venerdì 28 dicembre 2012

On the Road




“Our battered suitcases were were piled on the sidewalk again; we had longer ways to go. But no matter, the road is life.”

Partire per partire, mollare tutto e andare via lontano per vivere un'esistenza senza radici, né meta né fine, viaggiare per viaggiare: una fantasia difficile da soffocare quando la routine quotidiana si fa beffe di noi a colpi di stanchezza e monotonia, con le giornate pronte a ripetersi sempre uguali fino a trasformare le pareti della stanza in vere e proprie sbarre a cui sembra impossibile sfuggire; per quanto l'idea possa essere allettante ogni viaggio che si rispetti merita però di avere un punto di arrivo, lasciando finalmente a chi lo intraprende la libertà di scoprire quel qualcosa unico e prezioso che stava cercando e che l'aveva spinto a seguire il cammino.

è proprio il continuo girare in tondo senza mai arrivare il principale problema di On The Road, ultima fatica di Walter Salles tratta dal romanzo culto di Jack Kerouac e pronta a ereditare pregi ma sopratutto difetti dell'opera originale, gli stessi che avevano condannato a morte certa fino ad oggi ogni possibile tentativo di trasposizione cinematografica ( persino Marlon Brando aveva tentato senza successo di adattarlo per il grande schermo).

Manifesto della Beat Generation, movimento sviluppatosi poco dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale che cercava di superare gli orrori della Guerra ritrovando il battito di una umanità libera, sfrenata e senza inibizioni, "Sulla Strada" è per sua stessa ammissione il racconto frammentato di un esodo voluto e necessario, richiamo irresistibile che porta il giovane scrittore Sal Paradise e i suoi amici a saltare nella macchina del carismatico Dean Moriarty per seguire le sue interminabili peregrinazioni su e giù per il continente, fermandosi giusto il tempo di farsi prendere dalla noia, per poi ricominciare, attraverso gli Stati Uniti da una costa all'altra per tenere accesa la fiamma e non invecchiare lasciando indietro ogni responsabilità.

Peccato che le trasgressive avventure di questo gruppo di viaggiatori perdano presto sapore ed ebbrezza inciampando in un piatto modus descrittivo, galleria di luoghi che contempla sé stessa e scivola via in corsa nel tentativo di non farci vedere come lo strato di polvere della strada sia in realtà una patina posticcia e artificiale. 

"the only people for me are the mad ones, the ones who are mad to live, mad to talk, mad to be saved, desirous of everything at the same time, the ones that never yawn or say a commonplace thing, but burn, burn, burn…"

Forse le ragioni dei personaggi si sono talmente perse nel tempo che è davvero difficile empatizzare con le scelte e le motivazioni che tentano di offrirci, ma se nel caso di Sal Paradise la performance e le occhiaie di Sam Riley sembrano accompagnarci con maggiore convinzione la faccia da schiaffi del Dean Moriarty di Garrett Hetlund non riesce a superare la soglia dell'irritante, accompagnato da una Kristen Stewart senza dubbio più a suo agio nei panni della disinibita Marylou che in quelli della passiva Bella Swan, eppure incapace di bucare lo schermo e farci ribollire il sangue come vorrebbe il suo personaggio: la Camille di Kirsten Dunst e il Carlo Marx di Tom Sturridge sono piacevoli deviazioni, ma l'auto si ribalta e va fuori strada non appena ci imbattiamo in Amy Adams, Viggo Mortensen ed Elizabeth Moss, pallide macchiette di cui poco e niente c'è dato sapere.

Non bastano un'ottima fotografia e le musiche di Gustavo Santaolalla per raggiungere i livelli dello splendido I Diari della Motocicletta, racconto del difficile ma appassionante viaggio di un giovane Che Guevara attraverso l'amata America Latina insieme all'inseparabile amico Alberto Granado. 
La poderosa cadeva a pezzi e le montagne del Cile erano fredde e ostili, ma la rocambolesca avventura dei nostri eroi era un percorso di crescita e cambiamento che arricchiva lo spettatore ad ogni singola tappa, illuminato dai tanti volti umili e emaciati incontrati lungo il cammino e dove ogni singola storia da raccontare poteva essere letta da un semplice sguardo: una strada che accetteremmo subito di percorrere.

3 commenti:

  1. un viaggetto on the road ben poco elettrizzante..
    sarà colpa di kristen stewart? :D

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    1. Ma di un po' di tutto il pacchetto in realtà...sicuramente Kristen non aiuta! Si poteva fare molto ma molto meglio.

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  2. Davvero una delusione, difficilissimo del resto portare sul grande schermo un romanzo del genere

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