giovedì 28 agosto 2014

Doctor Who 8x01: Deep Breath



"Here we go again" dice con tranquillità Madame Vastra dopo essersi accorta che il giovane Dottore che aveva imparato a conoscere non è più lo stesso: è la Londra Vittoriana a fare da sfondo al debutto di Peter Capaldi come Signore del Tempo in Doctor Who, la serie di fantascienza della BBC arrivata alla sua ottava stagione sotto la guida di Steven Moffat.


In Deep Breath, Moffat sceglie di seguire la tecnica già collaudata con il primo episodio della terza serie di Sherlock The Empty Hearse, guidando gli spettatori verso i cambiamenti più spiazzanti senza esimersi dal criticarne alcuni atteggiamenti ed estremismi: in accordo al punto di vista del pubblico Clara si sente profondamente spaesata dalla rigenerazione, non riuscendo a riconoscere l’amico con cui aveva condiviso tante avventure nelle sembianze di un uomo in apparenza introverso, scontroso e sgarbato.

A rimproverarla di negligenza e insensibilità è proprio Madame Vastra, affiancata come sempre dal resto della Paternoster Gang( così ben assortita da meritarsi un posto d'onore nell'economia nella serie): per essere accettato in un universo sconosciuto il Dottore è da sempre costretto a vestire un volto e a usarlo come un velo, ma il fatto che in passato si sia reso affabile e piacente non significa che nel profondo dei suoi due cuori egli non senta il peso di migliaia di anni di errori e rimpianti, perdite e solitudine: forse, non sentendo finalmente più il bisogno di portare una maschera, il Signore del Tempo ha stavolta scelto di mostrare un volto più grezzo e provato, maggiormente conscio dell'oscurità e della necessaria spietatezza che hanno sempre fatto parte della sua personalità ma non meno bisognoso della luce fresca e positiva di una compagna di viaggio.

In 75 minuti di durata, Deep Breath non si limita però ad affrontare la delicata questione della rigenerazione del Dottore e del possibile impatto sul pubblico: in perfetto stile "Moffattiano", il plot è un incastro impeccabile che rievoca terrorizzanti nemesi del passato(gli Angeli Piangenti su tutti) ed offre a Jenna Louise Coleman l'opportunità di reggere praticamente da sola una lunga e tesissima scena da brivido.
Con un'accento scozzese che rende ancora più spessa la bolla di estraneità in cui si rinchiuso, Peter Capaldi fuorvia ogni dubbio iniziale dimostrando di saper alternare i tempi comici e le inquietudini del personaggio con grande maestria, ma a segnare il vero passaggio di testimone da un Dottore all'altro è la benedizione di un Matt Smith che contro ogni logica sceglie di intervenire per rassicurare Clara e con lei i fan più perplessi e diffidenti: anche se privo del fascino e della simpatia che avevano fatto sognare in passato tantissime fan e companion, quell'individuo dall'indole ancora indecifrabile e respingente è lo stesso Dottore di sempre.

Prendete dunque un bel respiro, salite a bordo del Tardis e non preoccupatevi se al momento il modo in cui il nuovo Dottore ha riarredato gli ambienti non è di vostro gusto: un nuovo capitolo della grande avventura di Doctor Who si è appena aperto e presto non potrete più farne a meno.

Leggi su cinefilos/serietvDoctor Who 8×01 recensione dell’episodio con Peter Capaldi

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