sabato 27 settembre 2014

Doctor Who 8x05: time heist




Dopo un sorprendente studio sulla paura che ci ha permesso di scoprire un importante tassello nella complessa personalità del suo protagonista, Doctor Who torna nuovamente all'intrattenimento con Time Heist, scritto da Steven Thompson con la collaborazione dello show runner Steven Moffat.

giovedì 25 settembre 2014

Outlander 1x07: The Wedding



I primi episodi di Outlander sono stati soprattutto dedicati a dipingere il contesto storico e politico della Scozia del 1743 e a renderci del partecipi del dilemma di Claire, desiderosa di tornare a casa dal marito ma allo stesso tempo affascinata da un mondo tanto lontano da quello in cui era vissuta. Adesso, dopo averci fatto assaggiare la crudeltà dei tempi sotto i colpi di frusta di Black Jack Randall, la serie ha deciso di prendersi una pausa dall’arricchimento della cornice per dedicarsi totalmente al romance, altro aspetto essenziale ai fini nella progressione della storia.

lunedì 22 settembre 2014

Original Soundtrack: dall'ost al film e ritorno


Qual è la prima cosa che fate subito dopo aver visto un bel film? Discuterne coi compagni di visione è importante, prendere appunti nel caso ci fosse l'opportunità di scrivere una recensione è fondamentale, condividere un breve giudizio sui social network è ormai una prassi tanto sana (?) quanto imprescindibile,  ma per la sottoscritta c'è un'unica sana vecchia abitudine senza la quale l'esperienza cinematografica non potrebbe mai dirsi davvero conclusa: recuperare e ascoltare la colonna sonora del film, passare giorni e giorni immersa nell'atmosfera di una canzone o di un tema e prolungare il più possibile l'esperienza di visione è uno dei piccoli piaceri della vita a cui non potrei mai rinunciare.

Si dice che non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina, ma scegliere un film partendo dalla sua colonna sonora è interessante: inciampi per caso in un titolo mai sentito, lasci che sia l'orchestra a fare la miglior promozione possibile e ti convinci che quel film lì, pur con la sua chilometrica lista di riserve, merita comunque un tentativo.

Spesso e volentieri tutto finisce bene, altre volte tu e la musica decidete di restare amici a patto che il suo film non osi mostrare mai più la sua faccia in pubblico: sperando, tempo permettendo, di poter trasformare questo spazio in una rubrica classificosa di quelle che piacciono tanto a noi e all'internet, ecco quindi alcuni recenti casi di febbre da colonna sonora che ho avuto la fortuna (o la sfortuna) di incrociare negli ultimi mesi:

The Grand Budapest Hotel


Wes Anderson (confondetelo con Paul Thomas AndersonPaul W.S. Anderson e vi beccherete un tacco 12 in piena faccia) è considerato dai più un'istituzione, ma pur apprezzandolo molto non ho mai sentito un attaccamento profondo per la sua filmografia, soprattutto dopo la parziale delusione per l'osannatissimo Moonrise Kingdom: in un cinema di geometrie popolato da personaggi dai tratti meccanici e caricati lo spettacolo è allestito con ricchezza di dettagli e assoluta devozione, ma non abbastanza da fare scattare nella sottoscritta quella scintilla che rende il nome del regista garanzia di autentica meraviglia.

A trascinarmi nella visione di The Grand Budapest Hotel è stata invece, e direi per fortuna, la colonna sonora di Alexandre Desplat: pur puntando su schemi piuttosto fedeli alla migliore tradizione del compositore francese, la partitura per l'ultimo film di Anderson intreccia pezzi classici a una tela di yodel, balalaike e marcette che rende al meglio l'atmosfera scoppiettante e pittoresca della sua opera.

