domenica 18 ottobre 2009

Cheri


Cheri…un nomignolo di dolcezza che si scioglie in bocca come un cioccolatino…un vezzeggiativo adorabile per un personaggio adorabile…o in questo caso insopportabile.Per la sua ultima pellicola , dopo aver scavato nell’animo ferreo della regina d’Inghilterra in “the Queen” , Stephen Frears ci apre un passaggio nella Francia della Belle Epoque per raccontarci una storia , dall’omonimo romanzo di Colette ,la cui vera protagonista è la bellissima e bravissima anche se non più giovanissima michelle Pfeiffer , preferita dal regista sin dai tempi de ” le relazioni pericolose” ; é lei la bella Lea,raffinata cortigiana alle prese con l’avanzare della vecchiaia e con l’amore , imprevisto e inatteso per Cheri , figlio della sua amica e anche lei un tempo cortigiana Madame Peloux . Questa passione , al’inizio puramente “didattica” per lui ed “educativa” per lei si stranformerà in un amore che inevitabilmente porterà entrambi al dolore e alla morte….se non fosse che , ahimè , da tutto ciò non si percepisce la benchè minima emozione o interesse nei confronti di chi guarda : nessuno tranne Michelle Pfeiffer sembra sinceramente impegnarsi per impregnare di anima e carne un epoca e un modus vivendi che rimane sotto una campana di vetro per tutta la durata della proiezione avvolto da una noia invincibile ,la stessa che il personaggio di Cheri sembra lamentare in continuazione , portatrice di un ‘antipatia che non possiamo fare a meno di provare per il nostro caro cioccolatino , il promettente ma nella fattispecie stiracchiatissimo Rupert Friend : quel capello bruno assolutamente tinto e quella boccuccia rossettata ci rendono impossibile amarlo ; il personaggio doveva essere indolente e insopportabile da copione , potremmo dire…ma credo che il visconte di Valmont di Malchovich sia esempio massimo di come un personaggio antipatico possa essere incredibilmente empatico e umano al di là dei suoi limiti ” letterari” . In questo mondo artefatto gli eventi accadono , gli anni passano , i cuori si spezzano ma tutto è percepito staticamente e nessuno dei colpi di scena presenti nella pellicola sa essere travolgente . Non date la colpa al romanzo : non esistono vecchie storie ma solo nuovi lettori o spettatori . Forse la colpa è della stranamente pallida colonna sonora di Alexandre Desplat, che forse era troppo impegnato a scrivere le musiche per new moon . Non lo so…ci rimane comunque la bellezza della grande Michelle , che brilla al massimo del suo incredibile talento nell’ultimo drammatico sguardo di rassegnazione di Lea alla telecamera , tacito omaggio alla mitica inquadratura finale di Glenn Close ne “les Dangerous Liaisons “.









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