martedì 26 marzo 2013

Black Mirror complete series 2


Il ritorno di una delle penne più graffianti della serialità britannica portava con sé aspettative altissime e anche una buona dose di incertezza: parliamo di Charlie Brooker, che con la prima stagione di Black Mirror era riuscito a concentrare in soli 3 episodi tutto il disordine e l'angoscia di un mondo colpevole di aver venduto la sua anima alla tecnologia, facendolo salire sul banco degli imputati e mettendolo alla prova con quadri più o meno distopici ma decisamente plausibili.

Dopo averci sbattuto in faccia lo spietato rapporto fra mass media e opinione pubblica in the National Anthem, l'ossessione per i talent show e la schiavitù della realtà virtuale in 15 million merits e quella per la condivisione della propria esistenza sulla pubblica piazza dei social network con The entire history of you, per la sua seconda stagione Black Mirror ci mette alla prova con 3 nuovi episodi che sono delle autentiche coltellate al cuore, ma che impegnati a fare la voce grossa inciampano in un tono eccessivamente grottesco e meno coerente rispetto ai precedenti, per quanto egualmente terrorizzante.


Be Right Back- I social network creano dipendenza: lo sa molto bene Martha, giovane donna appena trasferitasi in una delizioso cottage con un compagno che non resiste un attimo senza postare qualcosa su Twitter o facebook. Quando il suo amato Ash muore in un incidente, Martha rimane nella casa vuota sola e disorientata finché una sua amica non la iscrive a un curioso servizio online, un network capace di ricreare un intelligenza artificiale che riproduca voce e carattere della persona scomparsa partendo da tutti i post salvati sulle pagine personali; come prevedibile l'iniziale fonte di conforto degenererà in un'ossessione tale da spingere Martha a tentare un pericolo livello successivo che le impedirà per sempre di chiudere col passato e andare avanti.

In un ideale e tragico prosieguo di The entire history of you, con Be Right Back Brooker porta l'atto d'accusa contro le preziose e insieme spaventose opportunità di comunicazione odierne su un piano ancora più estremo e spaventosamente creepy: nel dibattito si inserisce anche un'amarissima riflessione sull'elaborazione del lutto e sulla maggiore difficoltà di andare avanti per coloro che vivono nell'era di internet, privi del diritto di mettere per sempre i ricordi in soffitta sotto forma di vecchie foto e costretti a doversi costantemente confrontare con scomodi cloni virtuali, destinati a vivere per sempre nella memoria della rete.  L'episodio migliore della nuova terzina, grazie soprattutto alle ottime performance di una disperata Hayley Hatwell (I pilastri della Terra, Captain America) e di un inquietantissimo Domhnall Gleeson(Harry Potter, Anna Karenina).

White Bear- Victoria si risveglia legata e stordita in una casa deserta: non ricorda nulla di quello che è accaduto, il pavimento è pieno di pillole, forse ha cercato di suicidarsi e disperata esce in strada in cerca d'aiuto. A quel punto accade qualcosa di assurdo e imprevedibile: uno strano commando sotto il controllo di un impulso elettromagnetico sembra aver attaccato la città con l'intenzione di uccidere i suoi abitanti e Victoria inizia la sua fuga in compagnia di Jem, una ribelle che le promette la salvezza una volta giunte alla centrale libera di White Bear: la trama in stile Lost con la quale avevamo familiarizzato cambia improvvisamente registro e trasforma la persecuzione della protagonista in strumento di vendetta, quando ci viene rivelato che il Victoria è in realtà l'attrazione principale di una sorta di pubblico parco di giustizia collettiva dove i visitatori pagano per partecipare alla caccia del condannato e seguirlo attraverso lo schermo dei propri telefoni e apparecchi elettronici.

