venerdì 6 gennaio 2017

Neruda


"A questa persecuzione manca il terrore."

Raccontare la vita di Pablo Neruda senza cadere nella mera agiografia, rendere omaggio al Poeta e alla sua opera senza soffermarsi soltanto sulla sua produzione più sensuale e sanguigna, universalmente conosciuta anche alle orecchie di chi è meno avvezzo alla poesia, bensì affidandosi alla più scatenata sperimentazione: un semplice biopic non sarebbe stato sufficiente per contenere l'ambiziosa visione di Pablo Larrain, regista cileno determinato a esaltare il legame fra l'anima del suo Paese e quella del suo cittadino più illustre e amato in una contaminatio di generi che passa per il noir e la detective story con un tocco di romanzo picaresco, per generare con cuore e intelligenza non solo un  sentito omaggio a Neruda e all'incanto della sua Patria disgraziata, ma anche alla capacità dell'essere umano di liberare il potere del racconto oltre il mezzo che vorrebbe limitarlo, trascendendo la parola scritta e persino la duttilità del mezzo cinematografico per salvarci dal tedio di una quotidianità che rischia di divorarci e distruggerci da dentro.

Pablo contro lo Stato, Pablo contro il Poliziotto che gli dà la caccia, Pablo contro Pablo: il rocambolesco e surreale duello di intrecci che vede Neruda sfuggire sempre per un soffio alla sua nemesi Oscar Peluchonneau viene combattuto dal regista con una messa in scena luminosa e aggraziata, tanto nelle lunghe panoramiche all'aperto quanto nel ristretto universo di fogli e oggetti che riempie la prigionia del Poeta, nel mezzo di un Cile che ama il calore della musica e dei Caffè nelle piazze come il gelo e la durezza della sue alte Montagne, le maestose regine aspre e inclementi che nel silenzio della neve urlano il loro innato romanticismo.

Un popolo di volti sconosciuti che attendeva di essere riempito di poesia e significato, realizzando un comunismo autentico che andasse ben oltre l'ideale delle piccole e grandi riunioni di partito: come Peluchonneau, il poliziotto senza passato che sente il bisogno di reinventare le proprie origini e di consacrarsi interamente alla sua missione affidando alla sua Preda il compito di trovare uno scopo alla sua vuota esistenza, tutti vogliamo essere i protagonisti di una Storia che rimanga, tutti vogliamo essere immortali e non scomparire nell'oblio quando le luci su di noi si spengono, tutti vogliamo una vita che abbia la ricchezza di un viale alberato.

Poco importa se il nostro Poeta non è un aitante cantore ma un grottesco buffone di corte, prigioniero a suo modo anch'egli di una responsabilità troppo grande per un solo uomo: la poesia è il miracolo che ci chiede di essere formichine devote e innamorate, che traduce in coscienza il mormorio della gente dimenticata nelle case e dell'identità di una Nazione ansiosa di mostrare finalmente il suo vero volto al mondo; una Canzone tutt'altro che Disperata, per il film di Pablo Larrain.


Note
-Vedere Gael Garcia Bernal attraversare il Cile in motocicletta: il ricordo di un altro film, amatissimo dalla sottoscritta, che celebrava con passione l'America Latina in tutta la sua magia e contraddizione.


3 commenti:

  1. Più che un film su Neruda un film "nerudiano", che restituisce l'anima e lo spirito del grande poeta attraversando generi e stili diversi. Grandissima prova di Larraìn, forse (possiamo dirlo?) il più grande autore della sua generazione. Tra poco uscirà anche "Jackie" e sarà un altro capolavoro, il secondo nel giro di pochi mesi. Che volere di più?

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    1. Un film davvero sperimentale e interessante. Mi è dispiaciuto vederlo eliminato dalla corsa all'Oscar. Sono molto curiosa per Jackie, si dice che la Portman sia bravissima, certo qui c'era molto più materiale su sui investire... vedremo ;)

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  2. Anche "Jackie" e un gran film, e la Portman è meravigliosa... il pensiero che Emma Stone le strapperà l'oscar già mi far star male :(

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