Con i loro rosa e verdi i saloni del Grand Budapest raccontano il garbo di una Mitteleuropa vivace e ormai perduta, divertendosi in un delizioso gioco di incastri guidato da un istrionico Ralph Fiennes ( erano anni che non si vedeva al suo meglio) e venato da una dolce e finissima malinconia: un cuore delicato, custodito da Saoirse Ronan nella perfezione di un pasticcino, che mi ha fatto innamorare del film all'istante.


Bel Ami



Fine specialista del Period Drama ( il Premio Oscar per la colonna sonora di Emma è stato suo nel 1996), Per il Bel Ami con Robert Pattinson Rachel Portman ha scritto un tema energico e rabbioso le cui repentine scale sembrano accordarsi perfettamente all'orgoglio e alla vanità di George Duroy: peccato che questa sia una delle poche cose da salvare in un lungometraggio sbiadito e poco ispirato che spegne gran parte del suo entusiasmo grazie alla mancanza di carisma nel suo protagonista.

L'ultima volta che ho azzardato una critica al talento artistico del giovane Robert mi sono beccata una caterva di insulti e l'accusa di avere col ragazzo un vero e proprio problema personale: credetemi, non c'è nessuna questione in sospeso fra me e Mr Pattinson, si vede che si sforza tantissimo e ce la mette tutta, ma accanto a una Kristin Scott Thomas stiracchiata e al botox di Uma Thurman la sua interpretazione viene insabbiata senza darci modo di comprendere come mai tutte le donne di Parigi finiscano per cadere rapidamente nella sua rete.

Non deve aver aiutato la regia a quattro mani dei registi teatrali Declan Donnellan e Nick Ormeron, piuttosto indecisi sul taglio da dare alla storia e poco a loro agio in una Parigi resa anonima dall'impossibilità di girare in location.
Rachel, il tuo lavoro è splendido come sempre, ma illudere il prossimo in questo modo sul film anche NO eh.


Like Crazy


Poche note che si cercano e si inseguono, saltellando malinconicamente sulla tastiera del piano e riuscendo a malapena a sfiorarsi: è stata la danza ipnotica di We Move Lightly, firmata dall'americano Dustin O' Halloran insieme all'intera colonna sonora, a portarmi verso Like Crazy.

Diretto da tale Drake Doremus, Like Crazy è il classico esempio di film Indie da Sundance Film Festival ( non per niente ha vinto il Gran Premio della Giuria all'edizione del 2011) realizzato a basso costo e costruito su un semplice intreccio sentimentale: i protagonisti sono l'americano Jacob e l'inglese Anna, interpretati da un finalmente adulto Anton Yelchin e da una bravissima ma all'epoca sconosciuta Felicity Jones, il cui amore viene messo a dura prova da una distanza divenuta improvvisamente inconciliabile a causa di una serie di decisioni ingenue, impulsive e sbagliate.

Uno sguardo onesto sulle difficoltà, esasperate dalla lontananza, che accompagnano i rapporti di coppia e inquietano anche le anime più affini, reso fresco e significativo dalle naturali interpretazioni degli attori( in un ruolo secondario c'è anche l'amata/odiata Jennifer Lawrence), i colori caldi dei tramonti sulla spiaggia e le limpide musiche di O' Halloran:  il finale sospeso e incerto in stile "Il Laureato" avrà fatto arrabbiare molti, ma per me è un tocco di classe.


