“What you’ve done is our doing also,We brought you to this.”
Programmato la domenica sera su Showtime e mandato in battaglia contro il “gigante” Game of Thrones, il ritorno di The Borgias non sembrava iniziare sotto i migliori auspici: pur promossa con giudizio positivo, la prima stagione risentiva di una sceneggiatura spesso scarna e indecisa che finiva per indugiare con insistenza eccessiva su personaggi monodimensionali a discapito di storylines dalle maggiori opportunità. Dopo The confession, ultimo episodio con cui la Famiglia si congeda per quest’annata televisiva( è stata già programmata una terza stagione) , possiamo dire con certezza che la serie ha davvero imparato dai suoi errori riuscendo a confezionare un prodotto adeguatamente appassionante e coinvolgente, abile a lottare contro l’impasse di banalità verso cui determinati schemi, prevedibili e noti per ragioni storiche e di genere, rischiavano di trascinarla.
Programmato la domenica sera su Showtime e mandato in battaglia contro il “gigante” Game of Thrones, il ritorno di The Borgias non sembrava iniziare sotto i migliori auspici: pur promossa con giudizio positivo, la prima stagione risentiva di una sceneggiatura spesso scarna e indecisa che finiva per indugiare con insistenza eccessiva su personaggi monodimensionali a discapito di storylines dalle maggiori opportunità. Dopo The confession, ultimo episodio con cui la Famiglia si congeda per quest’annata televisiva( è stata già programmata una terza stagione) , possiamo dire con certezza che la serie ha davvero imparato dai suoi errori riuscendo a confezionare un prodotto adeguatamente appassionante e coinvolgente, abile a lottare contro l’impasse di banalità verso cui determinati schemi, prevedibili e noti per ragioni storiche e di genere, rischiavano di trascinarla.
Dopo aver ucciso Juan(David Oakes) e aver gettato il suo corpo nel Tevere, Cesare(François Arnaud) continua la sua vita come se nulla fosse successo con l’unico obiettivo di estorcere una confessione a Girolamo Savonarola(Steven Berkoff), sottoposto alle più estenuanti torture ma egualmente determinato a non sottomettersi mai all’autorità borgiana: la scomparsa del figlio adorato da diversi giorni suscita però la preoccupazione di Papa Alessandro VI(Jeremy Irons), che terribilmente in ansia per la sorte di Juan chiede a Cesare di insistere ancora nel proseguire le ricerche.
Nel frattempo, Lucrezia(Holliday Grainger) incrocia per caso nei corridoi del palazzo quello che sarà il suo futuro( e senza dubbio più amato) marito: Alfonso D’Aragona(Sebastian De Souza) si presenta alla giovane credendola una qualunque dama di compagnia e dopo aver trascorso con lei solo poche ore si dichiara pronto ad abbandonare ogni proposito verso la Signora che non ha mai conosciuto in favore di quella che crede una fanciulla come tante, ma della quale sembra essersi innamorato a prima vista. Avendo trovato qualcuno finalmente disposto ad amarla con dolcezza al di là del nome della famiglia, Lucrezia decide di sposare subito Alfonso D’Aragona regalando al padre un momento di gioia e soddisfazione, finché un triste annuncio non turba nuovamente l’animo del Pontefice: un cadavere viene infatti erroneamente scambiato per quello di Juan, ma nella consapevolezza che il destino del figlio possa essere ormai segnato, Rodrigo si avventura in città nella notte insieme a Giulia Farnese(Lotte Verbeek) per cercare il corpo del figlio fra quelli ripescati dal fiume. Così, fra i resti di assassini, tagliaborse e gatti annegati, ecco giungere agli occhi del Papa il cadavere di Juan: il dolore di Rodrigo è paralizzante e si scontra con violenza contro la freddezza e il sollievo manifestati da Lucrezia, incapace di piangere la scomparsa del sangue del suo sangue e anzi quasi soddisfatta dell’accaduto. Cesare, presa in mano la questione Savonarola ancora una volta su consiglio di Machiavelli(“Rome needs this confession.”dice Cesare a Machiavelli che risponde semplicemente:“Then give it to them.”risolvendo con semplicità la questione.), firma al posto del Frate la confessione necessaria a condannarlo al rogo per eresia, facendogli anche tagliare la lingua in modo da assicurarsi che nessuno sappia mai la verità. Trionfante del suo successo, Il cardinale entra nel salone stringendo in mano l’agognata confessione, ma il ritrovamento di Juan spegne ogni entusiasmo per la vittoria conquistata. Di lì a poco, Il Frate brucerà comunque sulla pubblica piazza, dopo aver rifiutato con uno sputo il perdono offerto dal Papa in cambio di un’ultima manifestazione di pentimento.
Morto Savonarola, Rodrigo rimane solo a pregare sul cadavere del figlio rifiutandosi di seppellirlo e di lasciarlo andare nonostante l’imminente festa per il fidanzamento di Lucrezia, rimasta normalmente programmata per espressa volontà di Cesare.
