sabato 28 maggio 2011

The Borgias

“I was born with a stain. A mark. Like the mark of Cain. But is the mark of my father, my family. The mark of Borgia. I have tried to be other than I am. And I have failed. And If I have failed you in the process, I am truly sorr
“I was born with a stain. A mark. Like the mark of Cain. But is the mark of my father, my family. The mark of Borgia. I have tried to be other than I am. And I have failed. And If I have failed you in the process, I am truly sorry.” ( Cesare Borgia )

A un anno dalla conclusione definitiva di "the Tudors" la Showtime ci riprova, sfidando la possente saga fantasy " Game of Thrones " della prestigiosa rete HBO e la nuova " Camelot " di Starz, giocandosi la carta di un'altra grande famiglia dalla storia intrigante e corrotta : i Borgia, scandaloso clan detentore assoluto del potere a Roma dal 1492 al 1503, erano ormai quasi un'ossessione per Neil Jordan (“intervista col vampiro” , “Michael Collins”) che da anni cercava senza successo di realizzare un film sull'argomento. Approdato al timone della serie, il regista irlandese ha quasi rischiato di perdere la leadership del progetto a causa di una produzione europea parallela dell'americano Tom Fontana (“Oz”) con la quale era stata ipotizzata una fusione , in fine saltata per divergenze creative.
"the Borgias" è dunque il risultato finale delle fatiche di Neil Jordan in veste di creatore, produttore e sceneggiatore, una serie composta da nove episodi dal buon successo di pubblico che al suo debutto ha fatto registrare alla Showtime il record d'ascolti più elevato degli ultimi dieci anni, autorizzando ovviamente il rinnovo per una seconda stagione e destinata, si spera, ad approdare presto su Sky Cinema.

Nonostante i consensi e una buona dose di intrighi e congiure, la serie finisce però per non mantenere tutte le sue promesse: con un progetto concepito troppo a lungo per più ristretti tempi cinematografici, la sensazione che si avverte è che l'autore non fosse quasi preparato a coprire adeguatamente un'intera stagione di episodi, con una sceneggiatura piuttosto diluita e scarna di eventi salienti che avrebbe di gran lunga guadagnato maggior ritmo da un numero inferiore di puntate.

Impossibile evitare il confronto - cercato sin dalla scelta del titolo - con le vicende dei cugini inglesi che per ben quattro anni ci hanno accompagnato sulla stessa rete: scritto interamente dalla meno nota mano di Michael Hirst, “the Tudors” non era privo di scollamenti o imperfezioni, ma aveva la straordinaria capacità di guardare al cuore dei personaggi, buoni o cattivi che fossero, grazie a una complessa caratterizzazione che restituiva anima anche a figure da sempre stereotipate e vituperate come Anna Bolena o Maria la Sanguinaria; poco in questo senso il lavoro di Jordan, che pur avendo a disposizione ottimi spunti si ferma a osservare solo in superficie, piantando il seme di dinamiche accattivanti che non vengono poi adeguatamente sviluppate: perché non concentrarsi di più sul contrasto interiore di Cesare dato dall'invidia verso il fratello - libero di intraprendere la carriera militare che a lui viene negata - e dall'attrazione incestuosa per la sorella invece di lasciare troppo spazio alla relazione irrisolta con la fittizia Ursula Bonadeo? Come mai non è stata resa giustizia alla bellissima Lucrezia Borgia, che nonostante la giovane età sarebbe presto diventata una castellana arguta e ambigua meritando un ritratto meno sfocato di quello di una bambina ingenua e strappata all'innocenza?

 Gli emergenti François Arnaud e Holliday Grainger fanno quello che possono e danno infatti il loro meglio quand'è loro consentito - la rabbia di Cesare dopo il matrimonio della sorella e il parto , quasi profetico del suo destino di morte per Lucrezia - mentre colui che avrebbe dovuto guidarli per talento ed esperienza non riesce invece ad essere del tutto convincente.

Jeremy Irons, alquanto compiaciuto dai panni del patriarca Rodrigo Borgia /Alessandro VI, non sembra infatti molto diverso dal caricaturale vescovo Pucci che aveva interpretato nel leggero “Casanova” di Lasse Hallström: al di là della pronuncia italiana più terribile di tutto il cast superabile in sede in doppiaggio - il cui apice è la divertente trasformazione di gonfaloniere in GONFALIERI...- non riesce a incarnare al meglio il ruolo di padre amorevole e spietato stratega anche a discapito della felicità dei figli, incertezze che si sommano agli improbabili e piuttosto risibili dialoghi a letto con la giovane amante Giulia Farnese - una splendente Lotte Verbeek che sembra uscita da un quadro di Botticelli -; la complessità del suo personaggio sembra comunque emergere , solo per un attimo, quando preso fra le braccia il figlio di Lucrezia ringrazia Dio e volge soddisfatto lo sguardo alla sua apparentemente unita e solida famiglia. Plauso assoluto invece a Colm Feore nei panni di Giuliano della Rovere, che impegnato a cercare alleati per deporre il papa corrotto offre una delle migliori performance della serie, consentendoci di aprire una finestra fuori dai confini pontifici sulla situazione politica dell'Italia dell'epoca e soprattutto sulla Firenze di Savonarola e Machiavelli.

