domenica 17 marzo 2013

Life of Pi


"Columbus was looking for India"


Il respiro caldo dell'aria satura e profumata di spezie, i colori capricciosi del Sari che volteggiano al ritmo di danze instancabili, il caos di una delle nazioni più popolate del pianeta e la povertà estrema delle bidonville, la ricerca dell'armonia attraverso culti dalle forze misteriose e imperscrutabili: l'india è uno scrigno pieno di segreti che il cinema tenta di aprire spesso e volentieri, panorama multiforme che ben si presta ad apparire sul grande schermo grazie al magnetico misticismo di cui è impregnata e alle storie di piccoli grandi uomini, pronti a inseguire il riscatto sociale e a lanciarsi contro il dolore e la miseria a testa alta.

Dopo essere aver vinto la Palma d'Oro a Cannes col torbido Lust, Caution nel 2007 e aver seguito con risultati altalenanti la via della commedia in Motel Woodstock nel 2009, Ang Lee ha scelto proprio l'India e le sue fascinazioni per tornare alla regia con Vita di Pi ( Life of Pi), luminosa avventura per ragazzi tratta dal romanzo di Yann Martel che cerca nell'audacia visiva una confidente fidata, perfetta nel dare forza a riflessioni celate che come un onda attendono di travolgerci.

"It was a time filled with wonder that I'll always remember."

Affidata a un giornalista inglese in crisi creativa( Rafe Spall) la storia di Piscine "Pi" Molitor Patel, nome bizzarro tutto da addebitare al curioso hobby del padre di "collezionare" nuotate nelle piscine di ogni paese da lui visitato, si apre con gli eleganti e documentaristici titoli di testa sullo Zoo di Pondicherry, ex colonia francese dove Pi trascorre serenamente l'infanzia e parte dell'adolescenza: il racconto di quegli anni, ricchi delle semplici e pur incredibili scoperte di chi si è appena affacciato alla vita, diventa quasi un pretesto per familiarizzare con le numerosissime e contraddittorie manifestazioni di un divino che sa essere violenza e oscurità ma anche salvezza e redenzione; l'innocenza del bambino viene presto messa alla prova dal primo profetico incontro con Richard Parker, una splendida Tigre del Bengala che il padre tratta come ogni altro animale all'interno dello Zoo ma che Pi sente avere un'anima propria e connessa con la sua.

"Adult Pi Patel: Faith is a house with many rooms.
Writer: But no room for doubt?
Adult Pi Patel: Oh plenty, on every floor. Doubt is useful, it keeps faith a living thing. After all, you cannot know the strength of your faith until it is tested."


Il destino unirà i due sotto una stella fortunata e terribile, quando per necessità economiche la famiglia del sedicenne Pi( l'ottimo esordiente Suraj Sharma) decide di emigrare in Canada a bordo di una nave mercantile portando con sé tutti gli animali dello Zoo: l'irresistibile curiosità da sempre dimostrata dal ragazzo  finirà per salvarlo da un naufragio che gli costerà ogni cosa lasciandolo solo su una scialuppa per oltre 200 giorni proprio con Richard Parker, col quale dovrà iniziare una convivenza impossibile e necessaria.

Il modo di raccontare il percorso di formazione di Pi nella prima parte del film richiamava già per forma e intenti quello di Jamal Malik in Slumdog Millionaire di Danny Boyle( interessante anche la scelta di Irrfan Khan, attore famosissimo in patria e già presente nella pellicola di Boyle, per interpretare il ruolo di Pi adulto), ma è proprio quando la storia cambia nettamente il suo registro che Ang Lee sembra intenzionato a raccogliere il testimone dall'acclamato regista inglese: guidato dalla casualità e dal destino come Jamal, in uno spazio infinito quanto claustrofobico Pi si ritrova sulla scialuppa della salvezza a lottare contro la fame, la sete e la perdita del senso della realtà proprio come l'Aaron Ralston di 127 Hours.

L'eco di Cast Away, con la Tigre e il suo anomalo compagno a vestire i panni di odio/amore che furono del pallone Wilson e del naufrago Chuck Noland non tarda ad arrivare, ma a rendere davvero unico e prezioso Vita di Pi è piuttosto il desiderio di Ang Lee di sfruttare a pieno l'artificio visivo per lasciare il respiro cinematografico della vicenda libero di esprimersi all'estremo, colpendo il cuore degli spettatori con suggestioni di rara bellezza che raccolgono senza timore il compito di veicolare il messaggio.

