venerdì 20 dicembre 2013

The Hunger Games: Catching Fire


"Remember who the real enemy is."

Se c'è una cosa che la Saga di Twilight ci ha insegnato è che la ricetta di un franchise di successo nel panorama young adult dipende da fattori imprevedibili: l'universo di Harry Potter aveva dalla sua scenari fantastici e ricchissimi, trame complesse che alternavano spietati colpi di scena e picchi emotivamente devastanti a uno spettacolo piacevole e divertente, personaggi sfaccettati e sempre dotati di grande umanità nel bene e nel male, ma come le creature nate dalla penna di Stephanie Meyer abbiano potuto conquistare il mondo intero rimane per molti profani che hanno tentato senza successo di trovare una qualche empatia con un prodotto tanto pallido ed insipido un vero mistero.

La fiamma della speranza è stata però nuovamente riaccesa grazie ad Hunger Games, la serie in 3 romanzi scritta da Suzanne Collins che dopo aver scalato le classifiche letterarie ha saputo far suo il Botteghino con un primo capitolo, diretto dall'ottimo Gary Ross, pronto a trascinare nel bel mezzo della soffocante spirale di violenza e ipocrisia del regime di Panem non solo i fan accaniti ma anche spettatori dal palato più disinteressato e sopraffino; diretto con mano esperta da Francis Lawrence (Constantine, I am Legend, Water for Elephants), subentrato alla regia dopo l'abbandono di Ross, pur potendo fare affidamento su un fan base ancor più consolidato il secondo episodio della serie Catching Fire( in italiano La Ragazza di Fuoco) non si adagia sugli allori sfruttando il maggiore budget a disposizione per confezionare un film di ottima fattura, in grado di camminare ben saldo sulla strada già egregiamente tracciata dal suo predecessore senza smarrirsi nelle logiche commerciali del franchise.


Dopo l'azzardosa manovra che li aveva entrambi incoronati vincitori degli Hunger Games, "La Ragazza di Fuoco"Katniss e il suo innamorato Peeta sono ancora ostaggio di Capitol City, centro del potere ingordo e opulento che tiene in pugno i dodici Distretti della Nazione: anche se la familiarità ormai raggiunta con i luoghi della dittatura del Presidente Snow fa perdere alla cornice parte della crudele magia che ci aveva incantati la prima volta, il mondo postapocalittico creato dalla Collins dà spettacolo di sé stesso rafforzando il legame con la grandezza della Roma imperiale( oltre all'ovvio uso di nomi classici per alcuni personaggi, ci sono la trionfale sfilata dei tributi sulle bighe e persino uno speciale intruglio per vomitare in modo da poter mangiare senza sosta durante un lauto banchetto); il lavoro su costumi e scenografie raggiunge vette a dir poco abbaglianti, dando il meglio nella spettacolare crisalide dell'abito da sposa di Katniss.

Mentre il Tour della vittoria procede nel suo ipocrita circo celebrativo, Katniss e Peeta continuano a recitare la parte degli sfortunati innamorati del distretto 12 per portare a casa la pelle: il pubblico affamato di gossip e dramma attende con ansia che l'augusta coppia sia messa nuovamente alla prova dalle circostanze, le bambine copiano le pettinature di Katniss e sognano di poter andare volontarie ai Giochi proprio come lei, mentre realtà e finzione si confondono non risparmiando sottili stilettate alla smisurata e spesso inquietante ossessione dei fan e giocando con intelligenza sul filo di un'ambiguità ormai divenuta pane quotidiano fra i buoni e i cattivi; la rivoluzione sta già raccogliendo i primi martiri, scelti per diventare il simbolo di una nuova era che non potrà mai arrivare se i liberatori non saranno disposti a sporcarsi le mani e ad essere freddi e spietati tanto quanto il tiranno.

