martedì 11 ottobre 2011

Nurse Jackie



La Showtime non è una rete che ci va leggera: sempre pronta a confezionare serie smaliziate che fra assassini giustizieri ed famiglie medievali dai crimini efferati diventano il nostro personale guilty pleasure non avrebbe saputo tornare al politically correct nemmeno con il medical drama, genere inflazionato dalla storia televisiva ma egualmente sempreverde: ecco allora entrare in scena Nurse Jackie, trasmesso per l'Italia prima su Sky e dopo su Cielo, nuova e irriverente carta vincente del canale via cavo americano(arrivato alla terza stagione e con una quarta prevista per il prossimo aprile) il cui successo è indubbiamente legato alla capacità di mescolare meccanismi conosciuti in una ricetta non straordinaria ma indubbiamente gustosa.

La più grande novità proposta dal programma è senza dubbio quella di raccontare una figura professionale fondamentale nell'azienda ospedaliera ma largamente tascurata dalla serialità: l'infermiera, sempre in secondo piano e largamente disprezzata in favore dei tormentati medici ha finalmente tutti i riflettori su di sé, seppur il ritratto offerto non possa dirsi granchè idilliaco: lontana dagli intrighi amorosi di Grey's Anatomy, dai toni scanzonati di scrubs e dalle rarissime malattie del Dottor House, l'infermiera Jackie Peyton è stata a ragione soprannominata la figliastra di quest'ultimo a causa del suo pessimo carattere e della sua dipendenza non solo dal famoso Vicodin ma anche da ogni tipo di farmaco che possa essere ingerito, inalato o persino nascosto nelle bustine di dolcificante e nelle scatolette delle mentine. Divisa fra un marito e due figlie nel focolare domestico e frenetiche giornate in ospedale allietate da un amante farmacista che le procura i medicinali per un misterioso e mai verificato mal di schiena, la Jackie di Edie falco è caratterizzata con grande umanità da un'attrice assolutamente impeccabile(a ragione premiata con l'Emmy nel 2010), eppure a differenza di quanto accaduto col testardo medico interpretato da Hugh Laurie è estremante difficile provare quella simpatia che non dovrebbe mai mancare a un protagonista durante il suo percorso: irascibile, presuntuosa e vendicativa ma anche comprensiva e amorevole con i pazienti, questa donna piena di contraddizioni potrebbe darci mille e nessuna spiegazione sull'umana infelicità, ma la verità è che più la storia va avanti e più vorremmo che il suo ingenuo marito Kevin riuscisse finalmente a liberarsi dall'intricato castello di bugie nel quale la moglie lo ha imprigionato e soprattutto che la scoperta avvenisse nel più breve tempo possibile.

Sfilata la fede che le garantisce la libertà, Jackie va al lavoro ogni mattina e porta avanti la sua pesante giornata insieme a un'equipe di caricature che conta di due infermieri gay, una sofisticata dottoressa londinese(Eve Best vista da poco come Wallis Simpson ne il discorso del re), una direttrice sanitaria ossessionata dai costi, un medico pomposo e superficiale con un imbarazzante tick da sindrome di Tourette(il ritorno al colorito di Peter Facinelli  dopo il Carlile Cullen della saga di Twilight) e una dolce allieva infermiera con un camice tutto fiori e coniglietti: perennemente in bilico fra dramma e commedia nera e senza disdegnare amari sorrisi, la serie creata da Evan Dunsky, Liz Brixius e Linda Wallem si ritrova a ereditare da"i Soprano", pluripremiata serie della HBO sulla mafia italoamericana conclusasi nel 2007, non solo una buona fetta del cast(da Edie Falco, indimenticata Carmela Soprano, all'amante farmacista Paul Schulze e Dominic Fumusa nei panni di Kevin Peyton)ma anche la regia di Allen Coulter(recentemente messosi alla prova con "Remember me")e di Steve Buscemi, che per l''occasione porta come guest star il fratello Michael nei panni di un divertente paziente schizofrenico che si crede Dio.

Penalizzata da una narrazione episodica non più lunga di 26 minuti che ruota tutta intorno alla protagonista e poco lascia alle storyline dei singoli pazienti o dei divertenti e strambi colleghi, "nurse Jackie" è una serie che si prende molto tempo per crescere e acquistare interesse, ma che con tutte le sue mancanze e i suoi buchi di sceneggiatura(è mai possibile in tanti anni di onorato servizio il marito non abbia MAI visto l'ospedale di Jackie?)si lascia seguire piacevolmente senza infamia e senza lode: chissà, forse il camice rosa confetto dell'infermiera Zoey è il nostro vero guilty pleasure. 


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