Gli anni al contrario di Nadia Terranova è la prova che per trovare il cuore di una storia e dei suoi protagonisti non occorre macerare la lunghezza di un tomo con fiumi d'inchiostro e scegliere una prosa forbita: figli di due padri agli antipodi per idee ed estrazione ma entrambi vittime in un modo o nell'altro di quella forza irresistibile che porta i genitori a condizionare le scelte di vita del loro stesso sangue, Aurora e Giovanni si conoscono e si innamorano all'Università sognando che lo studio regali loro l'emancipazione dalle famiglie e l'opportunità di fare davvero la differenza; la loro danza è un Valzer instabile che si consuma in fretta, passando dall'azzurrino dell'innamoramento e degli ideali pieni di speranza(mai copertina fu poeticamente più azzeccata) al bianco del matrimonio e al rosa della nascita, con una bambina frutto di un' incoscienza giovanile pronta a farsi guidare dagli imprevisti perché ogni cambiamento ha il sapore dell'ignoto da esplorare e per fare gli adulti ci sarà sempre tempo.
Purtroppo, tutto passa, specialmente la gioventù: il ritmo della danza si fa frenetico e i passi pesanti, come l'amarezza dell'esistenza che tradisce le aspettative e domanda qualcosa che nessun' anima di bambino potrebbe mai accettare per sé stessa, gli anni corrono via uno dietro l'altro annebbiando il sentimento di insoddisfazione e impotenza, mentre Aurora e Giovanni tentano di seguire il ritmo forsennato del tempo finendo per perdere l'equilibrio e cadere, senza trovare mai del tutto la forza di rialzarsi e ripartire.