sabato 17 febbraio 2018

Three Billboards outside Ebbing, Missouri


"Because through love comes calm, and through calm comes thought. And you need thought to detect stuff sometimes, Jason. It's kinda all you need. You don't even need a gun. And you definitely don't need hate. Hate never solved nothing, but calm did. And thought did. Try it. Try it just for a change. No one'll think you're gay. And if they do, arrest 'em for homophobia! Won't they be surprised! Good luck to you, Jason. You're a decent man, and yeah you've had a run of bad luck, but things are gonna change for you. I can feel it."

Benvenuti a Ebbing, Missouri! Se avete deciso di intraprendere un viaggio on the road per conoscere gli States senza lasciarvi distrarre dal caos brulicante delle città della costa Est, Ebbing è certamente il posto che fa per voi: come resistere a questo delizioso centro abitato dove la vita scorre sempre uguale da generazioni, le casette di legno stanno piantate nel bel mezzo del nulla e non si vede un'anima per miglia a meno che non si sia persa imbucando la statale sbagliata, un luogo ameno dove conigli, scoiattoli e cerbiatti scorrazzano felicemente finchè qualcuno non li ammazza e li trasforma in stufato o bistecca (c'è anche un fornitissimo negozio di souvenir, se volete portarvi via qualche ricordino), mentre gli abitanti si dibattono come animali in gabbia lottando ogni giorno per non impazzire, laddove abbiano avuto la sfortuna di non riuscire ad andarsene, preparandosi a convivere con la spenta desolazione e di ciò che li circonda e che sono diventati per tutto il resto delle loro vite aggrappandosi a qualunque pezzo di felicità disponibile.

Un ritratto decisamente poco idilliaco quello di Three Billboards outside Ebbing Missouri (Tre Manifesti a Ebbing, Missouri), ultima fatica di Martin McDonagh dopo i fasti dell'incredibile In Bruges e Seven Psychopaths, ironico e crudele al punto da strizzare un sorriso fra i denti anche quando non sembrerebbe corretto (aiutato dai contrasti della sempre splendida colonna sonora di Carter Burwell), ma autentico fino in fondo e disposto a mettere le carte in tavola senza zuccherare una realtà che ci fa sempre bene dimenticare: è questo il volto della vera America, il paese che ha votato Trump convinto che avrebbe finalmente dato voce alle sue pretese razziste e bigotte, figlie di un isolamento agorafobico che cresce bene cullato da lande sterminate e vuoti esistenziali.


Un Purgatorio che i personaggi di McDonagh respirano sin dalla nascita e che offre ben poche opportunità di riscatto o scappatoia senza neppure i maledetti cigni che in in Bruges rendevano agrodolce la pena dei due criminali da strapazzo, schiacciati dalla loro povera umanità dinanzi alla bellezza dei luoghi da favola della città belga: Ebbing non è il punto di arrivo di una condanna da espiare, ma il luogo di tortura immanente di chi porta lo stigma di essere nato e cresciuto nel posto sbagliato perchè il codice che ci rende belle o pessime persone è scritto dalle circostanze quanto dal libero arbitrio, ancora più difficile a esercitarsi quanto corroso dal dolore.

É così che si sporca l'archetipo, scollando la patina dolciastra che nella storia di una madre coraggio che lotta contro il sistema per trovare l'assassino della figlia non sarebbe stata una sorpresa, per ritrovare una madre sì coraggiosa e determinata ma altrettanto dura e sgradevole, una vittima che altro non era che una normalissima ragazza scontrosa e sboccata e non un impalpabile santino, uno sceriffo pieno di buone intenzioni ma inconcludente premiato dal destino  con un male infame per la sua rispettabilità e correttezza, mentre al più razzista e disadattato dei poliziotti del distretto è concesso tentare di riscattarsi dalla sua ignoranza anche se con metodi ben lontani da quanto auspicherebbe la società civile; tutti esseri umani imperfetti ne buoni ne cattivi, tutti decisi a fare la loro parte a modo loro nella bizzarra e tragicomica farsa che è la vita e a non rimanere inerti dinanzi all'orrore che la governa e che non risparmia nessuno, nemmeno i padri di famiglia adorati o chi prova davvero a essere buono e gentile per finire deriso e mai compreso: tutti figli del grande cinema di McDonagh.


Oscarometro:
Il duo Frances McDormand/Sam Rockwell è in uno stato di grazia tale che una mancata premiazione sembra inconcepibile. Woody Harrelson meriterebbe altrettanto, ma la prova di Rockwell è un unicum, non si discute. Senza la nomination alla regia la vittoria a miglior film diventa piuttosto difficile, ma mai dire mai, considerando che in un'annata che più che mai ha posto l'accento sulla donna e la sua lotta contro violenze e abusi di potere la sensibilità scatenata dalla trama potrebbe giocare a suo favore. Premiando un grande film, si capisce.

5 commenti:

  1. Che bella recensione! Profonda e appassionata, che però analizza perfettamente il film con un linguaggio e una padronanza stilistica non comuni. Spero di leggerti più spesso, perchè per me è davvero un piacere!

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  2. Grazie a te per questo commento! Fa bene al cuore e all'anima, e soprattutto alla voglia di scrivere :)

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  3. Gran bel film. Oscar più che probabile (anche se la concorrenza di THE SHAPE OF THE WATER renderà incerta la vittoria finale)

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  4. P.S.
    Do you remember ARGO? Anche lì il regista (Affleck) non era tra i nominati...

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  5. è vero non ci avevo pensato! Allora c'è ancora speranza (the shape of water lo devo ancora vedere, ma l'Oscar alla regia è una certezza)

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