Wonderland


La più grande scoperta cinematografica della mia estate 2014: maestro del minimalismo musicale, Michael Nyman è universalmente conosciuto e ricordato per la passionale e romantica colonna sonora del Lezioni di Piano di Jane Campion, ma in tempi non sospetti (per l'esattezza nel 1999) il suo nome è comparso sull'ost di un piccolo film di cui probabilmente quasi nessuno ricorda l'esistenza e che qui abbiamo scoperto per caso proprio navigando in una playlist a lui dedicata: diretto da Michael Winterbottom e presentato in concorso al Festival di Cannes, Wonderland segue i suoi personaggi nella meravigliosa e sempre splendida Londra offrendoci però un ritratto ben diverso da quello che potremmo trovare in una commedia di Richard Curtis; immensa, caotica e piena di contrasti la Capitale inghiotte e frammenta le vite dei suoi abitanti, abbandonandoli sul sentiero di un Paese delle Meraviglie che come nella nota opera di Lewis Carroll nasconde in realtà più pericoli che delizie.
Moltissima camera a mano e un approccio documentaristico rendono l'indagine di Winterbottom, portata a termine coi mezzi limitati di una produzione indipendente, ancora più affascinante: in sintonia col battito della pellicola, l'Ost di Nyman indulge e si infuria rivelando il disorientamento e la crisi dei personaggi e amplificandone la rassegnata disperazione, il timido bisogno di speranza e la catarsi del perdono.

Entro la notte del Guy Fawkes Day ( il 5 novembre) la storia delle 3 sorelle Debbie, Molly e Nadia si intreccia a quella di numerosi altri personaggi in un film collettivo che asseconda timidamente la moda del genere scatenatasi dopo il Magnolia di Paul Thomas Anderson: oltre a Gina McKee ( vista in The Borgias e recentemente a teatro con Richard III) a lasciare il segno è soprattutto John Simm( Doctor Who, The Village), nei panni di un giovane marito schiacciato da un lavoro monotono e terrorizzato da un'imminente paternità.



La Belle et La bête



Nell'era in cui le streghe cattive diventano le migliori amiche delle loro vittime principesse e i principi azzurri si rivelano i veri villain della storia, abbiamo ancora bisogno di fiabe raccontate in modo tradizionale e senza troppi colpi di scena? Probabilmente si, a patto di sedersi sulla poltrona in completo relax per lasciarsi risucchiare dentro un libro illustrato come quelli che da piccoli sfogliavano avidamente, proprio perché attirati dai colori delle immagini nascoste fra le pagine: diretta da Christophe Gans, l'ultima versione live action de La Bella e La Bestia vanta un colonna sonora non particolarmente ricca d'inventiva ( composta da Pierre Adenot), ma il suo carillon è romantico quanto basta per persuadere chi ascolta della bontà dell'operazione e convincerlo a procedere con la visione.

In una foresta incantata riprodotta con abbondante uso di CGI, le rovine di un castello e le rose che si intrecciano alle sue mura fanno da cornice ad un canovaccio che rinuncia ad ogni moderna implicazione o sottotesto, facendosi bastare una storia semplice e visivamente stuzzicante: con due protagonisti bellissimi come Lea Seydoux e Vincent Cassel ( ok, tecnicamente non bellissimo, ma estremamente attraente si), costumi appariscenti e dai colori brillanti che farebbero invidia a qualunque principessa e rallenty posizionati ad arte si ha spesso la sensazione di stare guardando un lungo spot natalizio di Dior o Chanel, ma essendo La Bele et La bête un film dall'estetica e dal sapore estremamente francese direi che l'effetto fa comunque la sua parte senza disturbare troppo: chi ama i film che ti fanno brillare gli occhi grazie alle luci della messa in scena e all'amore che trionfa spezzando maledizioni e incantesimi sarà felice e contento, mentre tutti gli altri potranno tranquillamente optare per qualcos'altro e risparmiarsi penose sofferenze.


venerdì 19 settembre 2014

Doctor Who 8x04: Listen


It doesn’t matter if there’s nothing under the bed or in the dark, so long as you know it’s okay to be afraid of it. So, listen. If you listen to nothing else, listen to this. You’re always going to be afraid, even if you learn to hide it. Fear is like a companion. A constant companion, always there. But that’s okay, because fear can bring us together. Fear can bring you home. I’m going to leave you something just so you’ll always remember… fear makes companions of us all.

