Gli Italiani hanno Leonardo Da Vinci, gli Inglesi William Shakespeare, gli Irlandesi George Bernard Shaw: è stato lo stesso drammaturgo a pronunciare queste parole, con la sua solita istrionica consapevolezza, sotto i baffi della lunga barba che aveva sempre portato e che l'aveva aiutato a costruire una maschera efficace e familiare per tutti gli spettatori dei suoi lavori: a lui, nato a Dublino ma Londinese di adozione dopo aver lasciato la patria a 20 anni e aver conquistato fama e fortuna nella capitale britannica, Gabriel Byrne ha dedicato il documentario "My Astonishing Self: Gabriel Byrne on George Bernard Shaw", trasmesso dal canale irlandese RTE e dalla BBC e presentato alla Casa del cinema di Roma nell'ambito dell'Irish Film Festa, per riscoprire vita passioni e oscurità di un autore che pur godendo di facile riconoscibilità presso gli irlandesi non è riuscito ottenere la stessa popolarità di altri conterranei.
domenica 25 marzo 2018
Irish Film Festa 11: Maze, Stephen Burke
Una griglia di fratture e microfratture, fratello contro fratello e Dio contro Dio, fino a un cessate il fuoco a lungo sospirato ma incapace di guarire fino in fondo le ferite che hanno scavato solchi nella sensibilità e nel malessere di un paese intero: questa la storia dell'Irlanda del Nord, l'Ulster che a scuola tendiamo a confondere con l'Eire con tanta leggerezza e che invece si porta dietro l'eredità conflittuale di una lotta nobile e antica, ma combattuta con le armi della paura e del terrorismo da una parte e con ferma repressione dall'altra; così si gioca il rimbalzo delle responsabilità, le bombe dell'IRA nei pub e nei locali pubblici con gli innocenti che pagano il prezzo più alto, la risposta britannica che si accanisce reprimendo con la violenza proteste pacifiche e spargendo sangue sulla strada, processi senza attenuanti e una risposta carceraria di durezza non comune, nel carcere di massima sicurezza più imponente e inespugnabile d'Europa che si presenta come un labirinto profondo di alienazione e annullamento.
Da qui riparte Maze di Stephen Burke, presentato nel corso dell'Irish Film Festa presso la Casa del Cinema di Roma dedicato all' evasione che coinvolse ben 38 terroristi dell'IRA, sfuggiti in modo rocambolesco dalla fortezza dell'HM Prison Maze (conosciuta anche come Long Kesh) nel settembre '83, per essere per lo più riacciuffati subito o uccisi qualche anno dopo; una grande fuga degna di Steve McQueen, preparata e studiata con altrettanta cura dalla mente Larry Marley, sopravvissuto al terrificante sciopero della fame che si portò via tanti detenuti determinati a veder riconoscere i propri diritti di prigionieri politici in nome dell'Irlanda per cui avevano combattuto, magra consolazione per tutte le famiglie che non li hanno mai più visti tornare a casa.
Da qui riparte Maze di Stephen Burke, presentato nel corso dell'Irish Film Festa presso la Casa del Cinema di Roma dedicato all' evasione che coinvolse ben 38 terroristi dell'IRA, sfuggiti in modo rocambolesco dalla fortezza dell'HM Prison Maze (conosciuta anche come Long Kesh) nel settembre '83, per essere per lo più riacciuffati subito o uccisi qualche anno dopo; una grande fuga degna di Steve McQueen, preparata e studiata con altrettanta cura dalla mente Larry Marley, sopravvissuto al terrificante sciopero della fame che si portò via tanti detenuti determinati a veder riconoscere i propri diritti di prigionieri politici in nome dell'Irlanda per cui avevano combattuto, magra consolazione per tutte le famiglie che non li hanno mai più visti tornare a casa.
martedì 20 marzo 2018
Irish Film Festa 11, dal 21 marzo alla Casa del Cinema di Roma
Giunge all’11a edizione IRISH FILM FESTA, il festival interamente dedicato al cinema irlandese che quest’anno si terrà dal 21 al 25 marzo 2018, come di consueto alla Casa del Cinema di Roma; un'occasione unica per innamorarsi e riscoprire il cinema irlandese e i titoli più interessanti e promettenti che questo ha da offrire, in uno spirito unitario che guarda con interesse e soddisfazioni sia a lavori prodotti nell'Eire che nel Nord Irlanda, in una manifestazione che il direttore artistico Susanna Pellis ha sempre giustamente definito "All Ireland".
IRISH FILM FESTA dedica, come sempre, ampio spazio ai cortometraggi: alla sezione concorso nata nel 2010 e che quest’anno comprende sedici opere, si affianca Making Shorts, un panel di approfondimento sul settore del cortometraggio nell’industria cinematografica irlandese e nordirlandese al quale parteciperanno registi, distributori e professionisti del settore. Fuori concorso sarà inoltre presentato il cortometraggio d’animazione in gaelico An Béal Bocht (The Poor Mouth) di Tom Collins, tratto dall’omonimo racconto di Flann O’Brien e premiato al Galway Film Fleadh 2017.
