Chi conosce le regole del gioco del troni sa bene che a Westeros Baelor significa morte, caos, guerra e dolore: l'episodio 9 della prima stagione di Game of Thrones, lo stesso splendido episodio colpevole di aver inflitto un colpo pesantissimo al clan degli Stark dominatori di Grande Inverno, ha mischiato le carte e rovesciato il delicatissimo equilibrio che aveva mantenuto in pace i 7 regni aprendo la strada a una guerra inevitabile: tratta dal secondo romanzo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin A Clash of Kings, costretta a muovere molte più pedine sulla scacchiera di Westeros la seconda stagione entra in acque incerte tentando di garantire uno screen time adeguato a tutti i personaggi anche quando non necessario, ma riesce comunque a portare a casa un ottimo risultato grazie alla sempre eccellente qualità della scrittura, delle interpretazioni e di un penultimo episodio enorme più d'ogni altro.
venerdì 29 marzo 2013
Game of Thrones complete series 2
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giovedì 28 marzo 2013
Peculiarly English
"It has been remarked that the peculiarly English habit of self-suppression in matters of the emotion puts the Englishman at a great disadvantage in moments of unusual stresses. In the smaller matters of the general run of life he will be impeccable and not to be moved; but in sudden confrontations of anything but physical dangers he is apt—he is, indeed, almost certain—to go to pieces very badly.
This, at least, was the view of Christopher Tietjens, and he very much dreaded his interview with Lord Port Scatho—because he feared that he must be near breaking point.
In electing to be peculiarly English in habits and in as much of his temperament as he could control—for, though no man can choose the land of his birth or his ancestry, he can, if he have industry and determination, so watch over himself as materially to modify his automatic habits—Tietjens had quite advisedly and of set purpose adopted a habit of behaviour that he considered to be the best in the world for the normal life. If every day and all day long you chatter at high pitch and with the logic and lucidity of the Frenchman; if you shout in self-assertion, with your hat on your stomach, bowing from a stiff spine and by implication threaten all day long to shoot your interlocutor, like the Prussian; if you are as lachrymally emotional as the Italian, or as drily and epigrammatically imbecile over inessentials as the American, you will have a noisy, troublesome and thoughtless society without any of the surface calm that should distinguish the atmosphere of men when they are together. You will never have deep arm-chairs in which to sit for hours in clubs, thinking of nothing at all—or of the off-theory in bowling. On the other hand, in the face of death—except at sea, by fire, railway accident, or accidental drowning in rivers; in the face of madness, passion, dishonour or—and particularly—prolonged mental strain, you will have all the disadvantages of the beginner at any game and may come off very badly indeed. Fortunately death, love, public dishonour and the like are rare occurrences in the life of the average man, so that the great advantage would seem to have lain with English society; at any rate before the later months of the year 1914. Death for man came but once: the danger of death so seldom as to be practically negligible: love of a distracting kind was a disease merely of the weak: public dishonour for persons of position, so great was the hushing-up power of the ruling class and the power of absorption of the remoter Colonies, was practically unknown.
Tietjens found himself now faced by all these things, coming upon him cumulatively and rather suddenly, and he had before him an interview that might cover them all and with a man whom he much respected and very much desired not to hurt."
Ford Madox Ford, Parade's End
Mr Ford, just being very Austenesque at the beginning of a chapter.
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martedì 26 marzo 2013
Black Mirror complete series 2
Il ritorno di una delle penne più graffianti della serialità britannica portava con sé aspettative altissime e anche una buona dose di incertezza: parliamo di Charlie Brooker, che con la prima stagione di Black Mirror era riuscito a concentrare in soli 3 episodi tutto il disordine e l'angoscia di un mondo colpevole di aver venduto la sua anima alla tecnologia, facendolo salire sul banco degli imputati e mettendolo alla prova con quadri più o meno distopici ma decisamente plausibili.
Dopo averci sbattuto in faccia lo spietato rapporto fra mass media e opinione pubblica in the National Anthem, l'ossessione per i talent show e la schiavitù della realtà virtuale in 15 million merits e quella per la condivisione della propria esistenza sulla pubblica piazza dei social network con The entire history of you, per la sua seconda stagione Black Mirror ci mette alla prova con 3 nuovi episodi che sono delle autentiche coltellate al cuore, ma che impegnati a fare la voce grossa inciampano in un tono eccessivamente grottesco e meno coerente rispetto ai precedenti, per quanto egualmente terrorizzante.
aiutatemi col contest per Oz! Oz needs you!
carissimi lettori, bestmovie.it ha indetto un contest per le recensioni de il grande e potente Oz! Il vincitore sarà colui che otterrà più "mi piace" nella pagina corrispondente, potreste aiutarmi? se avete facebook andate a questo link dov'è stata pubblicata la recensione:
Mettete mi piace sulla casellina corrispondente e lasciate il vostro like...in palio c'è il poster autografato del film! mi raccomando il concorso scade il 28 marzo alle 12.00. Grazie mille a tutti!