Gelida e paralizzante, la paura è una compagna fedele che non ci abbandona mai e che approfitta di ogni nostro prezioso momento di fragilità per riuscire a trionfare: questo il leitmotiv del quarto episodio dell’ottava stagione di Doctor Who, Listen, che abbandonate le atmosfere leggere del Robot of Sherwood di Mark Gatiss entra a buon diritto, grazie allo splendido script di Steven Moffat, nella lista degli episodi più terrificanti ed emozionanti di questa Nuova Era.

giovedì 18 settembre 2014

Outlander 1x06: The Garrison Commander



Il D Day è arrivato: oggi, 18 settembre 2014, la Scozia vota per decidere se staccarsi definitivamente dal Regno Unito e diventare uno Stato indipendente o continuare a occupare il suo posto nella Union Jack: mentre attendiamo i risultati augurando al popolo scozzese di fare la miglior scelta possibile per sé stesso e il proprio futuro, continuiamo con interesse a tuffarci nel passato dei figli di Scozia con il sesto episodio di Outlander, The Garrison Commander.

venerdì 12 settembre 2014

Doctor Who 8x03: Robot of Sherwood


"Perhaps we will both be stories. And may those stories never end.”

Se ne avessimo la possibilità, quale personaggio storico decideremmo di incontrare? Non è la prima volta che Doctor Who stuzzica la nostra immaginazione con questa domanda, ma a rendere speciale Robot of Sherwood è la scelta di inserire un personaggio leggendario la cui esistenza è a tutt'oggi messa in dubbio, alimentando il contrasto fra lo scetticismo del nuovo Dottore e l'ottimismo che continua a contraddistinguere la sua companion.

Outlander 1x05: The Rent



Pensare che Outlander possa avere una qualunque influenza sul Referendum per l'indipendenza della Scozia che si terrà il prossimo 18 settembre è mera utopia, ma è innegabile che Starz abbia scelto un momento assolutamente propizio per la messa in onda della serie e che il quinto episodio "The Rent" abbia involontariamente segnato uno splendido punto in favore della Causa Indipendentista.

mercoledì 10 settembre 2014

Original British Drama: un'altra grande stagione per la BBC



A differenza dei suoi altisonanti colleghi americani, pur essendosi conquistata una posizione di assoluto prestigio sulla scena internazionale la BBC ama gestire i suoi progetti con un riserbo tutto britannico: difficile scoprire i piani della rete quando questi vengono rivelati nel dettaglio solo a poche settimane dalla messa in onda, ma fra novità promettenti e attesissimi ritorni alcuni progetti hanno già trovato la loro ideale collocazione nel palinsesto del canale, mentre altri previsti per il 2015 continuano a restare privi di un'indicativa data di trasmissione.

Poet's corner No. 21


Absence, hear thou my protestation
         Against thy strength,
         Distance and length:
Do what thou canst for alteration,
         For hearts of truest mettle
         Absence doth join and Time doth settle.

Who loves a mistress of such quality,
         His mind hath found
         Affection's ground
Beyond time, place, and all mortality.
         To hearts that cannot vary
         Absence is present, Time doth tarry.

My senses want their outward motion
         Which now within
         Reason doth win,
Redoubled by her secret notion:
         Like rich men that take pleasure
         In hiding more than handling treasure.

By Absence this good means I gain,
         That I can catch her
         Where none can watch her,
In some close corner of my brain:
         There I embrace and kiss her,
         And so enjoy her and none miss her.

That Time and Absence proves Rather helps than hurts to loves
John Donne

venerdì 5 settembre 2014

Outlander 1x04: The Gathering


«Colum Mackenzie, I come to you as kinsman and as ally. But I give ye no vow. For my oath is pledged to the name that I bear. I give you my obedience as kinsman and as Laird. And I hold myself bound to yer word, so long as my feet rest on the lands of the clan Mackenzie.»

