martedì 22 marzo 2011

Non è ancora domani



Via dagli edifici monumentali del centro e dal verde di complessi residenziali ogni metropoli ha il suo lato oscuro : le luci della nostra capitale brillano poco o niente per gli invisibili che vivono nell'ombra delle baracche e delle roulotte in periferia , con l'eco del traffico cittadino in lontananza , di un'esistenza umile ma mai degradante .
Vite di semplicità e d'affetto si raccontano ne "la pivellina - non è ancora domani " , seconda pellicola della bolzanina Tizza Covi e dell'austriaco Rainer Frimmel dopo il documentario pluripremiato " babooska " dedicato alla realtà circense : una realtà affascinante , verso la quale la coppia gira nuovamente l'obiettivo : abbandonando definitivamente la coltre dorata di lustrini e riflettori che da sempre costruiscono lo stereotipo di questo mondo misterioso , i due raccontano la storia di Asia , che abbandonata dalla madre su un'altalena con una lettera disperata in cui lei promette di tornare , avvolta nel suo cappottino viene salvata e adottata da una piccola comunità di artisti di strada .

L'arrivo di una bambina abbandonata per sconvolgere un piccolo microcosmo familiare e sociale è sul grande schermo classico espediente narrativo, ma ciò che più stupisce in quest'interessante variazione è proprio la serenità con cui l'adolescente Rom Tairo , Walter il clown e lanciatore di coltelli e la sua compagna Patti , superate le ovvie perplessità iniziali ( i pregiudizi dall'esterno su un possibile rapimento sarebbero scontati ) si apprestano con totale dedizione a dare alla bimba sperduta ( come altri prima di lei ) tutta l'attenzione possibile .

Spicchi di vita quotidiana si susseguono numerosi , da un marito che insegna alla moglie a guidare fra mille critiche , a una nonna che cerca di aiutare il nipote svogliato a fare i compiti di storia , a un ragazzino quattordicenne che rinuncia a un'uscita romantica per occuparsi della sorellina : poco importa che non abbiano in realtà nessun legame di parentela , perché questa straordinaria famiglia fuori dagli schemi non si sostiene su semplici e casuali ragioni di sangue ma su generosità e solidarietà disinteressate che nella precarietà quotidiana sono la più forte delle certezze .

Documentario dalle velleità quasi neorealistiche , la pellicola segue con camera a mano la "pivellina" Asia e gli altri personaggi , focalizzandosi sui volti inquieti e malinconici per i tanti spettacoli finiti senza pubblico e per la mancanza di lavoro ma sempre sorridenti intorno alla piccola , forza luminosa fra le tinte sbiadite della borgata di San Basilio che solo nei capelli rosso fuoco della volitiva Patti ( Patrizia Gerardi ) trova una pari sfumatura di contrasto ; intense le prove dei protagonisti , tutti rigorosamente esordienti e chiamati a raccontare la verità ( mantengono
rigorosamente nomi e ruoli reali ) , l'incertezza e la paura di essere dimenticati in un universo di piccole cose ma che mai rinnega sé stesso né dimentica di donare calore e generosità senza chiedere niente .

Nonostante l'assenza di un accompagnamento musicale di qualunque sorta che avrebbe di gran lunga giovato ai ritmi un po’ troppo lenti e posati di questa placida osservazione , il film vive comunque intensi momenti fra amarezza e commozione ( la nonna che ricorda con Tairo la disperazione del ragazzo quando ancora bambino i genitori si sono separati è l'apice del climax ) ma soprattutto brilla della tenerezza smisurata della piccola Asia Crippa, a soli due anni un'attrice nata che a differenza di altri bambini visti altrove impazienti e capricciosi sembra non avere affatto paura della telecamera : presenza fresca , spontanea , dolce , deliziosa e assolutamente irresistibile anche se il lieto fine per lei resta tutto in discussione , Asia chiede solo amore e attenzione , dandoci in cambio qualcosa di più grande : un roseo raggio di speranza .

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