UPDATE: purtroppo non ho vinto, ma sono arrivata in quinta posizione ( erano vincitrici solo le prime quattro e il primo classificato aveva oltre 1100 likes, impossibile da superare), grazie comunque a tutti per il vostro supporto e il vostro aiuto alla causa! thank you so much!
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sabato 23 marzo 2013
Oz the Great and Powerful
“I'm not the wizard you were expecting, but I may be the wizard you need.”
Da qualche parte oltre l'arcobaleno c'è una terra magica e misteriosa, specchio dell'immaginazione dove la fantasia può correre a briglia sciolta e rendere possibile l'impossibile, riparare i torti e ritrovare ciò che nella realtà si era ormai perduto: dopo essere stato immortalato nell'immaginario collettivo dal film di Victor Fleming del 1939, il meraviglioso mondo di Oz non sembrava destinato a rivedere ancora sul grande schermo data l'ingombrante e iconica presenza del classico con Judy Garland; Return to Oz, primo coraggioso tentativo datato 1985 di riportare in vita l'universo nato dalla penna di L. Frank Baum e ad oggi vero e proprio cult fra gli appassionati, era una meravigliosa e purtroppo sottovalutatissima avventura dark capace di affascinare e sconvolgere i bambini della sua generazione pur lavorando con le limitate tecnologie a suo tempo disponibili, ma dopo il trionfo al botteghino del fiacchissimo Alice in Wonderland di Tim Burton era difficile pensare che la Disney avrebbe rinunciato alla sicura opportunità di battere cassa in favore di sentieri più estremi.
Per avviare una nuova macchina produttiva da un franchise non adeguatamente sfruttato la Disney ha scelto di puntare su Sam Raimi, reduce dalla brusca interruzione della sua trilogia di Spiderman e dal ritorno all'horror con Drag me to Hell affinché riportasse in sala Oz e tutti i suoi abitanti: al fine di evitare scontri ideologici e legali, il grande e potente Oz(Oz The Great and The Poweful) preferisce però lasciare in Kansas Dorothy Gale per risucchiare nel tornado la mongolfiera di Oscar Diggs, mago da strapazzo in una fiera di paese destinato secondo un'antica profezia a salvare il Regno dalla tirannia di una perfida strega e a diventare re.
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giovedì 21 marzo 2013
Lincoln
"Many forms of Government have been tried, and will be tried in this world of sin and woe. No one pretends that democracy is perfect or all-wise. Indeed, it has been said that democracy is the worst form of Government except all those other forms that have been tried from time to time."
(Winston Churchill)
La memoria degli uomini che hanno fatto la storia è scolpita nella pietra: eterna e immutabile viaggia attraverso il tempo finendo spesso per sfiorare la leggenda, adombrare le ragioni degli sconfitti ed esaltare quelle dei vincitori, nel bene e nel male gli unici chiamati a decidere ciò che il mondo dovrà ricordare; anche Abraham Lincoln, uno dei presidenti più amati e celebrati della storia degli Stati Uniti D'America, se ne sta lì a osservarci dall'alto del Monte Rushmore e dalla sua sacra postazione al Lincoln Memorial pesante come un macigno, conscio con certezza granitica di quanto il posto occupato nel cuore del suo popolo renda difficile impresa ogni tentativo di confronto.
Dopo La Leggenda del Cacciatore di Vampiri da una sceneggiatura di Seth Grahame Smith, piacevole baracconata che gioca senza paura con la vita del Presidente ma che è anche contro le sue stesse ambizioni uno dei film più spaventosamente propagandistico degli ultimi anni, il 2012 è ancora l'anno di Lincoln grazie alla firma di Steven Spielberg: pronto a far finalmente i conti a modo suo con l'ingombrante figura presidenziale a distanza di anni dall'avvio del progetto, il regista realizza un film dal sapore antico e didattico, ma che pur omaggiando spudoratamente la sua opera politica non rinuncia all'opportunità di sfumare i contorni del mito e rivelarne le crepe.
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lunedì 18 marzo 2013
Anna Karenina
"You Can't Ask Why About Love"
La grande letteratura è sempre terreno fertile per nuovi adattamenti cinematografici, ma data la notorietà del materiale di partenza l'esigenza di creare qualcosa di nuovo che possa parlare alle nuove generazioni senza tradire lo spirito dell'opera originale è più pressante che mai: a Joe Wright, che ci piace ricordare come il regista di Orgoglio e Pregiudizio(Pride and Prejudice) ed Espiazione(Atonement) piuttosto che di Hanna e The Soloist, la sfida deve essere sembrata ordinaria amministrazione quando dopo una non riuscitissima parentesi nella modernità ha finalmente deciso di tornare alla filmografia in costume che gli aveva regalato tante soddisfazioni con l'Anna Karenina di Tolstoj.
