell'innamoramento e degli ideali pieni di speranza(mai copertina fu poeticamente più azzeccata) al bianco del matrimonio e al rosa della nascita, con una bambina frutto di un' incoscienza giovanile pronta a farsi guidare dagli imprevisti perché ogni cambiamento ha il sapore dell'ignoto da esplorare e per fare gli adulti ci sarà sempre tempo.

Purtroppo, tutto passa, specialmente la gioventù: il ritmo della danza si fa frenetico e i passi pesanti, come l'amarezza dell'esistenza che tradisce le aspettative e domanda qualcosa che nessun' anima di bambino potrebbe mai accettare per sé stessa, gli anni corrono via uno dietro l'altro annebbiando il sentimento di insoddisfazione e impotenza, mentre Aurora e Giovanni tentano di seguire il ritmo forsennato del tempo finendo per perdere l'equilibrio e cadere, senza trovare mai del tutto la forza di rialzarsi e ripartire.

lunedì 25 aprile 2016

Vikings 4x10: The Last Ship



Il duello finale, lo scontro fratricida, la resa dei conti che attendeva di esplodere sin dalla prima stagione e che trova finalmente una sua risoluzione, se pur momentanea e non sappiamo quanto duratura: il decimo episodio The Vikings intitolato The Last Ship segna l'inizio dello iato che rivedrà la serie riprendere in settembre per rigenerarsi in una linea temporale del tutto inedita, confidando che lo stratagemma del salto temporale possa restituirle nuova linfa com'è consuetudine nel mondo seriale.

giovedì 21 aprile 2016

Vikings 4x09: Death 'll Round


Tanti scenari slegati fra loro, tante pedine schierate che si muovono senza mai allontanarsi troppo dalle rispettive postazioni, tanta carne al fuoco che al momento non riesce ad approdare da nessuna parte e non fa che aumentare il senso di dispersione: vorremmo essere più indulgenti con la quarta stagione di vikings, vicinissima allo iato che la porterà in pausa per alcuni mesi in attesa di consegnarci i dieci episodi decisivi per far maturare il cuore di quest'annata, ma nonostante la consapevolezza che quella che stiamo attraversando sia soltanto una fase preparatoria in attesa di ciò che verrà, rimane un forte rammarico nel testimoniare che la scelta di raddoppiare l'arco narrativo stia nuocendo alla freschezza degli eventi quanto allo sviluppo dei personaggi.

giovedì 14 aprile 2016

Vikings 4x08: Portage

La violenza sul campo di battaglia è sempre stata una costante che in Vikings ha quasi sempre saputo conciliare il gusto dello spettacolo con un sincero avanzamento della trama e della psicologia dei personaggi, ma il dispiegarsi degli eventi nell'ottavo episodio di una quarta stagione ormai vicina al suo iato (dopo il decimo episodio) ci costringe a confrontarci con la repentina conclusione di una serie di trame e sottotrame che dopo averci impegnato a lungo si sono clamorosamente dissolte in un nulla di fatto, dimostrando di servire solo a rimpolpare di ulteriori scenari la leggenda scritta da Ragnar Lothbrok.

sabato 9 aprile 2016

Brooklyn



"You have to think like an American. You'll feel so homesick that you'll want to die, and there's nothing you can do about it apart from endure it. But you will, and it won't kill you. And one day, the sun will come out you might not even notice straight away-it'll be that faint. And then you'll catch yourself thinking about something or someone who has no connection with the past. Someone who's only yours. And you'll realize that this is where your life is."

Ancora gli anni 50', ancora una ragazza desiderosa di trovare la propria strada e di liberarsi della morsa di una società tutta occhi e orecchie, invecchiata malamente fra buon costume e ipocrisia: nella stessa epoca di Therese, vera protagonista dello splendido Carol di Todd Haynes, anche la giovane Eilis Lacey deve affrontare da sola la sfida di una vita imbarcandosi tutta sola sulla nave che la porterà in America, col ricordo della nativa Irlanda riposto al sicuro nel profondo dei suoi grandi occhi verdi insieme all'amore per una sorella maggiore devota da sempre alla sua felicità.

lunedì 4 aprile 2016

Vikings 4x07: The Profit and The Loss



Le navi seguono il sole e viaggiano sempre spedite sul fiume, gli uomini ambiscono ancora al bottino e si buttano a capofitto nell'avventura come degni figli di Odino, ma le cose non sono più com'erano una volta: nel settimo episodio di Vikings intitolato The Profit And The Loss assistiamo all'ennesima dimostrazione di come Ragnar Lothbrok sia ormai un leader stanco e un sognatore disilluso, schiacciato dal peso degli errori commessi e dalla perdita di ciò che amava davvero al punto da cercare rifugio senza tregua nelle sostanze stupefacenti che Yidu, ormai più importante come fornitrice di fiducia che come nuova compagna a cui confidare i propri affanni, ha continuato a procurargli fino a questo momento.

mercoledì 30 marzo 2016

Vikings 4x06: What Might Have Been


Che cosa sarebbe successo se Ragnar Lothbrok non avesse seguito la sua curiosità e la sua irrefrenabile sete di scoperta e avventura? Che cosa sarebbe accaduto se avesse continuato a fare il contadino, devoto a quella moglie lasciata tanti anni e ai figli, ma anche a quell'amico che aveva pagato il prezzo della sua amicizia con una morte violenta? Dubbi laceranti che non hanno voce, ma che si nascondono bene nello sguardo stanco e allucinato di Travis Fimmel, nel sesto episodio di vikings intitolato per l'appunto What might have been.

lunedì 21 marzo 2016

Vikings 4x05: Promised




La notizia del rinnovo di Vikings per una quinta stagione da 20 episodi non ci coglie certo di sorpresa: la serie scritta da Michael Hirst ha successo e continua ad essere molto amata, prima serie originale di History Channel e indiscusso successo di un canale che ha avuto la forza di rischiare con un prodotto in grado di mixare col giusto equilibrio intrigo, avventura e ricostruzione storica: giunti al quinto episodio della quarta stagione non possiamo però evitare di domandarci se la scelta di raddoppiare l'arco della serie sia stata effettivamente saggia, considerando quanto questo stia costando a una lenta progressione degli eventi e del percorso personalissimo dei singoli personaggi.
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