venerdì 26 febbraio 2010

Bright star


” I almost wish we were butterflies and liv’d but three summer days — three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain.” ( John Keats to Fanny Brawne )

Il termine “romanticismo” evoca immediatamente il sentimento . Facile da raccontare direte voi , basta costruire una situazione impossibile , una dichiarazione urlata con un meraviglioso ” ti amo ” declamato a gran voce e appassionate scene d’amore per mettere in scena le passioni e ottenere un film ” romantico “; il romanticismo , quello vero e non quello del senso comune , non appartiene però soltanto all ‘ esplosione e all ‘ impeto delle passioni espresse , ma si caratterizza altrettanto, o forse preminentemente di discrezione , silenzi , sguardi di pura adorazione . Riuscire a trasmettere sullo schermo sensazioni , dolcezza , dolore e lacrime in un sentimento tanto puro non è affatto semplice , soprattutto perchè il tutto poteva facilmente risolversi nella banalità di una frase da cioccolatini , dolce sì in quel primo momento ma facilmente dimenticabile dopo pochi secondi ; nelle mani esperte di Jane Campion , il risultato è una delle pellicole più delicate e poetiche che abbia mai visto .

mercoledì 10 febbraio 2010

Il pianista


Wladyslaw Szpilman:" C’è un’ordinanza che vieta agli ebrei di sostare nei giardini- Ci potremmo sedere su una panchina, ma c’è un’altra ordinanza che vieta agli ebrei di sedersi sulle panchine. -Possiamo stare in piedi e parlare, non penso che ciò sia vietato.”

Al di là di ogni giudizio e senza entrare affatto nel merito delle vicende giudiziarie e delle incriminazioni che recentemente lo hanno visto protagonista , un fatto va innegabilmente riconosciuto : Roman Polansky è un regista straordinario , capace di regalarci pellicole dal variegato sapore e respiro , e certamente ” il pianista ” è una delle sue gemme più splendenti .




An education

L’azione è carattere, se non facciamo mai niente non saremo nessuno. ” ( Jenny )

Crescere è un processo doloroso che tutti devono affrontare volenti o nolenti , ma se devi farlo nell’Inghilterra conservatrice e bigotta dei primi anni ‘60 è ancora peggio . Proprio di una crescita e di un’ “educazione” ci racconta ” an education ” , una pellicola che per molti potrà sapere di già visto ( giovane sedotta da un uomo più maturo non sembrerebbe un argomento molto innovativo) ma invece si rivela essere contro ogni pregiudizio un’esperienza assolutamente piacevole e interessante: merito soprattutto dell’ottima sceneggiatura dello scrittore Nick Hornby , che adatta un romanzo autobiografico della giornalista Lynn Barber con grande mestiere attraverso note di humor freddo e amarezza tipiche del suo stile . Jenny è una ragazza come tante altre , che sogna Parigi e ascolta i dischi di Juliette Greco , che vuole una vita diversa piena di divertimenti , svaghi ed eventi sorprendenti , contro l’esistenza spenta e noiosa che conduce nel sobborgo di Twickenham , circondata da un padre e una madre assai poco interessanti ; ciò che rende Jenny diversa dalle altre è la sua brillante carriera scolastica che forse , versioni di latino permettendo , potrebbe consentirle di andare a Oxford , leggere senza censure e vestirsi di nero come una novella Audrey Hepburn .Come nei libri di C .s . Lewis da lei avidamente  letti Jenny vorrebbe attraversare l’armadio e ritrovarsi in un mondo sconosciuto pericoloso e pieno di tentazioni e David Goldman con la sua bella auto nuova sembra offrirle la chiave per accedervi . Mai salire in macchina con uno sconosciuto direte voi , ma il David di Peter Sarsgaard (sempre perfetto in ruoli malvagi o ambigui grazie al suo sguardo smarrito ) se pur non possa definirsi tecnicamente un adone o un principe azzurro ha un fascino al quale è impossibile resistere : oltre al fatto di avere trent ‘ anni – e quindi avere già esperienza ” dell’università della vita ” vera che la protagonista sogna disperatamente - adora i concerti , i ristoranti , le aste e le corse , vive continuamente di mondanità e divertimenti in compagnia dei suoi amici sofisticati e alla moda ma fondamentalmente vuoti ( in particolare la simpatica bionda stupida interpretata da Rosamund Pike ) , è dispensatore di complimenti e belle parole , abile a mentire e a manipolare riuscendo addirittura a persuadere i genitori della protagonista della sua buona fede . Per Jenny è un richiamo irresistibile , la sua grigia esistenza si colora improvvisamente di sgargianti colori , tutto diviene semplice e facile : vale davvero la pena disperarsi sui libri quando c’è David a esaudire ogni desiderio ? Vale la pena andare ad Oxford e continuare a faticare quando lui le ha chiesto di sposarlo? Suo padre stesso ( un impeccabile Alfred Molina ) da sempre ossessionato dall’obiettivo dell’università , improvvisamente sembra concordare che un buon matrimonio è forse una soluzione più adeguata e confacente a una giovane donna ; ubriaca di Parigi e di una relazione ormai non più platonica la ragazza lascia gli studi e inizia a sfoggiare orgogliosamente l’anello di fidanzamento , finchè l’incanto – in cui tutti noi spettatori eravamo felicemente caduti – , si rompe bruscamente ; Jenny raccoglierà i pezzi e ricomincierà da capo , capirà cos’è davvero importante e andrà avanti , facendo tesoro delle esperienze vissute ma tornando poi a Parigi ” come se fosse la prima volta ” . La danese Lone Scherfig dirige con occhio vigile regalandoci un affresco spontaneo e mai noioso dell’Inghilterra dei primi anni ‘60 , ingessata ancora nell’ombra del dopoguerra e lontana dalla rivoluzione sessuale e dalle minigonne di Mary Quant , in cui spiccano fra le altre anche le performance di Emma Thompson nei panni della conservatrice preside della scuola ( ” non sai che gli ebrei hanno ucciso nostro signore ? ” dirà a Jenny dopo aver saputo che David è ebreo ) e della volitiva professoressa di Olivia Williams , qui imbruttita appositamente da un paio di occhiali enormi tipici dell’epoca . Ma , sopra ogni altra , brilla di certo la performance della ventiquattrenne Carey Mulligan : la differenza di età anagrafica rispetto a quella scenica – che di per sè non è certo un’espediente nuovo nel mondo del cinema – non viene mai percepita , riuscendo lei a comunicarci con sincerità la gioia , le paure e la rabbia tipiche dei sedici anni , qui amplificate dal difficile contesto storico e sociale . è un vero peccato che agli Oscar debba scontrarsi con nomi troppo grandi e imponenti per fama e carriera , perchè se pur si sia fatta le ossa nei film in costume della BBC e questo sia il suo primo ruolo da protagonista , la statuetta sarebbe per lei davvero meritata.