Determinato a ottenere finalmente la libertà dalla porpora, Cesare Borgia si reca allora dal padre per confessarsi, chiedendo l’assoluzione per un atto necessario al bene della famiglia ma che nessuno aveva il coraggio di commettere(“The act that no other would dare commit, though its doing benefits us all.”) e pretendendo di poter finalmente seguire le proprie ambizioni militari: basito e sconvolto, Alessandro VI riesce solo a concedergli lo scioglimento dei voti, ma non il perdono al consumato fraticidio.
Mentre nel salone si balla e si festeggia l’unione fra Lucrezia e Alfonso senza alcun rispetto per il freddo cadavere di Juan riposto nella stanza accanto(“We’re dancing on your brother’s grave” rimprovera Vannozza a un soddisfatto Cesare), Rodrigo decide di seppellire l’adorato figlio da solo e a mani nude: preso in braccio il corpo senza vita di Juan, il padre non vede altro che il bellissimo bambino che era prima di essere raggiunto dai tormenti e dalle inquietudini dell’età adulta , indifesa creatura piccola e fragile che si appresta a scomparire per sempre nella terra; in netto contrasto con l’allegra atmosfera della festa e retto magistralmente sulle spalle di un grande Jeremy Irons, l’addio di uno spezzato Rodrigo al figlio addormentato è una scena straziante e splendidamente realizzata, in grado di far perdonare ogni imperfezione vista in passato nella serie. Ancora più commovente è forse vedere il Papa con la tunica sporca di terra e le mani graffiate dalla fatica fare il suo ingresso nella sala piena di invitati e annunciare con voce spezzata di aver seppellito il suo Juan, pronto a tentare di comprendere e forse perdonare quanto fatto da Cesare: in fondo, il gesto del suo primogenito è stato inconsapevolmente guidato dalla mano della Famiglia e dall’impossibilità del Pontefice di amare incondizionatamente quel figlio che sembrava così spaventosamente simile a lui(“What you’ve done is our doing also,We brought you to this.”). Tuttavia, proprio mentre sta per concedere il suo perdono a Cesare dopo aver assaggiato una coppa di vino, il Papa cade in terra in preda a terribili sofferenze: il suo nuovo assaggiatore, pupillo del cardinale Giuliano Della Rovere(Colm Feore), è finalmente riuscito a mettergli del veleno nel bicchiere pagando con la sua stessa vita; se abbia anche raggiunto il suo scopo eliminando il Pontefice non c’è invece dato sapere.
Con un’atmosfera ben lontana dal clima conciliante e gioioso che aveva riunito la famiglia nella prima stagione, il secondo appuntamento con The Borgias si chiude quindi con un cliffhanger facilmente risolvibile ma egualmente efficace( dubitiamo fortemente che la Showtime voglia rinunciare a un attore come Jeremy Irons togliendogli in anticipo numerosi anni di pontificato) , che mette il punto su un’annata meglio gestita e ben scritta rispetto alla precedente se pur non priva di alcune debolezze: a cominciare dal personaggio dell’amante Giulia Farnese, trascurato al punto da sparire del tutto per diversi episodi al fine di valorizzare quello della matriarca Vannozza Cattanei(Joanne Whalley), a una serie di fittizie liasons amorose portate avanti per lungo tempo e poi liquidate troppo rapidamente( l’artista Vittoria, i fratelli Pallavicini), fino al plot dell’avvelenamento guidato dal cardinale Giuliano Della Rovere, costantemente presente lungo l’arco narrativo della serie ma non adeguatamente contestualizzato; niente da fare neppure sul fronte della presunta relazione incestuosa fra Cesare e Lucrezia, anche se la scelta di tenere i due in una dimensione di incertezza e sospensione è chiaramente voluta dagli autori( Lucrezia che chiede al fratello di sposarla e lui che risponde di scappare insieme lontano cambiando nome, quando lei si riferiva in realtà alla celebrazione della cerimonia con il suo nuovo sposo, lo sguardo preoccupato di Alfonso mentre osserva fratello e sorella ballare alla festa con sospetta complicità).
Superiori rispetto al passato si sono rivelate anche le prove degli attori: da un Jeremy Irons meno compiaciuto e decisamente gigantesco nelle scene più drammatiche, a un trio di giovani composto da David Oakes, François Arnaud e Holliday Grainger perfetti nel far crescere i rispettivi personaggi e donare loro la profondità e lo spessore necessario, per finire col saggio Machiavelli di Julian Bleach(che merita di diritto il premio simpatia della stagione) e il fido Micheletto di Sean Harris, l’ombra sempre più oscura che vigila con costanza sul destino di Cesare.
Con Cesare in armi e il povero Alfonso D’Aragona destinato a entrare nelle complesse e spietate trame della famiglia, arrivederci quindi all’anno prossimo con la terza stagione di “The Borgias”, nella speranza che la serie possa crescere ulteriormente e saper sfruttare al meglio quanto di buono fatto finora.
Ps: voglio il vestito della festa di fidanzamento di Lucrezia. è superlativo, deve essere MIO.
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