Tra i lungometraggi in programma troviamo invece Song of Granite di Pat Collins, originale biopic dedicato al cantante irlandese Joe Heaney (1919 – 1984), e soprattutto Maze di Stephen Burke, sull’evasione di 38 detenuti repubblicani dal carcere di Long Kesh nel 1983. Saranno al festival il regista, la produttrice Jane Doolan e il protagonista Barry Ward (lo ricordiamo in Jimmy’s Hall di Ken Loach). Maze ha ottenuto un grande successo di pubblico in Irlanda (è al momento il film irlandese ad aver incassato di più nel primo fine settimana in sala, record precedentemente detenuto da Room di Lenny Abrahamson.
In anteprima italiana vedremo Kissing Candice, film d’esordio della regista di videoclip musicali Aoife McArdle appena passato al Toronto Film Festival e alla Berlinale, film adolescenziale del tutto fuori dagli schemi con l’attore nordirlandese John Lynch nel ruolo del padre del protagonista.
Altro titolo degno di nota è Handsome Devil, scritto e diretto da John Butler (The Stag – Se sopravvivo mi sposo) un delicato racconto di formazione ambientato in collegio, fra studio, rugby e importanti prese di coscienza. A fianco dei due giovani protagonisti Fionn O’Shea e Nicholas Galitzine, spiccano Andrew Scott e Moe Dunford nel ruolo degli insegnanti.
Non si interrompe il legame tra IRISH FILM FESTA e Cartoon Saloon, lo studio d’animazione con sede a Kilkenny sempre più apprezzato a livello internazionale: dopo The Secret of Kells (2009) e Song of the Sea (La canzone del mare, 2014), al festival sarà proiettato The Breadwinner di Nora Twomey. Accolto con entusiasmo nel circuito dei festival e candidato agli Oscar 2018, The Breadwinner è tratto dal romanzo omonimo della canadese Deborah Ellis (pubblicato in Italia da BUR col titolo Sotto il burqa) e vede protagonista Parvana, una ragazzina afghana che vive sotto il regime talebano. Il film che ha coinvolto nella produzione anche Angelina Jolie è un’ode al potere delle storie e dell’immaginazione, portata sullo schermo attraverso un approfondito lavoro di ricerca sulla cultura visiva e favolistica dell’Afghanistan.
Nell’ambito della nuova sezione #IFFbooks, dedicata alla letteratura irlandese, IRISH FILM FESTA presenterà infine My Astonishing Self: Gabriel Byrne on George Bernard Shaw, un documentario realizzato da Gerry Hoban per RTÉ (la televisione pubblica irlandese) e BBC in cui il celebre attore Gabriel Byrne guida gli spettatori alla scoperta della vita e delle opere di Shaw. A Gabriel Byrne, che proprio quest’anno ha ricevuto il premio IFTA alla carriera, si lega anche la scelta dell’Irish Classic, Into the West (Tir-na-nOg – È vietato portare cavalli in città, 1992): scritto da Jim Sheridan e diretto da Mike Newell, il film è una fiaba moderna ambientata nel mondo dei Traveller, l’etnia nomade irlandese. Nel cast, oltre a Byrne, anche Ellen Barkin, Colm Meaney e Brendan Gleeson.
#IFFbooks prevede poi un incontro con il pluripremiato scrittore irlandese Paul Lynch, autore di tre romanzi: Red Sky in Morning (Cielo rosso al mattino, 2013), già pubblicato in Italia dalla casa editrice 66thand2nd, The Black Snow (2014) e Grace (2017). Lo stile di Lynch, paragonato a quello di Seamus Heaney e Cormac McCarthy, ha ricevuto apprezzamenti da affermati scrittori irlandesi come Sebastian Barry e Colm Tóibín (Brooklyn).
Mi raccomando, non mancate e Slán go fóill!
martedì 13 marzo 2018
The Shape of Water
"Unable to perceive the shape of You, I find You all around me. Your presence fills my eyes with Your love, It humbles my heart, For You are everywhere..."
"Tale as old as time" cantava la canzone di Alan Menken mentre la Bella e la Bestia volteggiavano nel salone da ballo vestiti di tutto punto, decorosamente abbottonati nei loro dorati abiti finto settecenteschi: il mito della bella fanciulla innamorata di una creatura mostruosa è vecchio come il tempo e impresso nella carne dell'uomo quanto nella sua immaginazione e fantasia, forte nella consolazione dell'idea che l'amore possa prescindere dall'aspetto esteriore in nome di un oltre che anche il più cinico e disilluso non può fare a meno di bramare, nel silenzio delle notti in cui nessuno potrà mai disturbare o criticare i suoi desideri più segreti.
Un mito che non ci stanca mai e dribbla facilmente il sapore di già visto e già sentito e che ci regala un sollievo sempreverde, ma ha anche bisogno di nuova linfa per riuscire a emozionare davvero e non stagnare in una mera resurrezione del canonico, vivido e magico come lo è sempre stato sin dalle prime immagini che ci hanno trovato nell'infanzia: fra le mani di Guillermo Del Toro, guardiano di tante creature mostruose, fantasmi, freaks reietti e incompresi da un mondo che sa essere più gore e spaventoso di loro stessi, il rispetto per la diversità dei personaggi e l'importanza del messaggio sono rispettati alla lettera e non solo in The Shape of Water ( in Italia La Forma dell'Acqua), favola moderna che contrappone il suo cuore ai verdognoli Stati Uniti dei primi anni 60' e di una Guerra Fredda le cui dinamiche risultano a volte tanto assurde da sfiorare l'ilarità involontaria.