lunedì 25 aprile 2016

Vikings 4x10: The Last Ship



Il duello finale, lo scontro fratricida, la resa dei conti che attendeva di esplodere sin dalla prima stagione e che trova finalmente una sua risoluzione, se pur momentanea e non sappiamo quanto duratura: il decimo episodio The Vikings intitolato The Last Ship segna l'inizio dello iato che rivedrà la serie riprendere in settembre per rigenerarsi in una linea temporale del tutto inedita, confidando che lo stratagemma del salto temporale possa restituirle nuova linfa com'è consuetudine nel mondo seriale.

Le battaglie di Vikings sono sempre state epiche e galvanizzanti e il suo assalto a Parigi non è da meno: stavolta però Ragnar e Rollo combattono su due fronti troppo lontani per poter immaginare una riconciliazione: per Ragnar Rollo è soltanto il fratello che ha tradito il suo sangue e la sua patria per seguire il miraggio dell'ambizione e la sete di vendetta del re, ormai sono un'ombra del guerriero e del sognatore che era un tempo, deve essere appagata.

Nella prima mezz'ora dell'episodio tutto è già finito e concluso con devastanti conseguenze per i Vichinghi: le forze dei Franchi riescono a prevalere, Ragnar e i suoi vengono messi in fuga gravemente feriti nel corpo e nell'animo, a Kattegat il veggente piange il lamento di un mondo la cui fiamma guerriera si fa sempre più debole mentre Rollo, il volto tumefatto per le ferite riportate dopo uno strenuo combattimento, viene accolto a Parigi come un eroe e onorato da un imperatore che sceglie di concedergli una fiducia incondizionata e inattesa; tutti coloro che stavano giocando la partita del trono alle sue spalle sono stati prontamente eliminati, Rollo sa qual è il suo posto ed è disposto a qualunque cosa pur di difendere una città che ha saputo restituirgli la gloria che aveva sempre cercato all'ombra del fratello, ma soprattutto la convinzione di essere un uomo degno dell'amore della sua sposa e un condottiero rispettato da una civiltà riconoscente; Il Duca di Normandia ha vinto la sua battaglia e noi non possiamo che esserne contenti.

Dopo una fuga umiliante ma necessaria per salvare quanto rimasto delle proprie forze, Re Ragnar sparisce dalla faccia della Terra abbandonando per anni feudo e famiglia al loro destino: il salto è sufficiente a far crescere i figli del re e a trasformarli in uomini forti e caparbi a sufficienza per contendersi il trono, mentre Aslaug e gli altri adulti non invecchiano abbastanza da rendere visibile la percezione del tempo trascorso: difficile dire quanto tempo sia effettivamente passato, ma che nessuno abbia pensato di reclamare il trono reso vacante da Ragnar (che fine hanno fatto i fratelli Finehair?) sembra incoerente quanto poco verosimile.

Con la spada del re conficcata nel terreno e una sfida lanciata da un capo redivivo e ormai al capolinea Vikings entra in pausa lasciandoci con parecchi interrogativi, primo fra tutti se quella di aumentare il numero degli episodi sia stata effettivamente una buona idea e se l'economia della narrazione non ne abbia risentito in modo irreparabile: il momento dell'addio ai personaggi che tanto abbiamo amato si fa sempre più vicino e non sappiamo ancora se le nuove leve sapranno tenere testa a un'eredità egregia come quella delle tre stagioni precedenti, ma la storia va avanti implacabile e spietata, a nuovi condottieri ne seguono altri e gli spargimenti di sangue si susseguono senza tregua, ciascuno dietro una promessa di ricchezza e potere che cambia solo il Dio a cui votare l'opportunità di una preghiera; nonostante le difficoltà, i difetti e le cadute, questo di Vikings è un viaggio che siamo ancora disposti a intraprendere.

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