“What you’ve done is our doing also,We brought you to this.”
Programmato la domenica sera su Showtime e mandato in battaglia contro il “gigante” Game of Thrones, il ritorno di The Borgias non sembrava iniziare sotto i migliori auspici: pur promossa con giudizio positivo, la prima stagione risentiva di una sceneggiatura spesso scarna e indecisa che finiva per indugiare con insistenza eccessiva su personaggi monodimensionali a discapito di storylines dalle maggiori opportunità. Dopo The confession, ultimo episodio con cui la Famiglia si congeda per quest’annata televisiva( è stata già programmata una terza stagione) , possiamo dire con certezza che la serie ha davvero imparato dai suoi errori riuscendo a confezionare un prodotto adeguatamente appassionante e coinvolgente, abile a lottare contro l’impasse di banalità verso cui determinati schemi, prevedibili e noti per ragioni storiche e di genere, rischiavano di trascinarla.
Dopo aver ucciso Juan(David Oakes) e aver gettato il suo corpo nel Tevere, Cesare(François Arnaud) continua la sua vita come se nulla fosse successo con l’unico obiettivo di estorcere una confessione a Girolamo Savonarola(Steven Berkoff), sottoposto alle più estenuanti torture ma egualmente determinato a non sottomettersi mai all’autorità borgiana: la scomparsa del figlio adorato da diversi giorni suscita però la preoccupazione di Papa Alessandro VI(Jeremy Irons), che terribilmente in ansia per la sorte di Juan chiede a Cesare di insistere ancora nel proseguire le ricerche.
Sapevamo e attendevamo, le uniche incertezze erano solo il come e il quando: il tragico destino di Juan Borgia è stata una costante inevitabile che ha attraversato tutta la seconda stagione di the Borgias e dalla quale dipendeva il fato di molti personaggi, nel bene e nel male stretti a lui da una catena troppo pesante per non essere recisa col prezzo del sangue.
Prima però che il giovane Borgia inizi il suo canto del cigno, ci sono ancora due pendenti questioni che richiedono attenzione: la prima, ingombrante come un macigno e altrettanto minacciosa per la sicurezza del Papato, è riuscire a trovare un modo per prima soffocare e poi cancellare la sacralità dell’influenza di Girolamo Savonarola(Steven Berkoff) a Firenze. Machiavelli(Julian Bleach), saggio consigliere, suggerisce a Cesare(François Arnaud) la mossa vincente per distruggere il Frate agli occhi del popolo: se sono state superstizione e ignoranza a guidare l'ascesa dell'uomo al potere, dimostrare come questi non sia un messaggero divino ma solo un profittatore sarà la scintilla necessaria per accendere la ribellione. Cesare persuade quindi Savonarola a mettersi pubblicamente alla prova attraversando un tunnel infuocato, ma l'ovvia impossibilità dell'uomo di sopravvivere alla fiamme segna la sua condanna, completata definitivamente dall'anatema papale pronunciato a Roma da Alessandro VI (Jeremy Irons) al momento della scomunica: un Savonarola in gabbia si prepara quindi a lasciare Firenze sconfitto, pronto ad essere sottoposto a ogni tortura necessaria a garantire una confessione.
Ogni azione ha una conseguenza: lo sa bene Juan Borgia( David Oakes), che nell'ottavo episodio di The Borgias"truth and lies" si trova per l'appunto ad affrontare l’onta della sconfitta e della fuga dal campo di battaglia.
Provato dalla Sifilide e da una dolorosa ferita alla gamba Juan si appella al padre( Jeremy Irons), ma invece di assumersi le sue responsabilità finisce per addossare la colpa dell'accaduto a Cesare( Francois Arnaud), certo che grazie alle spie di Machiavelli(Julian Bleach) il fratello avrebbe potuto facilmente venire a sapere dell'attacco e intervenire per avvertirlo, per poi mentire spudoratamente dichiarando di aver combattuto con valore fino alla fine e di aver persino ucciso Benito, il figlio adolescente di Caterina Sforza(Gina McKee) che aveva scorrettamente preso in ostaggio.