“Every man or woman who marries into this house, every child born into it, has to put their gifts at the family’s disposal.”
I ruggenti anni 20′ sono appena agli inizi ma è già arrivato il momento di salutare Downton Abbey e tutti i suoi protagonisti, nella speranza che salvo l’imminente speciale natalizio quest’ottavo episodio non sia un addio ma soltanto un arrivederci.
Dopo quanto avvenuto l’ultima volta il finale di stagione non poteva che essere in gran parte dedicato alle disavventure di Thomas(Rob James Collier), colpevole di aver rivelato i propri scandalosi sentimenti per Jimmy(Ed Speleers) e per questo praticamente costretto a lasciare il proprio posto a Bates(Brendan Coyle), ormai pronto a lasciarsi alle spalle la triste parentesi carceraria che ha occupato anche troppo spazio nel corso della serie: nonostante tutto, il Signor Carson(Jim Carter) è comunque ben disposto a lasciare andare via Thomas con delle ottime referenze, ma grazie alla sua influenza O’ Brien riesce a convincere Jimmy a minacciare un pubblico scandalo se il valet non verrà umiliato per il suo squallido comportamento. Piegato dalla minaccia di uno scandalo, Carson è allora costretto a cedere e a rifiutare a Thomas ogni referenza, distruggendo ogni sua prospettiva e lasciandolo del tutto incapace di reagire e di difendersi.
Nonostante la storica negatività del personaggio, sono in molti a mobilitarsi Downstairs per aiutare Thomas: Mrs Hughes( Phillis Logan), che come una madre affettuosa non resta sconvolta dalla scoperta della sua omosessualità e offre subito il suo appoggio, ma sopratutto un Signor Bates che si dimostra subito solidale con qualcuno che potrebbe patire le sue stesse sofferenze in carcere a dispetto della reciproca antipatia. Proprio grazie a Bates Thomas trova la forza di opporsi alla perfida cameriera e di riportare in vita il ricordo dell’infame incidente del “sapone di sua Signoria”, pericoloso scheletro nell’armadio di O’Brien sin dalla prima stagione.
Con una virata apparentemente anacronistica, ma in realtà abbastanza coerente col modus vivendi di un’ aristocrazia che tollera la polvere finché rimane ben nascosta sotto il tappeto senza contaminare l’ ambiente, persino Lord Grantham(Hugh Bonneville) non è particolarmente sconvolto dalla scoperta dell’omosessualità del suo valet, auspicando in favore di Thomas non solo una maggiore tolleranza da parte del resto della servitù ma addirittura una promozione a vice maggiordomo: per un personaggio ancorato al passato come Robert Crawley, fino a poco tempo fa pronto a precipitarsi in sala da pranzo per inveire contro i trascorsi da prostituta della povera cameriera Ethel( Amy Nuttall) una tale apertura sembra quasi out of character, ma è evidente quanto il pregiudizio si riveli inevitabilmente più forte quando lo scandalo viene cucito sulla pelle delle donne. Ad ogni modo, Ethel sembra finalmente aver ritrovato la serenità grazie all’intervento della Dowager Countess(Maggie Smith), che con classe assoluta riesce ad allontanare la ragazza e l’ombra del suo passato dai confini di Downton assicurandole però un impiego che le consenta di rimanere vicina al suo bambino.
Upstairs, le acque sono decisamente agitate a causa dell’arrivo di Rose(Lily James), lontana nipote di Lady Violet e personaggio del tutto inedito, che con la sua esuberanza e il suo spirito ribelle è senza dubbio destinata a traghettarci con maggiore decisione verso i colori e le musiche della Nuova Era( la splendida scena ambientata nello jazz club è un gustosissimo assaggio): se per Mary(Michelle Dockery) e Matthew(Dan Stevens) il tempo delle incomprensioni sembra finalmente finito per lasciare posto a dolci e romantiche dichiarazioni d’amore, la strada di Edith(Laura Carmichael) si rivela per l’ennesima volta in salita quando l’affascinante editore che ha un debole per lei rivela di essere già sposato e prigioniero di una situazione impossibile degna di Jane Eyre.
Nel vederla così a suo agio nei morbidi abiti degli anni 20′( ricordiamo ancora gli amarissimi commenti di Mary sul suo pessimo look prima della Guerra) non possiamo fare a meno di notare quanto Edith sia cresciuta nel corso di questa stagione, imparando finalmente a valorizzarsi e a non cercare il matrimonio a tutti i costi non solo trovando l’indipendenza in un’opportunità lavorativa, ma anche interessandosi con sincerità a temi poco adatti a una ragazza di buona famiglia( i suoi articoli sul disagio degli uomini di ritorno dalla Guerra): impossibile da raggiungere, il nuovo partito sembra destinato a portarle nuovi dolori e sofferenze, ma il salto definitivo verso un amore che possa andare al di là del vincolo matrimoniale sarebbe un bel colpo per un personaggio che fino a poco tempo fa non sognava altro che una cerimonia in grande stile.
Dopo due season finale funesti, la terza stagione ci saluta con un delizioso ottimismo che chiude quasi idealmente la parentesi iniziata nella prima serie, quando durante un pacifico picnic Lord Grantham annunciava lo scoppio della Prima Guerra Mondiale turbando per sempre ogni equilibrio nelle vite degli abitanti di Downton: il punto di arrivo adesso è una partita di Cricket, perfetto per conciliare gli animi e guarire le ferite meglio di mille parole, dove Lord Grantham lascia ad un abbraccio con Tom( rimasto a Downton di buon grado per il bene della figlia) e Matthew la promessa di un nuovo futuro, per mettere da parte definitivamente l’orgoglio e le folli idee di investimento( era addirittura deciso a tirare in ballo Charles Ponzi, pericolo truffatore italoamericano realmente esistito).
Pur con tutti i suoi difetti, grazie a una confezione splendidamente realizzata, personaggi delineati con maestria e maggiore equilibrio rispetto al passato, Downton Abbey continua a conquistarci e ad essere un appuntamento imperdibile: il Christmas Special non arriverà mai troppo presto.
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