Se le trame del potere sono destinate a muoversi secondo simili schemi, lasciano lo stesso perplessi alcune scelte narrative condivise con altri show che potrebbero essere semplici coincidenze o plagi di cui non scopriremo mai il colpevole: l'avvelenamento del Cardinale Orsini va in onda la stessa sera di quello avvenuto ai danni del re Uther di "Camelot"e come era già successo ad Enrico I ne "i pilastri della terra "sempre su Starz, senza dimenticare la violenza subita da Lucrezia la prima notte di nozze parimenti sofferta dalla giovane Daenerys della rivale “Game of Thrones”.


Girato in Repubblica Ceca e prevalentemente in interni per ovvi motivi, "the Borgias " vanta comunque una sontuosa messa in scena, grazie agli splendidi e unici costumi della nostra Gabriella Pescucci - premio Oscar per “l'età dell'innocenza”- che rendono le danze per il matrimonio di Lucrezia un'autentica festa per gli occhi e all'ottima ricostruzione della spietata armata francese, forte di una nuova e terribile arma di distruzione: il cannone.


Tenendo presente che anche "the Tudors " ha dato il suo meglio proprio nelle stagioni successive alla prima, diamo comunque fiducia al secondo appuntamento con i Borgia di Neil Jordan, in attesa che una maggiore concentrazione di avvenimenti e una significativa crescita dei personaggi possano rendere migliore un prodotto finora senza dubbio discreto ma non eccelso e certi del fatto che la storia, se ben raccontata e con le dovute licenze, possa essere una promettente e appassionante soap opera.

leggi su Cinefilos : The Borgias

6 commenti:

  1. Aspettiamo quindi Sky cinema e Michael Hirst alla scrittura della serie, anche se mi sa si è impegnato troppo nel descrivere la dinastia inglese.

    RispondiElimina
  2. qui Hirst è solo produttore purtroppo...è tutto nelle mani di Neil Jordan che speriamo migliori nella prossima stagione potendo contare su un bel po' di fatti di sangue...dovendo dare un voto al momento siamo sul 7...The Tudors era altra roba,scritto in modo molto più sentito...ma diamo tempo al tempo ...sono sicura che i borgia miglioreranno nella seconda stagione!dopo che Jeremy Irons ha dichiarato che Berlusconi è peggio dei Borgia non sono più sicura che la serie arriverà mai in Italia...;(

    RispondiElimina
  3. Io invece non sono più sicuro della guerra tra Sky e Mediaset, ma è un'altro discorso.

    RispondiElimina
  4. Ho visto solo la prima puntata e non mi era sembrata male... più che altro ero rimasta stupita dall'accuratezza con cui sono stati ricostruiti gli ambienti. Tuttavia, mi ha anche annoiato un poco e non sono andata oltre...

    RispondiElimina
  5. Sontuosa e ricchissima, ma dei Borgia non ha nulla. Abiti e ambienti sono tutti meravigliosamente "rinascimentaleggianti", quasi mai rinascimentali, ma il 90% dei fatti narrati è pura invenzione, abbondano i personaggi creati di sana pianta, e quelli esistenti sono descritti come popstar in un ricco articolo di GQ. Non ho mai visto Irons così fuori parte, Lucrezia è bella e impassibile e se Annaud facesse un po' meno facce, renderebbe solo un buon servizio a Cesare. Un fantasy ben fatto, ma non c'era bisogno di scomodare i Borgia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. si lo so bene che ci sono state tantissime modifiche alla storia che mi sono premurata di approfondire poco dopo la fine della serie ( consiglio vivamente la biografia "lucrezia borgia" di maria bellonci, magnifica- ma d'altra parte, avere pretese documentaristiche con serie di questo tipo non è il caso, non è loro compito garantire fedeltà ma divertire lo spettatore- credo che la seconda stagione sia decisamente migliore e Irons nel season finale è davvero enorme, tale da far perdonare tutte le mancanze precedente ;) grazie per il commento cmq! mi dispiace non poterti ringraziare per nome ma hai dimenticato di firmarti...

      Elimina