Le emozioni provocate da White Bear sono contrastanti e lo spettatore rimane interdetto fra l'incredulità e lo sconcerto: l'intensità della messa in scena si sovraccarica fino a sconfinare nel grottesco e il pugno allo stomaco è incredibilmente potente ma stavolta digerire i numerosi ingredienti della confezione, dal problema di una giustizia che si serve della spettacolarizzazione della pena per realizzare una vendetta collettiva unito al morboso compiacimento di un pubblico pagante, diventa più difficile che assorbirne il significato.

The Waldo Moment- Appena lasciato dalla fidanzata e con pochissima stima di sè stesso Jamie è il comico mediocre che si nasconde dietro le movenze digitali di Waldo, un orsetto blu che riesce con le sue battute volgari a far ridere gli spettatori del suo show: le sporche uscite di Waldo diventano sempre più pungenti quando si preparano a raccogliere il malcontento popolare e a sfidare apertamente il candidato del partito laburista Liam Monroe. 
Bravo solo a criticare e a demolire la parte politica, Waldo acquista sempre maggiore popolarità finché una misteriosa organizzazione non propone a Jamie di far candidare il pupazzo alle elezioni da indipendente: incoraggiato da un desiderio di vendetta personale nei confronti di una giovane candidata del partito che l'aveva allontanato proprio in vista delle elezioni e in generale da un desiderio di riscatto per la sua misera carriera Jamie accetta di portare avanti il gioco, ma il prezzo da pagare si rivelerà presto troppo alto per lui e per la stessa democrazia.

Giocando con le ombre di una trama fantapolitica, Charlie Brooker probabilmente non poteva immaginare di stare esplorando un territorio meno inverosimile del solito, dato che è praticamente impossibile non accostare la figura di Waldo a quella di un comico italiano di cui non facciamo il nome ( ovvio per chiunque abbia seguito le ultime sgangherate elezioni e la campagna elettorale che le ha precedute) che ha fatto della critica senza quartiere la linfa del suo movimento; anche se non è questa la sede per entrare nel merito della piaghe della politica italiana, il nostro scenario attuale è la prova di come l'azzardo contenuto nei testi di Brooker sia sempre spaventosamente possibile e di come il passo dalla distopia all'attualità sia molto più breve di quanto si creda: peccato che l'episodio sia rovinato da un finale apocalittico eccessivo che guasta irrimediabilmente l'inquietante senso di verosimiglianza acquisito in precedenza.

Trasmessa finalmente in Italia lo scorso 19 marzo da Sky Cinema nell'arco di un'unica serata, La seconda stagione di Black Mirror propone incubi ancor più violenti di quelli già portati avanti dalla precedente, ma premendo eccessivamente l'acceleratore sulla caricatura non riesce ad essere altrettanto efficace: il miglior episodio, più temperato per atmosfere e tempistiche ma di certo non meno oscuro, resta Be Right Back.

Leggi su cinefilos-serie tvBlack Mirror seconda stagione- recensione


6 commenti:

  1. Il mio preferito è il primo, il secondo sta al secondo posto e il terzo al terzo, che ordine!
    Una serie davvero inquietante che mi ha fatta riflettere sull'uso/abuso della tecnologia, ma ormai non se ne può fare a meno, e se adesso è così questi scenari alla Black Mirror saranno l'abitudine nel mondo reale?
    Intenso questo Black Mirror, anche se la prima stagione ha dato il suo meglio, non so se ti ricordi quelle 3 puntate che erano tutte e 3 perfette... ;)

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    1. anche secondo me il più bello è il primo, Waldo è spaventosamente vicino alla nostra realtà e probabilmente Brooker non ne aveva nemmeno idea xD
      La prima stagione è insuperabile ;)

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  2. senza nulla togliere ai primi due episodi, ma questa stagione verrà ricordata soprattutto per the waldo moment, il miglior film/non-film politico dell'anno.
    altroché lincoln ;)

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    1. Waldo è talmente verosimile che fa proprio PAURA, però secondo me era meglio senza il finale superdistopico montato sui titoli di coda...però, che PAURA.

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  3. Concordo col cannibbalo. Waldo for president, forever!

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  4. Ero intenzionata ad iniziarlo... mi ispira!

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