domenica 26 luglio 2015

Testament of Youth



"Violets from Plug Street Wood,
Sweet, I send you oversea.
(It is strange they should be blue,
Blue, when his soaked blood was red,
For they grew around his head:
It is strange they should be blue.)

Think what they have meant to me - 
Life and hope and Love and You
(and you did not see them grow
Where his mangled body lay
Hiding horrors from the day;
Sweetest, it was better so.)

Violets from oversea,
To your dear, far, forgetting land
These I send in memory
Knowing you will understand"

Roland Leighton, Villanelle

La Pace del Silenzio è un lusso che la Guerra non può permettersi: poco importa se il Fronte è lontano quanto basta per sentirsi al sicuro e se la primavera e l'estate soffiano insistenti sulle campagne come se nulla sia cambiato; il vuoto lasciato da chi se ne è andato è un fracasso di rumori assordanti che non vogliono saperne di smettere, un tarlo martellante nella testa e nel cuore che lascia gli occhi rossi di pianto e la voce troppo straziata per gridare, il mare che scroscia sulla riva senza lavare via nulla e il tintinnio degli addobbi natalizi, rimasti ad aspettare la celebrazione di una festa che non sarebbe mai arrivata, lo squillo del telefono che annuncia la catastrofe e il ticchettio dell'orologio, il tempo di una vita che si è fermato senza chiedergli il permesso; il primo fotogramma di Testament of Youth è ancora a nero quando i cannoni annunciano la notizia dell'Armistizio del 1918 ad una folla esultante, poco prima che il lamento della giovane Vera Brittain si consumi in uno sguardo raggelante, arrabbiato e fiero, che punta dritto in camera e a noi tutti.

Tratto dalle memorie scritte dalla Brittain nel 1933 e dedicate a quella generazione che sacrificò se stessa in nome dell'orgoglio di una Nazione e di un evento storico al quale era inconcepibile non prendere parte(un testo che in UK viene normalmente studiato nelle scuole e appena tradotto qui in Italia in vista dell'uscita del film), nel raccontare il primo Conflitto Mondiale il film di James Kent evita accuratamente ogni retorica celebrativa ed epica avventurosa: i moti d'azione sono pochi e circoscritti, i colpi di scena prevedibili e mai accompagnati da fragorose annunciazioni, consumandosi nella trattenuta rassegnazione di chi piange le sue lacrime ma non si abbandona mai a scene madri di strazio spettacolare e impattante: Roland, Edward e Victor sono già un ricordo, il dettaglio di un bocca, di uno sguardo o di un tocco nei rapidi flash che Vera tenta disperatamente di mettere a fuoco e fissare nella sua mente, per impedire che possano scappare via e perdersi nel buio da un momento all'altro.

Una nebbia di rimembranze marcata da una fotografia smorzata e da riprese volutamente morbide e sfocate, pronte ad affondare nel fango soffocante ma altrettanto determinate a inseguire il ritorno della luce, avvolge così il percorso di emancipazione e maturazione di Vera Brittain, scrittrice in fieri e animo inquieto in quel mondo ovattato che chiama ancora le sue donne a sedersi davanti al caminetto e ad aspettare il ritorno dei suoi uomini lavorando a maglia e suonando il pianoforte; orgoglio, ingenuità, stoica sopportazione e resurrezione, dipinte con contegno tutto britannico dalla svedesissima Alicia Vikander in una prova che le consegna le chiavi del film senza condizioni, impedendo ai pur ottimi e delicati Kit Harington, Colin Morgan e Taron Egerton di offuscare la sua stella.

Che Il Regno Unito si impegni tanto per ricordare il prezzo di Sangue pagato da tanti in una Guerra troppo lontana nel tempo per non essere schiacciata dal Presente non ci stupisce affatto (basterebbe avere anche solo metà della loro meticolosa attenzione al passato e saremmo saremmo già una Nazione ben diversa), ma Testament of Youth ha saputo trovare il suo posto nel lungo e affollato percorso di dolore che il cinema ci sta aiutando a compiere lasciandoci qualcosa che pochi altri lavori possono vantare: un bagliore, dolce con l'occhio ma non per questo meno bruciante sulla pelle, che attraversa campi da Rugby e salottini deserti, strade bianche e laghetti in quiete che aspettano ancora il ritorno di chi è perso nelle trincee senza più ritrovare la via di casa e che sta ancora vagando laggiù, in quei buchi nella terra di cui oggi non è rimasto più nulla; il viaggio tutto interiore di Vera diventa anche il nostro, ti scava da dentro e ti lascia sospeso, nell'inquietante e malinconica sensazione che la promessa di non dimenticare fatta ai fantasmi del passato vada oltre le pause di riflessione, oltre le commemorazioni, oltre le pagine di storia, fino al Silenzio della Pace.



Note:
-essenziale e pulita, fra echi e rombi lontani e note solitarie, nei suoi momenti migliori la colonna sonora di Max Richter è davvero una coltellata al cuore. Magnifica.



3 commenti:

  1. Davvero notevole Alicia. Considerando anche il gran bel lavoro sul personaggio in Ex Machina (film e ruolo così diversi rispetto a questo Testament), se ci fosse giustizia a 'sto mondo le spetterebbe almeno una nomination all'Oscar per migliore protagonista...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alicia è davvero brava, io la seguo dai tempi di A Royal Affair e non mi ha mai delusa :)

      Elimina
    2. In effetti ho recuperato anche A Royal Affair e quello che credo sia il suo primo film da protagonista (titolo svedese impronunciabile, mi sembra che in inglese lo abbiano intitolato Pure). Anche quello molto buono...

      Elimina