Non contento di doversi già misurare con la complessità di un'opera iconica, Wright ha scelto di portare allo stremo la ricerca della forma perfetta trascinando la sceneggiatura di Tom Stoppard (Rosencrantz e Guilderstern sono morti, Shakespeare in love, Parade's End), ab origine concepita per un più canonico adattamento, dentro a un vecchio teatro di posa eletto a simbolo dell'ipocrisia e della falsità della buona società moscovita; a guidare i protagonisti nella gabbia dorata in cui vivono costantemente rinchiusi troviamo ancora una volta Keira Knightley, scesa dal treno della non proprio memorabile Sabina Spielrein di A Dangerous Method per salire su quello dell'infelice e sventurata eroina russa.
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domenica 17 marzo 2013
Life of Pi
"Columbus was looking for India"
Il respiro caldo dell'aria satura e profumata di spezie, i colori capricciosi del Sari che volteggiano al ritmo di danze instancabili, il caos di una delle nazioni più popolate del pianeta e la povertà estrema delle bidonville, la ricerca dell'armonia attraverso culti dalle forze misteriose e imperscrutabili: l'india è uno scrigno pieno di segreti che il cinema tenta di aprire spesso e volentieri, panorama multiforme che ben si presta ad apparire sul grande schermo grazie al magnetico misticismo di cui è impregnata e alle storie di piccoli grandi uomini, pronti a inseguire il riscatto sociale e a lanciarsi contro il dolore e la miseria a testa alta.
Dopo essere aver vinto la Palma d'Oro a Cannes col torbido Lust, Caution nel 2007 e aver seguito con risultati altalenanti la via della commedia in Motel Woodstock nel 2009, Ang Lee ha scelto proprio l'India e le sue fascinazioni per tornare alla regia con Vita di Pi ( Life of Pi), luminosa avventura per ragazzi tratta dal romanzo di Yann Martel che cerca nell'audacia visiva una confidente fidata, perfetta nel dare forza a riflessioni celate che come un onda attendono di travolgerci.
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lunedì 4 marzo 2013
Zero Dark Thirty
"I'm the motherfucker that found this place, sir. "
Eravamo tutti lì, quell'11 settembre di 12 anni fa, quando una tranquilla e anonima giornata di fine estate si è trasformata in una delle date più nere del nostro tempo: soli e sconvolti davanti al televisore abbiamo visto le Torri Gemelle sgretolarsi e polverizzare ogni certezza, costretti a riconoscere nel mondo un luogo ostile dove nessuno può mai dirsi veramente al sicuro e il dubbio e il sospetto sono fedeli compagni di viaggio.
Di quelle scene scolpite con tanta ferocia nella mente e nel cuore del pianeta Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow sembra non avere più bisogno: eliminato ogni rischio di retorica o ennesima contemplazione del dolore, a marcare il momento in cui tutto è iniziato è sufficiente uno schermo nero animato dalle voci delle vittime che hanno affidato a una telefonata il proprio testamento, condannate ad attendere senza pace che qualcuno abbia una risposta che metta fine alla loro agonia.
Kathryn Bigelow non è certo una regista che ci va leggera: la notizia che l'ex Signora Cameron volesse tornata a collaborare con lo sceneggiatore e giornalista Mark Boal per portare sul grande schermo la caccia a Osama Bin Laden dopo aver fatto incetta di statuette con The Hurt Locker, intenso quanto sopravvalutato acconto sulle vite di un gruppo di artificieri in missione in Iraq non ci aveva destato particolare sorpresa, ma porsi delle domande sulla genuinità dell'operazione era pressoché inevitabile: era davvero necessario realizzare un film su un evento tanto recente e delicato col beneficio del dubbio che, a dispetto delle numerose voci su possibili talpe e fughe di notizie per fornire il materiale di sceneggiatura, non tutti i dossier sulla vicenda siano già stati declassificati dall'Intelligence? In conclusione, quanto possiamo fidarci della versione ufficiale offerta al pubblico dalla Bigelow e dal suo team? Probabilmente molto poco, ma dato che questa non è la sede per un'indagine federale e l'artificio della finzione è un ingrediente a cui solo il documentario deve necessariamente rinunciare, la cosa importante è assecondare una storia degna di essere raccontata trasformandola in grande cinema e Zero Dark Thirty è grande cinema, di quello maestoso, dolente e bellissimo che non ti aspetti e che ti resta addosso, polveroso e scomodo come la sabbia nel deserto.
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