Ritmo lento, narrazione diluita con contagocce e tanta attenzione alla cornice che avvolge i personaggi, nell'attesa di traghettare gli eventi verso lidi migliori e probabilmente assai più concitati: il quarto episodio di Outlander intitolato The Gathering segna un momento di transizione per accompagnarci senza eccessivi stravolgimenti verso la prima metà della serie.

Doctor Who 8x02: Into The Dalek


“I’m his carer.”
“Yeah, my carer. She cares so I don’t have to.”

“Sono un uomo buono Clara?” chiede il Dodicesimo Dottore alla sua Companion, rendendo difficile per la ragazza e per gli stessi spettatori trovare una risposta: il Dottore è sempre stato foriero di contraddizioni e non ha mai mancato di sfumare con luci e ombre la sua camaleontica personalità, ma il personaggio a cui presta il volto Peter Capaldi sembra aver perso lungo la strada gran parte della sensibilità, della simpatia e della gentilezza che avevano sempre contraddistinto le più recenti incarnazioni del Signore del Tempo in Doctor Who, restituendoci in cambio una buona dose di indifferenza, disinteresse per i rapporti umani e disponibilità a tradire senza troppi scrupoli la fiducia in lui riposta.

mercoledì 3 settembre 2014

My Summer of No Discontent: Richard III, Trafalgar Studios

My Kingdom for a Ticket
Il 22 agosto 1485 la battaglia di Bosworth Field segnava la fine della Guerra delle due Rose e l'inizio della dinastia Tudor: la vittoria ha comprato la pace consegnando l'ultimo sovrano degli York Riccardo III alla memoria di un ritratto infedele e artefatto, ingiustamente eppur magnificamente pennellato da Shakespeare come il prototipo di una malvagità mascherata, machiavellica e codarda all'occorrenza.

Biasimare il Bardo per l'increscioso equivoco non sarebbe corretto: la leggenda dell'indole e della fisicità mostruose di Riccardo (beffato fino alla fine da un'indecorosa sepoltura sotto un parcheggio a Leicester) erano già parte del folclore molto prima che Shakespeare nascesse e la cara Regina Elisabetta I, diretta discendente dell'ultimo Erede dei Lancaster, non avrebbe potuto godere di una versione della storia più gradita alla sua Casata.

Ciononostante, fare pace con un ritratto propagandistico come quello offertoci dal Richard III e proteggere le mie simpatie per il personaggio storico dalla devastante villania del suo gemello letterario è stato più difficile del previsto. Quale miglior occasione per fare ammenda di un'esperienza unica in teatro con uno dei miei attori preferiti?

MY SUMMER OF NO DISCONTENT

My Summer of No Discontent: Richard III, Trafalgar Studios

My Kingdom for a Ticket
Il 22 agosto 1485 la battaglia di Bosworth Field segnava la fine della Guerra delle due Rose e l'inizio della dinastia Tudor: la vittoria ha comprato la pace consegnando l'ultimo sovrano degli York Riccardo III alla memoria di un ritratto infedele e artefatto, ingiustamente eppur magnificamente pennellato da Shakespeare come il prototipo di una malvagità mascherata, machiavellica e codarda all'occorrenza.

Biasimare il Bardo per l'increscioso equivoco non sarebbe corretto: la leggenda dell'indole e della fisicità mostruose di Riccardo (beffato fino alla fine da un'indecorosa sepoltura sotto un parcheggio a Leicester) erano già parte del folclore molto prima che Shakespeare nascesse e la cara Regina Elisabetta I, diretta discendente dell'ultimo Erede dei Lancaster, non avrebbe potuto godere di una versione della storia più gradita alla sua Casata.

Ciononostante, fare pace con un ritratto propagandistico come quello offertoci dal Richard III e proteggere le mie simpatie per il personaggio storico dalla devastante villania del suo gemello letterario è stato più difficile del previsto. Quale miglior occasione per fare ammenda di un'esperienza unica in teatro con uno dei miei attori preferiti?

MY SUMMER OF NO DISCONTENT