Laddove Hunger Games non aveva il tempo di approfondire i profili degli altri tributi, Catching Fire trascina i vincitori delle precedenti edizioni nell'arena dandoci finalmente la prova che la Guerra contro il Regime non appartiene soltanto alla Ragazza di Fuoco: dall'anziana e malinconia Mags al freschissimo Finnick Odair( Sam Clafin, attore inglese al suo secondo ruolo in un Franchise di grandi dimensioni dopo I Pirati dei Caraibi), dall'audace Joanna Mason( graditissimo il ritorno al cinema di Jena Malone) al brillante inventore Beetee(Jeffrey Wright), tutti hanno una ragione per lottare nell'arena e affrontare gli spaventosi tranelli orditi dalla Capitol per l'edizione della Memoria dei Giochi, in un'ambientazione tropicale infestata da nebbie velenose e bestie assassine degne del mai dimenticato Jumanji con Robin Williams: odiato dai più ma molto apprezzato da chi scrive, l'uso e abuso di camera a mano che aveva contraddistinto l'approccio di Gary Ross alle sequenze di combattimento sparisce in favore di una ripresa pulita e nitida, che viene senza dubbio incoraggiata dalla maggiore e qualitativamente ineccepibile(i capitali sono aumentati e si vede) CGI a disposizione.

Ad Affiancare la splendida e carismatica Katniss di Jennifer Lawrence, capace di passare dalla disperazione e lo smarrimento più neri a un silente urlo di odio con un semplice sguardo, troviamo di nuovo il convincente Peeta Josh Hutcherson e il lievissimo e poco ispirato Gale di Liam Hemsworth: il triangolo c'è e inizia a posizionare i suoi vertici, ma per fortuna il peso degli eventi nefasti e decisamente più interessanti che circondano i nostri ragazzi è tale che c'è davvero poco tempo per indugiare su una scelta d'amore in pura salsa teen drama

Guardando al panorama degli "adulti", conosciamo già la granitica presenza del Presidente Snow ( Donald Sutherland non ha bisogno di presentazioni), ma la vera sorpresa è la Effie Trinket di Elizabeth Banks, che per la prima volta manifesta il suo sincero affetto per Katniss nell'unico modo che la Capitol le ha insegnato, un complimento meramente estetico sulla sposa bellissima che la ragazza sarebbe potuta essere se le autorità non avessero programmato la sua fine; perfetto e da brivido è come previsto l'ingresso nel cast di Philip Seymour Hoffman, chiamato a vestire gli ambigui e accattivanti panni del nuovo stratega Plutarch Heavensbee.

Grazie anche al prezioso contributo di James Newton Howard, che attingendo con chiarezza dalle sonorità dei suoi stessi temi per Il Sesto Senso, Batman Begins e persino l'ultimo capitolo di Harry Potter ( firmato da Alexandre Desplat) non confeziona una soundtrack originale ma fa comunque un eccellente lavoro per le atmosfere del film, Catching Fire porta l'avventura della Ragazza di Fuoco ad un nuovo livello offrendo un intrattenimento intelligente che spinge tutti gli spettatori, più o meno giovani, a una riflessione concreta su come le infezioni che affliggono già in parte il nostro presente potrebbero facilmente degenerare in un incubo distopico.
Pur comprensibile nella serialità di un franchise dall'ampio respiro il finale è forse un po' ingrato nei confronti della compiutezza dell'opera, ma il conto alla Rovescia per la Rivoluzione è già cominciato e il pubblico è ben disposto all'attesa, ora che il canto della Ghiandaia Imitratrice è più forte che mai.

ps:
per quanto speri di poter recuperare quanto prima, non sono una lettrice della Saga di Hunger Games: la recensione qui sopra è stata scritta da non lettrice per cui non posso esprimermi sulla questione della fedeltà alla pagina scritta, che però mi dicono essere stata davvero ammirevole; in compenso ( e in un mondo di spoiler vaganti è un grandissimo risultato) mi sono goduta tutti i colpi di scena( UNO IN PARTICOLARE, DAVVERO PERFETTO) restando incollata alla poltrona fino alla fine.



3 commenti:

  1. il fatto che sulla saga di hunger games siamo d'accordo mi preoccupa alquanto... :)

    ma va bene così, remember who the real enemy is... nel mio caso mr. ford ahah

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    1. eh ma non possiamo sempre farci la Guerra, per quella hai già Mr Ford! ahahahaha :D

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  2. Ancora non l'ho visto! Ed ora sono più curiosa di prima: quale sarà mai il colpo di scena "davvero perfetto"?! ;D

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