martedì 16 gennaio 2018

Oíche mhaith, Dolores.

Io senza musica non ci so proprio stare: lo so che il silenzio è importante, che bisogna fermarsi ad ascoltare i rumori del mondo, il traffico cittadino, i gabbiani che starnazzano, tutte quelle cose lì che fanno tanto essere umano ispirato che apprezza il creato senza coperture che magari chissà, la coppia che litiga nel marciapiede di fronte potrà offrirmi uno spunto utile per il mio primo debutto letterario, ma il silenzio proprio non fa per me, è inutile.

Sarà che capitano dei momenti nel romanzo della vita in cui ti senti solo, così disperatamente solo e spaventato da tutto e da tutti, che quel cazzo di silenzio preferisci spegnerlo mettendoci sopra una canzone e allora impari a ripararti le orecchie, quando i rumori che dovresti stare a sentire con tanta attenzione urlano solo rifiuto, disappunto, incapacità di convivere col non essere accettati, compresi, perdonati per le cazzate che si fanno e che lievitano come macigni sotto i quali finisci seppellito nel parco archeologico delle tue piccole grandi speranze; altre volte sono le canzoni stesse che ti vengono in aiuto, inserendosi al momento giusto, insistendo con un battito che ti resta dentro anche se non le ricordi bene perchè all'epoca in cui le hai sentite la prima volta youtube non l'avevano ancora inventato, innestate nella tua storia così in profondità che certi eventi riescono a prendere forma dal tuo passato solo non appena le rispolveri dall'archivio.

Lo so, l'adolescenza fa schifo quasi sempre e per sfuggire all'incantesimo devi essere molto fortunato, non sto dicendo nulla di nuovo o che altri non abbiano altrettanto sperimentato e condiviso nelle ultime ore, ma per la mia generazione, quella che cerca disperatamente una risposta nel passato non così passato ma che sembra 100 anni fa, perchè non sa come imparare a nuotare in questo presente con poco da offrire e che si muove troppo velocemente per stare davvero al passo, la nostalgia è un po' una professione non dichiarata e redditizia (c'è anche chi ne ha fatto un business economico da milioni di dollari, ma solo perchè siamo noi very normal people a nutrirla all'ennesima potenza)ma dal guadagno emotivo impareggiabile: vedere pezzi di quel passato morire diventa così uno strappo di cuore amplificato che riesce a farti tornare subito piccolo e arrabbiato, effetto ratatouille ma con un misto di malinconia e occhi salati più doloroso e straniante di quello che dovrebbe essere, col terreno che ti manca sotto i piedi perchè gli amici che sono stati lì per te, sempre vigili e presenti anche senza saperlo, se ne sono andati.

Eccoci qui allora, a riascoltare le canzoni dei Cranberries e la voce di Dolores O' Riordan, con l'audio pulito pulito che spotify ci concede e che batte il cd ormai graffiato e rovinato del best of  così come le cassette che registravo dalla radio, nel tentativo di ricomporre una compilation anche se l'inizio e la fine erano sempre rovinati dalla voce degli speaker: penso al doppio cd del Festivalbar compilation rossa, a quando I can't be with you sul pulman in gita scolastica tentava di farmi accettare che il ragazzo che amavo non mi avrebbe mai ricambiata, a quando affondando la testa nel cuscino fra le lacrime cantavo please dont' stand in my way pregando di non essere più ferita dalle sciabolate altrui, a quando strillavo Delilah o salvation su e giù per la casa sbattendo da una parete all'altra, a quando ho realizzato Loud and Clear che people are stranger e allora vaffanculo, I Hope the sun beats down on you and skin youself alive, a quando con un nodo alla gola che sembrava non sciogliersi mai, tesa come una corda di violino e sicura che le cose non sarebbero mai andate meglio ho strizzato un altro pianto dentro Daffodil Lament passata in radio, a quando vedendo per la prima volta the Devil's Own ho riconosciuto la canzone di apertura registrandolo e rimettendolo a ripetizione nel registratore, in nome di Dio e dell'Irlanda. Tristezza si, ma anche speranza e fiducia, perchè a fine playlist ti ricordi che a certi mali di vivere sei sopravvissuto e magari puoi sopravvivere anche alla vita vera, quella che prova a metterti i piedi in testa ogni giorno in modo ben peggiore e che di fantasia per farti incazzare ne ha sempre da vendere: perchè my life is changing everyday, In every possible way, perchè ai Dreams che abbiamo imparato a fare ci crediamo ancora e chissà, magari finirà davvero così, You and me Forever be, Eternally it will always be you and me.

Oíche mhaith, Dolores.



11 commenti:

  1. :( che botta mamma mia. Dire che ci sono rimasta di merda quando ho letto la notizia è riduttivo. Così giovane, poi... questi ultimi due anni sono stati una strage di talenti del passato...

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  2. Ho riascoltato ieri molte sue canzoni, e tutte mi hanno ricordato alcuni bei momenti ed altri brutti della mia adolescenza, un'adolescenza in cui la musica l'ha fatta da padrone, è quindi un peccato che parte di ciò sia sparita :(

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  3. è un'esperienza che condividiamo in molti ;(

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