Cosa interessante, la memoria: il tempo ti spinge lontano dagli eventi dolcemente, ti lascia credere che la distanza ti regalerà l'obiettività necessaria per riesaminare le carte e dar voce alla verità, quella vera, l'eco che nessuno era più in grado di sentire, coperto dall'urlo della forca invocato a gran voce dal popolo arrabbiato.
Doviziosamente documentato e arricchito dal supporto della stampa dell'epoca e scritto come uno sguardo contemporaneo su un anno di infamia, Novantatrè di Mattia Feltri non mostra alcun timore né remora nell'analizzare gli Eventi di Mani Pulite epurandoli della dorata placcatura che ricopre sempre con orgoglio la Giustizia senza condizioni: un elenco di nomi infinito e impossibile da ricordare si snoda pagina dopo pagina, portando con sè le storie di chi pur con la macchina della sospetta illegalità ha visto la propria reputazione affondare nel fango senza alcuna possibilità di redenzione, affrontare una carcerazione preventiva umiliante e interrogatori disumani che hanno condotto tanti, troppi, dritti fra le braccia della liberazione del suicidio.
Un quadro generale nettamente diviso fra buoni e cattivi che capovolge le convinzioni dell'opinione pubblica e guarda ai magistrati come a eroi fasulli dalle mani incrostate di sangue, impegnati in una caccia all'uomo divenuta sport nazionale col bene placito dello stato e più occupati a calcare il palcoscenico processuale piuttosto che a ripulire il sistema dalle tangenti tanto vituperate e infestanti: nel tentativo di ritrovare la misura che i Robespierre e i Danton degli anni 90' sembravano aver perso con facilità, Feltri fornisce gli elementi per andare a fondo ma inciampa anch'egli nell'errore di ignorare le sfumature, limitandosi semplicemente a cambiare schieramento; la giostra di politici i cui nomi risuonano ancora oggi per potenza, fascino e placato terrore gira ininterrottamente, attraversa decreti necessari e mai approvati e alza la barra al massimo sull'immagine di uno Stato senza compassione e del tutto assorbito dalla gogna mediatica, ma il desiderio di portare il lettore a trarre le sue conclusioni nel modo più rapido possibile finisce depotenziato da un'esposizione degli eventi non organica e scardinata, priva dell'immediatezza necessaria a coloro che quegli anni non li hanno vissuti o erano ancora troppo piccoli per poterli davvero comprendere.
Per provare ad ascoltare tutte le voci della Storia, Novantatrè di Mattia Feltri rimane una lettura potente e consigliata: il solo rammarico è che il desiderio di fare giustizia e ristabilire una memoria storica pulita e ragionata sia stato offuscato dalla sua stessa purezza d'intenti, troppo difficile da maneggiare quando la barriera fra giusto e sbagliato viene alzata con veemenza tanto tagliente e affilata.
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