Con la tempesta che abbatte la nave Tsimtsum e trascina il gigante di ferro sul fondo del Pacifico la tecnologia tridimensionale ci getta nel bel mezzo di un vortice terrificante e da brivido, ma è la quiete dopo il disastro a rendere giustizia alla cura pittorica del direttore della fotografia Claudio Miranda, capace di restituire stupore in un mondo dove la CGI ha ormai ogni senso dello spettacolo: esasperando al massimo il potenziale ammaliante dell'allucinazione e dell'onirico, ogni singola sequenza si illumina come un quadro nel mescolare le mille sfumature dell'oceano e delle sue creature, accesi sotto le stelle da intensissime pennellate turchesi, al calore di uno specchio d'acqua aranciato da albe e tramonti; a completare le pagine di questo libro illustrato la colonna sonora di Mychael Danna, che con sonorità di velluto sa avvolgerci come una coperta per ripararci dal freddo e dalla solitudine.

"It's your story now."


Potremmo rimproverare al soggetto di peccare di originalità e di viaggiare su binari adeguatamente collaudati, ma come la stessa avventura di Pi ci insegna a volte per possedere fino in fondo il cuore di una storia e far sì che essa viva è sufficiente la capacità di raccontarla, anche se non tutto ciò che potremo sentire corrisponderà a verità: raccogliere e rendere nostra una straordinaria storia di fede, coraggio e speranza era tutto ciò che volevamo e Ang Lee l'ha reso possibile riempiendoci gli occhi a tal punto da farci annegare nella meraviglia,  con un film che è un balzo fiero ed elegante come quello di una tigre.


Ps:
1)Best Performance svogliata parallela alla vita reale- nei panni del cuoco della nave troviamo un Gerard Depardieu svogliato e alquanto fastidioso, ma decisamente in parte in un cameo che sembra fatto apposta per la sottile sgradevolezza che circonda l'attore da qualche anno a questa parte.

2)Non/ Oscarometro- Vita di Pi ha vinto 4 premi agli Oscar 2013:
Miglior regia a Ang Lee: premio completamente inaspettato per la sottoscritta che dava certa la vittoria di Steven Spielberg per Lincoln, ma Ang ha fatto davvero un gran bel film quindi il premio è in ogni caso meritato; se non foste ancora del tutto convinti, quest'evocativa immagine del post premiazione vi aiuterà.
Migliore fotografia a Claudio Miranda: un po' inatteso anche questo considerando che c'erano in gara il fedelissimo di Spielberg Janusz Kaminski per Lincoln e soprattutto San Roger Deakins per Skyfall, ma  il lavoro sulle immagini del Signor Miranda è una roba che non si dimentica facilmente quindi BRAVO, WELL DONE.
Migliori effetti speciali: meritatissimi, anche se abbastanza paradossalmente i Rhythm & Hues Studios hanno dovuto dichiarare bancarotta il giorno successivo alla vittoria.
Miglior colonna sonora a Mychael Danna: lo score di Anna Karenina era senza dubbio più ricco e sontuoso, ma la bellezza di quello di Vita di Pi è comunque incontestabile, BRAVO.

6 commenti:

  1. e figuriamoci se non ti piaceva questa porcheruola spiritual new-age... :)

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    1. e figuriamoci se non disapprovavi com'è tua abitudine...tutto normale :D

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  2. Cannibal ormai ti conosciamo...XD Invece noi apprezziamo le porcheruole, guarda un po'!!! =D Ottima rece Alessia e come ho detto anch'io, è un gran film quello che ti dà la possibilità di "scegliere"...e Vita di Pi ti mette proprio in totale libertà.
    P.S. io scelgo la storia con la tigre...

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  3. Concordo in toto, in particolare nella tua sintesi finale nonché nel P.S. inerente alla sgradevolezza di Gerardo. Un film oltremodo denso e -forse- apparentemente leggiadro ad uno sguardo in superficie o a pelo d'acqua. Ad ogni modo e ben donde rimando il mio eventuale e claudicante commento qui: http://are-steroid.blogspot.it/2013/10/vita-di-pi-di-ang-lee-2012-eye-of-tiger.html

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    1. Grazie mille per il tuo commento Nelson! Passo subito da te ;)

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